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È finita, e secondo il Presidente della Confederazione Cassis, la Ukraine Recovery Conference 2022 (URC2022) è stata un successo. Di certo non ha avuto solo valenza simbolica, e bisogna chiedersi se al contrario non abbia contribuito al consolidamento di pratiche contrarie ai nostri valori di base. Di fatto, negli ultimi anni, le autorità ucraine hanno preso diverse decisioni che sono in contraddizione con i principi varati dalla Conferenza.

Una conferenza che si è svolta tranquillamente

La città non è stata messa sotto sopra, anche se molti cittadini hanno dovuto cambiare le loro abitudini per qualche giorno. Per mesi è circolata la voce che la conferenza avrebbe portato disagi tali che non sarebbe stato ragionevole restare in città, così questa si è svuotata, e con le chiusure del Parco Ciani, di musei e spacci del centro, i turisti non sono venuti. Le migliaia di agenti delle polizie cantonali, comunali, della protezione civile e dell’esercito hanno potuto lavorare tranquilli. I cecchini hanno occupato i tetti intorno al Palazzo dei Congressi, e i mezzi blindati hanno potuto stazionare indisturbati tra le barche del Circolo velico. Gli elicotteri giravano a buona altitudine, e le delegazioni hanno percorso senza intoppi i diversi itinerari tra lo stadio, l’aeroporto e il luogo della conferenza. I giornalisti—come il resto del mondo—hanno potuto seguire il programma in streaming live. Le immagini da cartolina, i sorrisi e le strette di mano cordiali, il canto degli uccellini che si sentiva durante le pause della trasmissione in diretta, sono forse state una buona pubblicità per la Città, ma credo che non abbiano fatto dimenticare le atrocità che si vivono attualmente in Ucraina. Forse solo il fatto che l’intervento del Presidente Zelensky fosse a distanza ha ricordato esplicitamente che non si tratta più solo di organizzare riforme, ma di pensare a una ricostruzione a seguito di una guerra violenta.

Le due R

Come si sa, la URC2022 era prevista da tempo. Essa si iscrive in una serie di conferenze volte a promuovere delle riforme nell’ex-Repubblica sovietica. Diversi interventi della sessione plenaria di lunedì 4 luglio hanno sottolineato che vi è una coerenza e una continuità tra riforme, ricostruzione e … resilienza (leggi: l’attitudine e la predisposizione di uno che si piega, ma non si spezza). È stato detto per esempio che le riforme già messe in atto, riguardanti la decentralizzazione e la digitalizzazione, hanno contribuito a rendere più efficace la difesa contro l’aggressore russo. Ma, più generalmente, di quali riforme si tratta? Un’indicazione viene dal secondo principio della lista stabilita a conclusione della conferenza e che figura alla fine della URC2022-Lugano Declaration . Questo principio dice che gli sforzi di riforma devono essere in linea con il cammino intrapreso dal Paese per divenire membro dell’Unione europea. Di fatto—come indicato nel discorso alla conferenza della Presidente della Commissione europea von der Leyen—la decisione presa dall’Unione il 23 giugno permetterà all’Ucraina di accedere a ingenti sostegni finanziari per la ricostruzione, in cambio di … riforme.

 

Riforme e involuzioni

Si potrebbe pensare che dal 2014 l’Ucraina stia effettivamente avanzando verso l’obiettivo dichiarato dal Presidente Zelensky di servire da esempio per tutto il mondo libero e democratico. Lui stesso è stato eletto nell’aprile del 2019 con una larga maggioranza di 73,2% di voti sulla base di un programma che prevedeva tra l’altro l’eradicazione della corruzione, e di fare la pace con i russofoni del Donbass. Per quel che riguarda la corruzione, nel 2021, “Transparency International” dava l’Ucraina al 122° posto mondiale, non molto lontana dalla Russia, classificata al 136° posto. Inoltre, un decreto del 19 maggio 2021 assicura la dominazione della lingua ucraina ed esclude il russo da tutte le sfere della vita pubblica, amministrazioni, scuole e negozi. Forse anche per questo a gennaio 2022, quindi poco prima dell’invasione russa, la popolarità del Presidente era scesa al 23%. 

Vi sono state altre decisioni del potere ucraino che non sembrano in linea con le linee guida della Lugano Declaration. Menzioniamo un importante programma di privatizzazioni riguardante 40 milioni di ettari di terre agricole, la chiusura di tutti i media critici e la dissoluzione dei partiti. È da notare che questa linea è stata inaugurata ben prima dell’inizio della guerra. Questi fatti non sono sfuggiti al Comitato [ticinese] contro la guerra in Ucraina, in solidarietà con la popolazione ucraina e con gli oppositori di Putin in Russia. Nella dichiarazione letta lunedì sera in occasione del Presidio di protesta da loro organizzato, è stato sottolineato con un certo humor, che « addirittura il […] Comitato per l’Integrazione Europea [dell’Ucraina], non propriamente un manipolo di rivoluzionari, valuta che “Il disegno della [nuova Legge del Lavoro], nella formulazione proposta, indebolisce il livello di protezione del lavoro e riduce la portata dei diritti del lavoro e delle garanzie sociali dei dipendenti rispetto all’attuale legislazione nazionale. I parlamentari non stanno accorciando, ma allungando il percorso dell’Ucraina verso l’UE”.» 

Assenza di un discorso ufficiale critico 

Riassumendo, negli ultimi anni, in parallelo con lo svolgimento delle varie conferenze dedicate a promuovere riforme in Ucraina, il Paese non ha fatto veri progressi rispetto a vari principi enunciati nella Lugano Declaration, in particolare al terzo e al quarto principio, che puntano sulla trasparenza dell’operato dell’amministrazione pubblica e sulla partecipazione democratica della popolazione. Tranne che in occasione del Presidio di protesta menzionato, durante i due giorni della conferenza non ho sentito nessuno criticare l’operato recente del governo ucraino, che è, anzi, considerato da tutti i partecipanti alla conferenza come un partner affidabile. 

La URC2022 è stata organizzata dalla Svizzera assieme all’Ucraina, e il primo principio della Lugano Declaration ribadisce che è l’Ucraina a condurre il processo di ricostruzione (e di riforme), in collaborazione con i suoi partner. Tacere le incoerenze tra i principi della Lugano Declaration e la linea scelta dal governo Zelensky, già prima della guerra, non è di buon auspicio. Se la diplomazia richiede riservatezza, e se in situazione di crisi ci vuole anche una buona dose di ottimismo, la politica necessita comunque sempre di onestà e di franchezza. 

Nella foto: gli sbarramenti davanti al Palazzo dei Congressi






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