Ora ci vuole un piano di pace
Gli americani che sostengono Israele sono chiamati a decisioni cruciali
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Gli americani che sostengono Israele sono chiamati a decisioni cruciali
• – Redazione
il vertice Xi Jinping-Joe Biden rilancia il dialogo fra Cina e Stati Uniti: è anche il frutto delle reciproche debolezze
• – Aldo Sofia
L’affermazione di Publio Terenzio Afro – commediografo berbero di lingua latina, del II sec. a.C. – e la tragedia di Gaza
• – Fulvio Poletti
In ricordo della scrittrice luganese, Gran Premio Svizzero di Letteratura 2018, scomparsa ad Aarau
• – Enrico Lombardi
Un ricordo di Anna Felder
• – Fabio Pusterla
Ricordando Anna Felder
• – Matteo Pedroni
Il 16 novembre di 175 anni fa veniva eletto il primo Consiglio federale della storia: fra i consiglieri anche un coltissimo economista cresciuto nella poverissima Leventina. Un personaggio ed una vicenda da non dimenticare
• – Orazio Martinetti
Solo un voto chiaro ed esclusivo per Greta Gysin può consentire alla sinistra di battersi per un seggio agli Stati e soprattutto per combattere la destra - Di Manuele Bertoli
• – Redazione
Lo zar grazia Sergey Khadzhikurbanov, condannato a 20 anni per l’omicidio della reporter. Liberato dopo aver combattuto in Ucraina. I figli della giornalista: «Mostruosa ingiustizia»
• – Redazione
Fra le diverse “ricette” politiche per contrastare i costi della sanità non se ne intravvede alcuna che si preoccupi davvero dei lavoratori della sanità
• – Boas Erez
Gli americani che sostengono Israele sono chiamati a decisioni cruciali
Nei nove giorni recentemente passati da corrispondente in Israele e in Cisgiordania non sapevo che il momento rivelatore sarebbe arrivato proprio al termine della mia visita. Mentre facevo le valigie per partire sabato sera, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto una conferenza stampa in cui ha affermato che Israele e gli Stati Uniti non hanno una visione comune su come Israele dovrebbe portare a termine la guerra nella Striscia di Gaza o su come convertire una vittoria di Israele su Hamas in una pace duratura con i palestinesi.
In assenza di una strategia comune l’amministrazione Biden, gli americani e in particolare gli ebrei americani che sostengono Israele, sono chiamati a prendere decisioni cruciali.
L’alternativa è finire prigionieri della strategia di Netanyahu – che potrebbe trascinarci a fondo con sé – o esprimere la nostra visione americana su come debba terminare la guerra tra Israele e Hamas. Sarebbe quindi necessario un piano dell’amministrazione Biden mirato a creare due stati per due popoli indigeni che vivono nelle aree di Gaza, Cisgiordania e Israele.
Sì, intendo un piano di pace in tempo di guerra che, se accettato da Israele, potrebbe contribuire a dargli il tempo, la legittimità, gli alleati e le risorse che necessita per sconfiggere Hamas – senza rimanere incastrato per sempre a governare tutta la Striscia di Gaza e tutta la Cisgiordania, senza alcun orizzonte politico per i palestinesi.
E non illudetevi, questa è l’unica visione che Netanyahu propone al momento: sette milioni di ebrei che cercano di governare in eterno cinque milioni di palestinesi – un disastro garantito per Israele, l’America, gli ebrei ovunque nel mondo e gli alleati arabi moderati dell’America.
Il piano del presidente Joe Biden – udite udite – potrebbe in effetti prendere spunto dalla proposta del presidente Donald Trump per una soluzione a due stati, perché Netanyahu l’ha accolta con entusiasmo nel 2020, quando governava con una coalizione diversa. (In pratica fu Netanyahu assieme al suo ambasciatore a Washington a redigere il piano Trump.) Tornerò sull’argomento a breve.
Ecco perché ci troviamo in un frangente che richiede idee audaci a partire dallo scorso sabato sera. Parlando in ebraico alla conferenza stampa tenuta assieme al ministro della Difesa Yoav Gallant e al ministro Benny Gantz, Netanyahu ha respinto le preoccupazioni degli Stati Uniti e del mondo intero circa le migliaia di vite palestinesi già andate perdute nella guerra per sradicare Hamas da Gaza. Cosa ancora più importante, ha dichiarato che l’esercito israeliano rimarrà a Gaza “il tempo necessario” per impedire che la Striscia venga nuovamente utilizzata per lanciare attacchi contro i civili israeliani.
Gaza “sarà smilitarizzata”, ha detto. “ Dalla Striscia di Gaza non verranno ulteriori minacce a Israele, e per garantirlo, per tutto il tempo necessario, l’Idf controllerà la sicurezza di Gaza per prevenire il terrorismo proveniente da lì”.
Si tratta di preoccupazioni legittime da parte di Israele, date le atrocità commesse da Hamas, ma Netanyahu ha anche dichiarato che Israele si opporrà al ritorno dell’Autorità Palestinese – che è stata partner di Israele nel processo di pace di Oslo e ora governa i palestinesi in Cisgiordania – a Gaza dopo la guerra. L’autorità, ha detto Netanyahu, è “un’autorità civile che educa i bambini a odiare Israele, a uccidere israeliani, a eliminare lo Stato di Israele… un’autorità che paga le famiglie degli assassini in base al numero degli uccisi… un’autorità il cui leader a 30 giorni di distanza non ha ancora condannato la terribile strage del 7 ottobre.” Bibi – che non dà mai atto all’Autorità Palestinese dell’opera che svolge quotidianamente in collaborazione con le forze di sicurezza israeliane per arginare le violenze in Cisgiordania – non ha indicato come e da dove possa emergere una autorità palestinese alternativa e legittima, pronta a collaborare con Israele.
Si è trattato di un netto rifiuto della posizione dell’amministrazione Biden espressa dal segretario di Stato Antony Blinken mercoledì. Come riportato dal New York Times, Blinken ha dichiarato durante un incontro dei ministri degli esteri a Tokyo che, al termine della guerra, Gaza dovrebbe essere unita alla Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese. Per non alienare gli alleati arabi e occidentali dell’America Blinken ha detto che è necessario enunciare immediatamente elementi positivi per arrivare a una pace duratura, “che includano le voci e le aspirazioni del popolo palestinese al centro del governo post-crisi a Gaza. Va incluso un governo a guida palestinese e Gaza unificata alla Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese”.
Tradotta in tre parole la proposta avanzata da Blinken a Israele suona così: “Aiutateci ad aiutarvi”.
È ora che Biden crei un momento della verità per tutti – per Netanyahu, per i palestinesi e i loro sostenitori, per Israele e i suoi sostenitori e per l’Aipac, la lobby ebraica. Biden deve mettere in chiaro che l’America non sarà l’utile idiota di Netanyahu. Stabiliremo i principi di un piano di pace equo per l’immediato dopoguerra, un piano che rispecchi i nostri interessi e che ci consentirà di sostenere Israele e i palestinesi moderati e di conquistare il sostegno degli arabi moderati per la ricostruzione economica di Gaza dopo la guerra. Non riesco a immaginare che un sostegno economico significativo per la ricostruzione di Gaza provenga dall’Europa o da paesi come gli Emirati Arabi Uniti o l’Arabia Saudita, a meno che Israele e una qualche autorità palestinese legittima non si impegnino a rispettare i principi di un quadro di pace mirato alla creazione di due stati per due popoli.
Biden deve mandare questo messaggio a Israele: “ti copriamo il fianco militarmente con le nostre due portaerei, finanziariamente con 14 miliardi di dollari di aiuti e diplomaticamente presso l’ONU. In cambio ti chiediamo di accettare un quadro di pace basato su due stati per due popoli indigeni a Gaza, in Cisgiordania e in Israele pre-1967. Questo piano si basa sulle Risoluzioni ONU 242 e 338, che sono state il cardine dei negoziati del piano di pace presentato da Trump nel 2020.
“Bibi, ricordi cosa hai detto a proposito del piano Trump che dava ai palestinesi circa il 70% della Cisgiordania per uno stato, oltre alla Striscia di Gaza ampliata e a una capitale nell’area di Gerusalemme? Per rinfrescarti la memoria ecco l’articolo dell’Associated Press del 28 gennaio 2020: ‘Netanyahu lo ha definito una ‘svolta storica’ pari per importanza alla dichiarazione di indipendenza del paese nel 1948’”.
L’Autorità Palestinese ha stupidamente respinto il piano Trump in toto, anziché chiedere di utilizzarlo come punto di partenza. Questa è l’occasione per rimediare a quell’errore – o rivelare la propria mancanza di serietà.
Un piano del genere andrebbe a tutela degli interessi americani – e dimostrerebbe che abbiamo a cuore il bene degli israeliani e dei palestinesi e dei nostri alleati nella regione, non il futuro politico di Bibi che, a detta di vari analisti israeliani, trarrebbe beneficio dal protrarsi della guerra, perché eviterebbe che il suo governo venga rovesciato da manifestazioni di massa o, nella speranza di far dimenticare tutti i suoi errori, potrebbe trascinarci in un conflitto con l’Iran.
Se Israele accettasse, anche con riserva, il piano a due stati, rafforzerebbe agli occhi del mondo la sua tesi della guerra a Gaza come necessaria autodifesa e preludio a una pace duratura. E se l’Autorità Palestinese accettasse, anche con riserva, un piano del genere, rafforzerebbe l’idea che abbia intenzione di porsi come alternativa a Hamas nella definizione di un futuro indipendente per i palestinesi accanto a Israele, senza essere semplice spettatrice o vittima della follia di Hamas.
Traduzione di Emilia Benghi
Nell’immagine: Thomas L. Friedman
Se lo è lasciato scappare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un'intervista al canale televisivo Rossiya 24 e a RIA Novosti
60 mila a Tblisi per chiedere l'adesione all'Unione Europea