Un duro colpo al partito degli amici di Putin
Di Anna Zafesova, La Stampa Dopo la visita di Viktor Orban al Cremlino, e in attesa del fatidico voto del 5 novembre negli Stati Uniti, Vladimir Putin contava di rallegrarsi per...
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Di Anna Zafesova, La Stampa Dopo la visita di Viktor Orban al Cremlino, e in attesa del fatidico voto del 5 novembre negli Stati Uniti, Vladimir Putin contava di rallegrarsi per...
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Dopo la visita di Viktor Orban al Cremlino, e in attesa del fatidico voto del 5 novembre negli Stati Uniti, Vladimir Putin contava di rallegrarsi per un’altra svolta politica in Occidente. La «rivoluzione della destra in Europa», della quale vagheggiavano Aleksandr Dugin e i suoi ammiratori italiani che frequentavano l’hotel Metropol di Mosca, sembrava stare prendendo forma in Francia, e i propagandisti russi stanno prendendo in giro Emmanuel Macron, da sempre uno dei loro bersagli preferiti.
Avere come primo partito della Francia una forza politica la cui leader era stata ricevuta al Cremlino da Putin durante la sua campagna presidenziale del 2017, in un endorsement senza precedenti, beneficiaria di prestiti plurimilionari dalle banche russe e “cinghia di trasmissione” della politica russa in Europa, secondo il rapporto di una commissione del parlamento francese: un sogno per il Cremlino e un potenziale incubo per l’Unione Europea.
Quanto fosse stato uno scenario gradito da Mosca lo si era visto anche dalla dichiarazione piena di entusiasmo del ministero degli Esteri russo riguardo alla presunta scelta elettorale dei francesi di «rompere il diktat di Usa e Ue a favore di una politica sovrana», seguita dall’accusa di Sergey Lavrov all’accordo elettorale antilepenista alla vigilia del ballottaggio, che «assomiglia poco alla democrazia». Oltre a non essere molto qualificato a dare lezioni di democrazia, il Cremlino sembra non aver capito bene come funziona la diplomazia, almeno in Europa. Difficile quantificare il ruolo dell’abbraccio di Putin – abbastanza imbarazzante da aver costretto comunque Le Pen a prenderne bruscamente le distanze, definendo le dichiarazioni russe una “provocazione” e una “ingerenza” – nella sconfitta nelle urne delle ambizioni del Rassemblement Nationale, ma sicuramente l’ombra del Cremlino ha avuto un effetto compattante sull’elettorato e la classe politica francese. Resta da capire se l’eccesso di zelo di Lavrov e dei suoi sottoposti sia un errore di calcolo, oppure una scelta consapevole dettata da logiche di propaganda interne, oppure ancora il tentativo di vincolare a Mosca quella che sembrava la probabile vincitrice. Che peraltro si era già distanziata parecchio dalla sua retorica dei tempi in cui sosteneva che «la Crimea è sempre stata russa»: la promessa alla vigilia del secondo turno, di revocare il permesso all’Ucraina di utilizzare le armi francesi per colpire il territorio russo, non metteva minimamente in discussione gli aiuti militari di Parigi a Kyiv, per non parlare di una svolta verso Mosca.
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