Quel pericolo della rabbia, dal privato al pubblico
Gli effetti devastanti del rancore generalizzato, cioè di chi agisce solo contro qualcosa o qualcuno, non per qualcosa o qualcuno
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Gli effetti devastanti del rancore generalizzato, cioè di chi agisce solo contro qualcosa o qualcuno, non per qualcosa o qualcuno
• – Saverio Snider
Rinviata a marzo la decisione dei giudici londinesi sulla sorte del fondatore di Wikileaks di cui gli USA chiedono l’estradizione per aver divulgato documenti top secret sui misfatti americani in Medio Oriente , pubblicati da alcuni grandi giornali
• – Redazione
A 90 anni dall’assassinio del ‘generale degli uomini liberi’, ripercorriamo un tragitto fatto di lotte sociali e per l’indipendenza, ma finito oggi nelle secche reazionarie di un ex simbolo dello stesso sandinismo
• – Gianni Beretta
A meno di sorprese, il Consiglio degli Stati respingerà la proposta governativa di introdurre un regime fiscale favorevole ai grandi armatori, che già realizzano profitti elevatissimi
• – Federico Franchini
L’emblematica e tristemente esemplare testimonianza di Fatimah, donna keniana che racconta della sua presunta “colpa” di avere una figlia disabile
• – Roberta Bernasconi
Ferite non curate, chemio mancate, infezioni: 8mila decessi nei prossimi sei mesi anche se i raid si fermassero ora. E non si fermano: nuovo veto Usa all’Onu
• – Redazione
Tutti ora piangono Aleksej. Temo non abbiano la più pallida idea di essere indirettamente corresponsabili
• – Redazione
Il sogno ecologista bloccato dalle pressioni politiche. Bonelli: “Le energie pulite dovrebbero marciare tre volte più veloci per rispettare gli impegni”. Silvestrini: “Ma il mondo ormai ha deciso. La transizione è inarrestabile”
• – Redazione
In votazione una questione cruciale che riguarda il sostegno verso i meno abbienti ed il mantenimento di un primo pilastro le cui sorti non dipendono dall’invecchiamento della popolazione ma dal fatto che si alimenta anche con investimenti finanziari a rischio
• – Spartaco Greppi
La Svizzera moderna non ha conosciuto la violenza dei «pogrom» e le deportazioni sistematiche attuate dai regimi totalitari. Non per questo la sua politica è stata esemplare nel favorire l’emancipazione delle comunità ebraica, sia in campo civile che religioso
• – Orazio Martinetti
Gli effetti devastanti del rancore generalizzato, cioè di chi agisce solo contro qualcosa o qualcuno, non per qualcosa o qualcuno
Il guaio oggi è che questo atteggiamento negativo privato si riflette sempre di più nella sfera delicata e pubblica della politica, entro la quale cominciano a dominare coloro che agiscono in primis contro qualcosa o qualcuno, tanto da far apparire una minoranza patetica quelli che invece ancora si sforzano di lavorare per qualcosa o qualcuno. D’altra parte è più semplice raccogliere, consolidare e ampliare i malcontenti che riuscire a inventare e studiare soluzioni efficaci o almeno praticabili a medio termine senza che si provochino eccessivi dolori collaterali. I primi vincono e impongono il loro vuoto e distruttivo potere immediato, i secondi perdono e basta, senza la forza di creare consenso nel formulare alternative efficaci sul piano di una concretezza quanto mai necessaria. Questo tanto più quando a mancare per davvero è la pagnotta da mettere in tavola.
Il fatto è che ormai la pagnotta in tavola non la sa mettere più nessuno nel quadro desolante di un sistema socioeconomico fattosi aberrante come è quello schizofrenico che stiamo conoscendo: la si promette, la si garantisce a parole, la si dice d’imminente arrivo: bisogna solo aspettare la raccolta dello “sgocciolamento” della farina dal tavolo degli Epuloni, ma intanto chi può mangiare lo fa beatamente e chi non ci riesce si arrangi. D’altronde se sei povero è colpa tua visto che la libertà gioiosa del mercato permette a tutti, se si impegnano, di entrare nell’Empireo dei beati che appunto mangiano.
Quanti errori sono stati commessi dalla caduta del muro di Berlino! La bella e inopinata (adesso vien da dire solo illusoria) vittoria della democrazia liberale è stata rovinata e deviata nella sua strada, che pareva positivamente consolidata nei suoi equilibri, dalla sistematica applicazione delle ricette perverse dell’ultraliberismo economico e filosofico (cioè dall’esaltazione dell’individualismo, in più edonistico), che non hanno certo favorito la distribuzione e la diffusione intelligente della ricchezza, bensì la sua semplice concentrazione. I contrasti sociali che ne sono derivati e che sono destinati a crescere, le tante speranze venute meno, sono sotto gli occhi di tutti: una vera manna (come la storia insegna che è sempre avvenuto in analoghi frangenti) per i populismi, i nazionalismi, i regimi violenti e totalitari costruiti sulle nostalgie, e per tutto ciò che insomma trae la sua origine da un rancore generalizzato, tanto più inquietante e forte quanto più globalizzato e monopolio delle masse dei perdenti.
Non per nulla le voci che maggiormente si sentono sono quelle bellicose delle destre, tipiche di chi rappresenta solo il risentimento e di chi non ama il popolo pensante e parlante ma solo silente e plaudente. Questo mentre a sinistra (come ad esempio è accaduto nella vicina Italia) vi sono ancora tante “anime belle” che si ostinano a discutere piuttosto che dei diritti materiali non soddisfatti (il pane da mettere in bocca e il lavoro che consente di farlo), soprattutto di quelli solo postmateriali come la possibilità di avere due mamme o due papà, di avere figli arcobaleno fatti nascere nei modi più strani. Sembra di ascoltare l’orchestrina suonare imperturbabile mentre il Titanic affonda.
La democrazia ateniese (che non era per nulla la nostra) è durata solo poco più di ottant’anni. Quanto resisterà ancora quella dell’Occidente così come la ammiriamo e la conosciamo? Anche nel nostro Paese – diciamo la verità – non tutti la amano come una volta. Ogni anno che passa non diventa forse anch’essa più fragile se appena si osserva che continuano ad aumentare coloro che non vanno a votare o coloro che pensano, ad esempio, che i partiti non dovrebbero contare ma solo le singole persone, o ancora che i parlamenti siano inutili luoghi di perditempo brizzolati?
Essere pessimisti – lo so perfettamente – non serve a nulla, ma almeno cominciamo a pensarci e a preoccuparci un po’ di simili nodi, in modo previdente. E se non ora, quando? Quando anche l’immaginaria figura di Guglielmo Tell, nella sua inventata positività, non sarà nemmeno più nella memoria dei vecchietti?
Nell’immagine: sta cominciando a svanire
La resistenza degli ucraini, le proteste contro la guerra nelle città russe, e la Russia che ricorda di essere potenza nucleare
Con nocchieri paranoici e ciurma imbriacata si naviga a vista fra contraddizioni e paradossi, guardando a terra, sul filo dell’attualità