Ucraina: Biden costretto a cambiare strategia nell’anno elettorale
Punto principale, fare in modo che Kiev rinunci alla riconquista dei territori occupati dalla Russia e torni alle tattiche militari del primo anno di guerra
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Punto principale, fare in modo che Kiev rinunci alla riconquista dei territori occupati dalla Russia e torni alle tattiche militari del primo anno di guerra
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Punto principale, fare in modo che Kiev rinunci alla riconquista dei territori occupati dalla Russia e torni alle tattiche militari del primo anno di guerra
Sembra che la Casa Bianca, per quello che riguarda il fronte ucraino, si sia infine decisa a prendere in mano la situazione. Come capita dopo una feroce sbronza, la leadership ucraina, dopo essere passata dall’euforia per le vittorie dell’estate 2022 alla dura lezione della fallita controffensiva dello scorso anno, ora, come ogni “maledetto giorno dopo”, stenta a trovare lucidità continuando a proporre soluzioni contraddittorie.
Per questo, come rivela il Washington Post nel suo fascicolo del 24 febbraio l’amministrazione Biden punta invece a trasformare il 2024 nell’anno della stabilizzazione bellica. Stando all’autorevole quotidiano americano, l’idea al Pentagono sarebbe quella di “stabilizzare l’Ucraina in modo che mantenga la sua posizione sul campo di battaglia per il momento”, ma poi “metterla su una traiettoria diversa per essere molto più forte entro la fine del 2024, e portarla su un percorso più sostenibile”, ha dichiarato un alto funzionario al quotidiano.
Piuttosto che i massicci duelli di artiglieria che hanno dominato gran parte dei combattimenti nella seconda metà del 2022 e in gran parte del 2023, la speranza dell’Occidente per il 2024 è che l’Ucraina eviti di perdere altro territorio oltre al quinto del Paese ora occupato dalla Russia. Inoltre, i governi occidentali vogliono che Kiev si concentri sulle tattiche in cui le sue forze hanno avuto maggiore successo di recente: colpire con fuoco a distanza, anche con i missili da crociera francesi la cui consegna è stata promessa per i prossimi mesi; bloccare la flotta russa del Mar Nero per proteggere il transito navale dai porti ucraini; stoppare le forze russe in Crimea con attacchi missilistici e operazioni speciali di sabotaggio.
Anche coloro che continuano a credere che l’Ucraina possa alla fine sconfiggere la Russia ammettono che il 2024 sarà un anno magro di soddisfazioni e decisamente pericoloso. “Molto probabilmente non ci saranno grandi conquiste territoriali”, ammette del resto il presidente lettone Edgars Rinkēvičs, dopo la firma di un accordo di difesa comune delle tre piccole nazioni baltiche. “Siamo presi in ostaggio dal tempo”, ha concordato Kusti Salm, segretario permanente del ministero estone della difesa. “Si tratta solo di capire se ancora possiamo attraversare questa valle della morte”.
Per la Casa Bianca si tratta di un ritorno al realismo, che oltretutto deve fare i conti con la possibile vittoria di Donald Trump a novembre. Il tycoon newyorkese non rovescerà come un guanto la politica estera americana, ma come ha pronosticato Sergej Lavrov qualche giorno fa, sicuramente punterà a “un nuovo inizio” in Europa, in cui la pedina ucraina sarà giocata in modo diverso, forse con maggior accortezza.
Se ne parla poco, ma l’attenzione è puntata anche sul quadro interno ucraino. Il Paese è diventato in questi due anni una sorta di paria internazionale: il presidente Zelenskij ha alzato sempre più la posta in gioco pur di mantenere tesa la corda dell’attenzione internazionale e i finanziamenti a pioggia, ma questo approccio sembra ormai logoro. Secondo la Commissione europea le prospettive economiche dell’Ucraina “dipendono dall’evoluzione della guerra… Nell’ipotesi che ci siano le condizioni per l’avvio della ricostruzione dall’inizio del 2025, la crescita del PIL reale dovrebbe rimanere moderata (3,7%. 2024) prima di aumentare significativamente fino al 6,1% l’anno successivo. Tuttavia, il PIL reale, secondo le previsioni, è destinato a rimanere di circa il 20% inferiore ai livelli prebellici”. L’inflazione è tornata su standard accettabili (7%), ma inevitabilmente l’occhio degli europei e degli Usa cade anche sulla situazione sociale complessiva, che resta segnata da forte instabilità.
L’idea di procedere a una nuova mobilitazione di 500.000 soldati ha fatto storcere il naso a parecchi deputati della Rada (il parlamento ucraino), che sanno benissimo quanto sia poco popolare in questo momento l’idea di andare al fronte tra gli ucraini maschi adulti. La natalità del paese è bassissima, come ha rilevato l’ufficio statistico nazionale: solo 137.387 nati nel 2023, la cifra più bassa dall’indipendenza del Paese nel 1991. Lo stato di prostrazione della società civile ucraina è evidente e si è manifestata ultimamente anche in proteste pubbliche. Per esempio, ci dice Petro Perez, un attivista socialista ucraino, “ci sono state manifestazioni contro investimenti pubblici in pavimentazione delle strade e in altre infrastrutture. È interessante notare che gli stessi capi delle amministrazioni locali spesso sostengono queste proteste, in definitiva contro… sé stessi, creando in questo modo una situazione caricaturale e ancora più confusa”.
Quindi, con un occhio puntato a non concedere ai russi altre conquiste militari e l’altro rivolto ai malumori della propria opinione pubblica, il governo americano sta iniziando seriamente a pensare se non al dopoguerra quantomeno al “che fare” nelle retrovie ucraine. Per non ritrovarsi poi, tra qualche anno, il Paese slavo a pezzi moralmente e socialmente. Che sarebbe il peggiore dei viatici per immaginare un qualsiasi futuro.
Nell’immagine: soldati ucraini aspettano il bus a Kiev. La scritta dice “Gli eroi non muoiono mai” (fotografia di Richard Morgan della serie “La poesia della vita di tutti i giorni nell’Ucraina in guerra“)
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