E dopo la pandemia saremo più solidali?
2021, un anno per cogliere l’occasione di cambiare prospettive
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2021, un anno per cogliere l’occasione di cambiare prospettive
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2021, un anno per cogliere l’occasione di cambiare prospettive
Si somigliano un po’ tutte queste riflessioni sull’occasione persa di far bene i compiti nell’annata pandemica (che, ahimè, si avvia a essere biennio), sull’imparare a difendere i beni comuni anteponendoli all’interesse del singolo. Ma allora perché trovano ancora spazio comportamenti insensibili alla sofferenza fisica e morale altrui, alla difficoltà di molte famiglie di tirare alla fine del mese?
Non si pretende di giudicare chi è, o vuole essere privilegiato, ma ci si permette di pensare che eludere il compito della difesa del bene comune non sia comportamento civile, che dimenticare o misconoscere l’accaduto da parte di chi non è toccato da vicino, sia comportamento gretto; storia vecchia, essenza però dei privilegi indegni che alcuni vogliono mantenere. “La storia, quale fu fatta sinora, rassomiglia ad un cimitero, in cui fra la vasta congerie di scheletri, che pur tutti vissero un giorno, poche croci sparse qua e là privilegiano d’un ricordo alcuni nomi che non ne son forse più degni degli infiniti dimenticati che lor giacciono intorno” (da Carlo Cattaneo, “L’insurrezione di Milano del 1848).
È ora di cambiare storia, molti cittadini comuni ne scrivono per fortuna altre: storie di solidarietà, di riduzione delle diseguaglianze, di memoria collettiva, con approcci nuovi, diversi. I compiti epocali sembrano proprio questi, cioè adottare stili di vita socialmente e ambientalmente virtuosi, priorità al bene comune, riconoscere i limiti dello sviluppo; e forse anche i limiti alla ricchezza del singolo.
I dati forniti dall’Amministrazione federale delle contribuzioni, attestano che l’1% più abbiente della Svizzera detiene il 40% dell’intera fortuna privata. Compiti chiari per chi, anche solo vedendo la lunga coda al Tavolino Magico durante la pandemia, non ha dubbi sull’urgenza di aiutare, di assegnare priorità alle cose belle in senso lato, quelle che scaldano il cuore; di scacciare gli infernali black friday con “virtute e conoscenza”; per molti questi compiti sono naturali e giusti ma non per il personaggio-dio denaro apparso cinque secoli fa che premia lavoro con ricchezza, ne fa compito e dovere, benedice chi è ricco in terra.
Povero colpevole, debito uguale peccato nell’etica del capitalista; chi non la segue per scelta consapevole o per impossibilità è improduttivo, è moralmente inadempiente, secondo questo dio; esso giudica pretese inaccettabili i valori diversi, come ad esempio la garanzia per tutti di un lavoro di soddisfazione e onesto, la compassione per meno fortunati e working poors, voler godere la vecchiaia, investire in felicità più che in denaro.
Questo personaggio è disturbato dal nostro vociferare di un dopo pandemia diverso, di rapporti umani, di aria pulita e minor traffico, di orti e giardini urbani, beni comuni imprescindibili (ai suoi occhi cose che non valgono nulla); anzi è preoccupato per le regioni ricche, chiamate secondo lui ingiustamente a pagare il conto del fronteggiare povertà, disparità regionali e diseguaglianze. Purtroppo per questo dio la pandemia ha mostrato con chiarezza che la difesa a oltranza dell’interesse economico impoverisce il bene comune, che si assapora appunto solo comprendendo il valore della gratuità.
Spero che politici e partiti ascoltino queste istanze e superino la dottrina economicista che ci rovinerebbe, ampliando il divario tra ricchi e poveri, tra nord e sud del mondo; lo diceva tempo fa persino Emmanuel Macron: “C’è una specie di guerra di religione tra l’Europa del nord calvinista, che non discolpa i peccatori, e un’Europa del sud cattolica, che vuole lasciarsi tutto alle spalle.” Secondo alcuni la continuità tra lo spirito del protestantesimo, in particolare calvinista, il capitalismo e la disciplina dell’accumulo di ricchezza fanno scuola: al netto di dissertazioni impegnative su attaccamento al denaro, avarizia, religione, meschinità, si è certi che occorre superare la grettezza, perché non aiuta nessuno.
Compito essenziale, per i politici in primis, è dunque essere generosi in senso lato e aperti mentalmente alle risorse umane, ma anche ambientali, aria acqua suolo energia, luoghi di civile bellezza. Altro che esami di riparazione, qui se non si segue un diverso e nuovo modo di stare al mondo, se non si affrontano finalmente e seriamente le diseguaglianze, se non si lavora per le generazioni future la bocciatura sarà sonora.
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