Giocare a testa o croce con le criptovalute?

Giocare a testa o croce con le criptovalute?

Quando una città ad alta densità bancaria opta per un sistema di transazione finanziaria concepito per aggirare le banche


Boas Erez
Boas Erez
Giocare a testa o croce con le criptovalute?

Poco più di un anno fa, con il suo Piano B la città di Lugano ha puntato sulle criptovalute; B come bitcoin. Si tratta di un progetto unico in Svizzera, fortemente voluto dal Municipio, che prevede la promozione delle criptovalute come mezzo di pagamento, un centro specializzato in tecnologie blockchain, un programma di formazione e conferenze specifiche per il settore. Perché il Municipio della terza piazza finanziaria del Paese ha scelto di investire in un mezzo di pagamento inventato per consentire alle transazioni online di aggirare gli istituti bancari? 

Valute senza testa

Il bitcoin, inventato nel 2009, è un’asset finanziario digitale che può essere scambiato senza intermediari e senza essere duplicato. Se ci pensiamo bene, questo non è affatto banale: quando si invia un documento elettronico tradizionale, se ne invia una copia e si conserva l’originale sul proprio computer. Non è questo il caso del bitcoin, per il quale vale il detto che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Questo grazie alla tecnologia blockchain, che offre le garanzie normalmente fornite dalle banche.

Il bitcoin non è solo un mezzo di pagamento elettronico, come ad esempio Twint. Twint funziona sulla base di un accordo tra banche svizzere, e richiede un conto bancario di riferimento e un numero di telefono. Non è così per il bitcoin, che può circolare liberamente, senza dipendere dalle istituzioni finanziarie tradizionali e senza lasciare traccia, pur permettendo a chi lo possiede di verificarne il valore. Se il bitcoin avesse un volto, non sarebbe una testa che rappresenta un potere centrale ad apparire su di esso.

Mancanza di regolamentazione e zone d’ombra

Il bitcoin è una valuta che vive in un mondo finanziario alternativo e decentralizzato. Per questo motivo ha suscitato l’interesse di coloro che mettono in discussione il ruolo delle banche centrali e il potere del sistema finanziario in generale. Ha un potenziale sovversivo ed è particolarmente adatto a essere utilizzato per scopi illegali, come ad esempio le richieste di riscatto.

Detto questo, attualmente il suo utilizzo principale è a fini speculativi: viene acquistato e venduto nella speranza che il valore di questo asset aumenti indipendentemente dai mercati tradizionali. Negli ultimi mesi, tuttavia, il valore del bitcoin è sceso ancora più rapidamente degli indici di questi mercati: si è verificato un “inverno cripto”, durante il quale il valore del bitcoin è sceso di due terzi. Inoltre, nel novembre 2022 è fallito FTX, il secondo “exchange” che metteva in contatto coloro che compravano e vendevano cripto. In generale, il mondo delle criptovalute è (ancora) poco regolamentato. Ad esempio, non sappiamo dove abbia sede Binance, il più grande degli exchange di criptovalute!

Scommettere sulle criptovalute 

Alla luce di tutte queste criticità, stupisce che un’amministrazione pubblica abbia deciso di puntare sulle criptovalute, soprattutto se si tratta del Municipio della terza piazza finanziaria della Svizzera. Lugano ha lanciato il suo Piano B il 3 marzo 2022, in collaborazione con Tether Operations Limited, una società con sede a Zugo che gestisce uno dei più grandi asset finanziari digitali al mondo, lo stablecoin Tether, il cui valore è ancorato al valore del dollaro statunitense.

Attualmente, la parte più visibile del Piano B sono gli adesivi che appaiono nelle vetrine di circa 600 attività commerciali della città con la scritta: “Qui puoi pagare con Bitcoin, LVGA e Tether”. Questo rappresenta già la più alta densità di attività commerciali in Europa che accettano pagamenti in bitcoin. Vi partecipano marchi come McDonald’s e Guess, oltre a molti ristoranti, parrucchieri e altre piccole imprese. La grande distribuzione per il momento si è tenuta alla larga. I globalisti a capo di Tether, alcuni dei quali vivono a Lugano, dicono di voler contribuire allo sviluppo locale. Infatti, stanno finanziando corsi di formazione sulla blockchain e una conferenza che riunisce a Lugano alcuni degli attori più influenti del mondo delle criptovalute. Infine, dopo alcuni sforzi infruttuosi e con l’aiuto della città, sono riusciti a convincere una banca a riconoscere il valore della loro immensa fortuna in criptovalute, al fine di acquistare un edificio nel centro della città per ospitare un incubatore di aziende attive nel settore.

Perdere la faccia?

Sembra che il Piano sia stato un successo, ma vale la pena chiedersi a quali rischi si espone il Municipio di Lugano promuovendo il Piano B. È una domanda che ha occupato i membri del Consiglio Comunale negli ultimi mesi. Il Piano è nato in un contesto favorevole. Dal 2014 la Svizzera vuole profilarsi come centro mondiale della distributed ledger technology, la tecnologia alla base della blockchain, e la Crypto Valley, con epicentro la città di Zugo, ospita circa 1.200 aziende legate alla tecnologia blockchain, dando lavoro a circa 6.000 persone. Non è quindi il fatto che siano state aperte le porte alle aziende di questo settore fintech a sollevare dubbi.

È piuttosto il ruolo attivo svolto dal Comune nel facilitare l’uso delle criptovalute nelle transazioni quotidiane: pagamento di beni, servizi e persino delle tasse. Città come Chiasso, Zermatt e Zugo, così come il Canton Ticino, hanno già autorizzato il pagamento delle tasse con le criptovalute, anche se la pratica non si è ancora diffusa. Allo stesso modo, nel 2017 un’associazione ha lanciato Monnaie Léman, una moneta elettronica locale che mira a finanziare la transizione sociale ed ecologica della regione del Lago di Ginevra. Lugano non è quindi un pioniere in questo campo. Tuttavia, si distingue per la portata del suo progetto.

Questo è il frutto di uno sviluppo a tappe, anche se non pianificato. Lugano ha dapprima creato un franco digitale chiamato LVGA Point, per un programma di fidelizzazione dei consumatori luganesi: spendendo in determinati servizi o negozi della Città si guadagnano punti che possono poi essere utilizzati per fare altri acquisti nei servizi e nei negozi. Questo ha portato il 10% della popolazione a possedere un portafoglio digitale. La città ha poi sviluppato una blockchain per gestire alcuni processi amministrativi, e solo in seguito ha lanciato il Piano B. Questa gradualità ha fatto sì che il progetto fosse ben accolto da gran parte della popolazione. I critici si chiedono se il partner Tether sia affidabile, ma è difficile dirlo. L’importante è che la città non sia coinvolta nei suoi affari, cosa che non avviene.

Altri temono per i rivenditori e i loro clienti. Questi ultimi non rischiano nulla. Al contrario, a Lugano stanno trovando una rara opportunità di utilizzare le loro criptovalute per acquistare beni non finanziari. I commercianti sono gli attori che sembrano più svantaggiati di tutti, anche se nepuure loro sono a rischio. Infatti, una decina di ore dopo l’acquisto di criptovalute, viene loro versata la somma corrispondente in franchi svizzeri. Le criptovalute vengono cambiate in franchi da un “terzo”, un fornitore di servizi finanziari autorizzato. I commercianti sono costretti a offrire sconti del 10% ai clienti e a pagare una commissione dell’1% al “terzo”. I clienti potranno spendere gli sconti solo a Lugano. In un certo senso, ogni commerciante perde, ma nell’insieme i commercianti ci guadagnano. Sembra quindi che i rischi per la Città siano essenzialmente di tipo reputazionale, legati alla credibilità del partner Tether. C’è anche la possibilità che il sistema si presti al riciclaggio di denaro, ma l’Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) sta tenendo sotto controllo questo aspetto.

Marketing territoriale

In breve, la scelta del Comune non comporterà grandi turbolenze. In fondo, si tratta solo di marketing territoriale. Come dice la sua pubblicità, una città ha bisogno di un piano e deve fare qualcosa per rimanere competitiva. Vent’anni dopo la fusione che l’ha resa la nona città della Svizzera per popolazione, Lugano sta ancora cercando di reinventarsi sulla scia della crisi finanziaria del 2008. Il Piano B è uno dei numerosi piani d’azione volti a generare ricadute positive mobilitando un gruppo di attori locali per migliorare l’attrattività della Città.

Ad esempio, l’associazione dei commercianti di Via Nassa, nota ai giocatori svizzeri di Monopoly, vuole fare della propria strada la prima via del lusso “crypto-friendly” al mondo. Questo per fare concorrenza a quartieri simili di Milano e Zurigo. Di tutt’altro genere è l’uso del Piano B da parte dei promotori del Lugano Business Forum, tenutosi l’11 e il 12 maggio scorsi. Si tratta di operatori ucraini del mondo delle criptovalute, che hanno giustificato la scelta della Città per tenere questa conferenza dedicata alla ricostruzione dell’Ucraina con queste parole: “per investire servono protocolli chiari e procedure decisionali come in Svizzera, e Lugano ha il maggior numero di negozi dove è possibile pagare con le criptovalute”. Non è chiaro se sia questo il tipo di business che il Municipio ha voluto promuovere con il lancio del Piano B.

Il testo, qui rivisto in italiano dall’autore, è stato pubblicato in “Bon pour la tête” il 24 maggio 2023

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