Responsabilità collettiva: una questione etica
Diciamo e chiediamo di ascoltare la scienza, ma quanto siamo conseguenti e coerenti?
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Diciamo e chiediamo di ascoltare la scienza, ma quanto siamo conseguenti e coerenti?
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Diciamo e chiediamo di ascoltare la scienza, ma quanto siamo conseguenti e coerenti?
Una scomoda verità – Una bugia rassicurante
È una questione etica, di responsabilità collettiva. È anche una questione di ragionevolezza: dobbiamo ascoltare la scienza. Questa è la sostanza del discorso.
Parliamo di vaccino. L’appello corale al senso di responsabilità, all’ascolto della scienza, all’etica, si riferisce sempre, ma purtroppo esclusivamente, a chi non si è ancora fatto vaccinare. Ed è proprio perché lo stesso principio non viene nemmeno lontanamente suggerito o applicato per questioni almeno tanto importanti quanto il Covid, che la cosa puzza e puzza assai.
I segnali di ipocrisia sono allora più di uno. Un primo esempio: l’appello ad ascoltare la scienza imporrebbe una politica climatica degna di questo nome e proporzionale all’entità del problema. Tutti – politici, giornalisti, cittadini – riusciamo a leggere la sintesi dell’ultimo e sempre più allarmante rapporto sulla situazione climatica come una parentesi tra i concerti estivi e gli avvenimenti sportivi, senza reazioni particolari. Nemmeno i vaccinati sembrano dimostrarsi all’altezza del senso di responsabilità collettiva scoperta o ritrovata.
Restiamo in tema pandemia. La scienza segnala da tempo che il nostro modo di concepire lo sfruttamento del pianeta (distruzione di ambienti naturali, allevamenti super-intensivi, mobilità senza limiti di merci e persone, e altro ancora) genera un rischio pandemico importante. Abbiamo forse imparato qualcosa? Abbiamo predisposto qualche misura per prevenire nuove pandemie a parte vietare sulla carta il mercato cinese accusato, probabilmente ingiustamente, di essere stato all’origine del contagio? Non credo proprio. Eppure, avremmo davvero avuto l’occasione di dimostrare che sappiamo ascoltare la scienza, che abbiamo a cuore non solo il nostro futuro, ma quello dei nostri figli e dell’intero pianeta; forse per un attimo abbiamo tutti sognato di partecipare al risveglio di una vera responsabilità collettiva.
Ma è stato solo un sogno. La realtà è che abbiamo trovato un vaccino, un composto magico che ci permetterà di andare avanti come prima, meglio di prima, che non metterà in discussione il modello economico di sfruttamento e di crescita senza fine a cui ci riferiamo, anzi, lo rafforzerà perché sarà grazie a questo modello che ne usciremo, i ricchi più ricchi, i poveri più poveri, e non importa fino a quando. Fra i più grandi sostenitori di una politica vaccinale intransigente troviamo Economie Suisse, il cappello degli ambienti economici nazionali. Non sembra un caso. Dev’essere che sono loro i depositari della nuova etica, modelli di responsabilità collettiva lanciati a mille verso la cosiddetta sostenibilità o la svolta energetica e climatica. Un’etica Moderna forse.
Più esplicitamente: per quanto grave sia il COVID, la certezza è che non sarà lui a mettere in pericolo la sopravvivenza dell’umanità. Lo è certamente il sistema economico attuale che porta allo sfruttamento senza limiti del pianeta e a distribuire la ricchezza in modo iniquo. Eppure, gli appelli alla responsabilità collettiva, vertono tutti al mantenimento di questo perverso meccanismo. Un po’ come incitare a gettare carbone nelle caldaie del Titanic affinché il disastro si acceleri e sia totale e soprattutto… boia chi non lo fa!
Paola Pronini è diplomata in Scienze naturali e membra di comitato di Pro Natura Ticino
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