Chissà se l’anno che verrà farà rima con responsabilità

Chissà se l’anno che verrà farà rima con responsabilità

Dopo la rioccupazione dell’ex-Macello e lo sgombero a sorpresa si torna ai comunicati dai toni piccati di chi, naturalmente, è senza colpa


Enrico Lombardi
Enrico Lombardi
Chissà se l’anno che verrà farà rima con...

“Responsabilità” è una parola che riecheggia nuovamente nelle prese di posizione e nelle note- stampa che si sono susseguite nella giornata post-sgombero dell’Ex-Macello rioccupato, neanche per un giorno, dagli autogestiti.

Il senso di responsabilità è quello evocato già mercoledì sera dal sindaco Foletti in collegamento Skype con Teleticino e RSI, per dire che gli autogestiti ne erano naturalmente privi, occupando e diffondendo musica ad alto volume, nuocendo così gravemente alla salute dei pazienti del “vicino” Ospedale Italiano in un momento tanto grave come quello che tutti stiamo vivendo.

Dei veri irresponsabili, che, a dir la verità, hanno poi subito abbassato il volume, ma non hanno certo mollato sul fronte della (ri)occupazione del sedime (che è ancora loro per convenzione oppure no, per lo sfratto? Chi lo sa…). Insomma sono tornati a provocare, a mettere a dura prova la pazienza delle autorità.

Ma, con senso di responsabilità, il sindaco si è detto, come sempre, disponibile al dialogo, e ci mancherebbe, basta che gli autogestiti designino dei rappresentanti con cui parlare, santo cielo!

E a dire la verità, gli autogestiti qualche segnale in questo senso l’avevano dato, ed hanno pure trovato qualche intrepido politico disposto al confronto, come Mattea David del PS o il vicesindaco Roberto Badaracco, con cui si sono addirittura lanciati nello “scambio di recapiti telefonici”, per restare in contatto, visto l’impegno del municipale a non toccare nulla e a discutere poi l’indomani.

Sappiamo com’è andata: il Municipio (a maggioranza, un’altra volta!) delega ogni decisione operativa al sindaco, che in barba agli impegni assunti da Badaracco decide per lo sgombero, quasi all’ALBA (ironia della sorte, suona proprio come il nome dell’Associazione che rappresenta i molinari): ma si sa, per Foletti il Mattino porta consiglio e dunque la polizia fa irruzione, fuori tutti e giù dal tetto, non proprio con totale successo, con qualche resistente, ma infine ristabilendo l’ordine, per senso di responsabilità verso la cittadinanza.

Ah, ma a quanto pare tutto ciò avviene senza che lo sappia Badaracco, che rispedito a parlare con i molinari, si ritrova “sorpreso”: non era quello che si era stabilito, non gli avevano detto niente. Insomma, arriva lì, viene subissato di improperi da parte degli autogestiti che pensavano mantenesse la parola: “cornuto e mazziato”.

Di fatto, Badaracco è stato il primo a rilasciare una dichiarazione (di sorpresa, appunto) in merito all’accaduto. Il Municipio arriva qualche ora dopo, per ribadire non solo la legittimità del proprio intervento ma anche la propria disponibilità a restituire a chi ne ha fatto richiesta gli effetti personali finiti sotto le macerie. È per questo, si afferma, che si è mandato Badaracco il mattino a discutere (e a farsi seppellire di contumelie, potremmo aggiungere).

Poi arriva anche il comunicato della Lega, un vero capolavoro megafonato da par suo dal portale Liberatv.

Firmato dal gruppo leghista in Consiglio Comunale, sin dal titolo è un pesante attacco non tanto verso gli irresponsabili “brozzoni”, ma verso l’ancor più irresponsabile Tessa Prati, presidente PS dello stesso CC. La sua colpa? Essere andata in tv (a Teleticino, in collegamento) ed aver preso le distanze “a caldo”, dai fatti di maggio e dai successivi sviluppi. In quanto prima cittadina del Comune, avrebbe dovuto difendere una decisione che era stata votata democraticamente proprio dal consesso che presiede. Nessun accenno invece, alla discrepante versione sorpresa di Badaracco circa quanto accaduto poche ore prima.

Naturalmente nel comunicato della Lega non può mancare anche un accenno alla forte  implicazione, nel presente e futuro del sedime, di un’altra socialista, la Municipale Cristina Zanini Barzaghi e alla connivenza del fonte “rosso” (rossoanguria, dirà il Mattino) “con il manipolo di teppisti che credono di poter fare quello che vogliono in barba alle leggi e alle istituzioni”.

Insomma, si è già scesi, con quest’ultimo esempio, nel campo dello scontro politico fra partiti, al tiro incrociato pre-elettorale, in cui la Lega pare predisposta, forse per nervosismo, certamente per genetica focosità, ad accendere subito la miccia. Non sfuggirà infatti, almeno ai maligni, che ancora una volta la forza politica di maggioranza relativa in Municipio, nelle parole spari ai nemici “rossi”, e nei fatti metta in grave difficoltà il municipale lib-lab. Aspettiamo il “Mattino” per sentirne delle altre.

La giornata iniziata con lo sgombero non riesce insomma a sgombrare il campo da non pochi quesiti ed interrogativi, che in fondo si possono riassumere in una sorta di paradosso, di grande contraddizione: se infatti consideriamo la vicenda come lo scontro fra due fronti, quello istituzionale e quello “antagonista” e anarcoide dell’autogestione, verrebbe logico pensare che da una parte giungeranno un messaggio ed un comportamento chiari ed univoci, dall’altra un confuso rincorrersi di slogan di vario genere frutto delle numerose “correnti” interne al movimento.

E invece, qui sta il paradosso, l’autogestione (per sua natura) si esprime attraverso l’unanimità dei comunicati votati in assemblea, e quello è ciò che dicono e ciò che fanno ( condivisibile o meno non è qui questione). L’istituzione, ovvero il Municipio, ancora una volta, si esprime a dichiarazioni, smentite, correzioni di rotta, attacchi interni fra l’uno e l’altro, in uno spettacolo davvero desolante di gestione della “cosa pubblica”.

Certo, il tema dell’autogestione è un tema complesso, difficile da affrontare per la stessa natura sfuggente dei possibili (e sempre introvabili) interlocutori. Il dialogo, con un simile contraltare, è chiaramente complicato, perché di principio gli autogestiti non vogliono concessioni, ma piuttosto, per definizione, prendersi quel che ritengono gli sia dovuto. Un simile rigido approccio alla questione di un nuovo spazio di aggregazione da trovare, rischia di renderli sempre più staccati da quello che potrebbe essere un certo “consenso” e “supporto” di cui godono nella società civile, specie in quella parte che pretende e non trova nelle manifestazioni di colpevole goffaggine municipale una credibile proposta di funzionamento democratico.

Così tutto finisce tristemente per continuare ad essere una rincorsa al “chi ha cominciato” come neanche al parco giochi di via Lambertenghi. Fra i tanti desideri di questi giorni di festa, sotto l’albero e per l’anno nuovo, chissà se sarà esaudito quello di trovare nelle parti, a cominciare da chi è stato votato per rappresentare la cittadinanza in tutte le sue diverse componenti, una nuova maniera di intendere la parola “responsabilità”.

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