Un monumento identitario che si chiama NOI
Le destre e la costruzione di una realtà fatta di senso di appartenenza ad una pretesa comunità maggioritaria che esclude, contrappone, combatte tutto ciò che è diverso
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Le destre e la costruzione di una realtà fatta di senso di appartenenza ad una pretesa comunità maggioritaria che esclude, contrappone, combatte tutto ciò che è diverso
• – Alberto Cotti
Battesimo per figli di coppie gay, di nati da maternità surrogata, e altro ancora: i motivi di questi cambiamenti e gli interrogativi sulle reazioni del mondo cattolico
• – Aldo Sofia
Di Davide Longo, The Vision Negli ultimi giorni il tema dell’antisemitismo è tornato alla ribalta in Europa. È dello scorso 19 febbraio la notizia della profanazione di un...
• – Redazione
Forte aumento degli arresti nella Cisgiordania occupata: la denuncia di Amnesty International
• – Redazione
A complicare la situazione mediorientale il frazionamento delle posizioni tra Fatah e Hamas
• – Redazione
L’umanità ha sempre considerato il paesaggio come un oggetto da usare. E, da ultimo, come risorsa da vendere
• – Redazione
Ecco come, poco dopo l’entrata in vigore dei nuovi dispositivi di legge sul finanziamento della politica, Marco Chiesa e Piero Marchesi hanno creato una struttura giuridica per poter continuare a sostenere anonimamente il partito
• – Federico Franchini
La politica per lui fu una vocazione, il lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento nel tempo stesso
• – Virginio Pedroni
Caparbietà e coraggio, ecco cosa pensiamo di aver «ereditato» dagli Elvezi. In realtà non è così.
• – Simona Sala
Perché i morti civili palestinesi non sono il costo necessario del diritto di Israele e a difendersi
• – Redazione
Le destre e la costruzione di una realtà fatta di senso di appartenenza ad una pretesa comunità maggioritaria che esclude, contrappone, combatte tutto ciò che è diverso
Già: “noi”. Eccolo il piedistallo su cui si erge il monumento identitario. Un monumento che prospera solo se si contrappone a “loro” e si forgia sulle diseguaglianze, perciò: “prima i nostri”. E a salvare i nostri c’è l’eroica destra che vuole proteggere le vittime designate del cattivo di turno. Perché c’è l’invasione dei migranti da arginare. C’è la religione climatista da contrastare. C’è da fermare lo Stato famelico che insiste nel voler mettere le mani nelle tasche dei cittadini. C’è la famiglia tradizionale da difendere. C’è la dittatura delle minoranze da debellare. C’è la neutralità da restaurare. Ci sono i poteri forti da fermare.
L’elenco dei colpevoli secondo la destra è piuttosto lungo. A far difetto semmai, è la mancanza di una logica o di un’analisi a sostanziare le accuse. Ci sono solo gli slogan che, per natura, non presuppongono alcuna verifica, perché servono solo ad alimentare i pregiudizi della “maggioranza silenziosa” di cui la destra si fa interprete. Una maggioranza silenziosa che ha davvero bisogno di sicurezza, mentre la destra a questo bisogno non risponde in termini economici e sociali (che sarebbero quelli corretti), ma solo identitari. Detto in altre parole: il populismo esalta la volontà del popolo quale fonte di potere assoluto che, di riflesso, non può essere messo in forse da minoranze, opposizioni e media indipendenti.
Certo, anche a sinistra vi è una politica dell’identità, che intende promuovere l’identità di genere, l’identità sessuale e quella etnica. Questa politica però, si rivolge e mobilita le minoranze; quelle sociologiche e pure quelle politiche, come le donne. Una politica dell’identità, in definitiva, che si propone di includere.
La destra preferisce invece mobilitare le maggioranze etniche, religiose e di genere (nel senso che caldeggia un modello di famiglia patriarcale che piace anche a molte donne) e, soprattutto, le orienta contro quelle minoranze che, in un modo oppure in un altro, possono minacciare l’ordine sociale gerarchico che consente ai vertici della destra di escludere chi più le aggrada.
Al che uno si chiede: perché elettrici ed elettori prediligono partiti che danno risposte identitarie, invece che politiche, all’insicurezza economica e sociale? Beh, di risposte ce ne sono diverse e non ho la più pallida idea di quale sia la più corretta. Tendenzialmente preferisco escludere la dabbenaggine degli elettori che non possono non rendersi conto che alla destra delle loro difficoltà in realtà interessa assai poco. Temo perciò che lo scopo di questi elettori sia semplicemente quello di ritrovarsi prima o poi in una posizione sociale almeno di un gradino superiore rispetto alle minoranze che la destra relega nelle parti più basse della sua scala gerarchica: quelle escluse dai diritti.
Così, per essere al penultimo posto della scala sociale, rafforzano il potere di chi, tutto sommato, di loro non si preoccupa se non al momento del voto “per sconfiggere la dittatura delle minoranze”. Che poi, a pensarci bene, in uno Stato di diritto come la Svizzera quella dittatura in realtà si chiama democrazia diretta e, finora, è stata l’antidoto contro tutte le derive autoritarie. Resta il fatto che, oggettivamente, la sinistra fatica maledettamente a contrastare la destra populista e pure l’astensionismo. E allora potrebbe non essere fuori posto rispolverare le tesi della politologa belga Chantal Mouffe che nel suo libro “Per un populismo di sinistra” raccoglie la sfida della destra populista, opponendole un populismo di sinistra che, dal suo punto di vista, potrebbe anche condurre ad una riaffermazione ed estensione dei valori democratici. Valori democratici che il populismo tende a ridurre; come dimostrano le politiche perseguite da Viktor Orbán, Recep Tayyip Erdoğan o Giorgia Meloni.
E poi, onestamente, sarei anche un po’ stufo di continuare a farmi aggredire verbalmente da politici maleducati ed arroganti e dai loro sostenitori ancora più maleducati.
Appare “in controtendenza” l’orizzonte dei diritti e degli ordinamenti democratici in opposizione (pur velata) alla Federazione russa. Ma attenzione alla lunga ombra cinese
A cosa serve aumentare la spesa militare, come si vuole fare in Svizzera? Se non ci si basa su una seria analisi dei rischi geopolitici serve solo a mantenere in piedi il...