A venticinque anni dalla scomparsa, Fabrizio De André torna, con la sua musica, all’auditorio Stelio Molo di Besso per un evento eccezionale: sul palco, fra gli altri, il suo storico compagno di viaggio, Mauro Pagani, che qui ricorda l’amico Faber e la nascita di “Creuza de mä”
“È stato un uomo che è riuscito a incarnare il sogno di libertà di pensiero, un sogno di coscienza civile e di amore. Un uomo che con un equilibrio raro ha conciliato coscienza critica e amore cristiano pur non essendo un praticante. È stato meraviglioso aver un grande padre come lui, come Fabrizio De André”.
Queste le parole di Mauro Pagani, tra i musicisti più significativi e ispirati degli ultimi 50 anni nell’ambito della storia della musica italiana, quella Storia con la “S” maiuscola, quella che ha generato capolavori assoluti. Un artista, un intellettuale, un uomo per il quale nutro una sorta di venerazione e la cui amicizia mi onora. Pagani vanta un passato avvolto nella leggenda e un presente ancora in grado di sorprendere e stupire. Musicista, polistrumentista, produttore, direttore di rassegne concertistiche, autore di colonne sonore (per Salvatores in primis) e uomo alla svolta dei tempi per il grande cantore genovese. Dalla loro frequentazione, dal loro sodalizio umano e artistico nacquero due capolavori assoluti, due album meravigliosi: “Creuza de mä” e “Le nuvole”.
Il primo è tra le opere più importanti e celebrate, e non solo in Italia; pubblicato nell’84 del secolo scorso anticipa quella che allora iniziavamo a chiamare “world music” o “musica del mondo” o ancora “musica mediterranea”,anche se lui, con l’umiltà che lo contraddistingue,puntualizzando mi disse:“Non è il primo ma l’ultimo discodi una serie importante di album a fronte della qualità del lavoro di collettivi quali “Il Canzoniere del Lazio”, i “Carnascialia”, la “Nuova compagnia di canto popolare” e gli“Area”.Artisti e collettivi che da tempo tracciavano una via alternativa rispetto al rock, elaborando una ricerca che contemplava il recupero delle musiche popolari declinate coi linguaggi contemporanei.”
Certo che ”Creuza de mä” si pose all’attenzione del grande pubblico anticipando il gusto e le tendenze successive nell’ambito della musica italiana. Quella che spalancherà le porte alla riscoperta dei vernacoli e delle sonorità popolari per sdoganarle presso il grande pubblico. Si poteva fare! Un disco capolavoro della musica tricolore che ha saputo trascendere i confini risultando apprezzato anche a livello internazionale. Ricordo ancore le parole di meraviglia spese da Peter Gabriel e David Byrne:“Non ho più sentito nulla di lontanamente paragonabile a “Creuza de mä”, che infatti continuo a duplicare, illegalmente!, per un sacco di amici americani”.
L’eterna malia di queste canzoni risiede nella forza del racconto, nell’equilibrio estatico tra la musica e le liriche. Storie il cui incanto e la cui potenza espressiva sono rimasti intatti sino ad oggi; e sono canzoni per viaggiatori, dell’anima soprattutto.
“Fabrizio ed io, col quale iniziai a collaborare nel 1981, eravamo come due Salgari: scarsa esperienza di viaggio, molte letture (“I viaggi di Alessandro Magno in Oriente ad esempio) e l’ascolto di tanta musica, soprattutto quella che si affaccia sulle coste del Mediterraneo”. Si parlava di “musica del Mediterraneo” ma a noi due interessava capire cosa fosse, cosa significasse.E dopo aver scartato l’idea di inventare una lingua, una sorta di “esperanto” perché sarebbe risultato artificiale, Fabrizio ebbe l’idea di utilizzare il “genovese”, arcaico, letterario, la lingua della sua memoria che anche i genovesi non parlavano quasi più. Elaborammo una lingua che poteva diventare “franca”, di confine, comprensibile dai marinai Turchi, Libanesi, Catalani, Nordafricani… “
Una “lingua del mare e dei marinai”, al pari della musica scritta e suonata utilizzando una miriade di strumenti etnici che permise a Pagani di metter a frutto passione, talento e ricerche degli ultimi anni di studio. Visionari e coraggiosi, incuranti del gusto e della moda imperante, qualche sudore freddo, qualche mal di pancia, ai discografici li rifilarono.Eravamo negli anni ’80, il decennio della “new wave”, del rock “plastico” e dell’elettronica. I lavori che per convezione vanno sotto l’etichetta World Music non erano di certo maggioritari. E poi i due lasciavano trapelare poco del disco in lavorazione. Ma quel poco preoccupava: “Un disco in genovese? Chissà se riusciremo a venderne qualche copia almeno a Genova”, borbottavano i discografici. E invece “Creusa de mà” fece il botto, scalando anche le classifiche. Vendite che proseguirono nel corso del tempo.
“Creuza de mä” funzionò anche perché le canzoni comunicavano e, come diceva Fabrizio,le canzonette devono comunicare, altrimenti non servono a nulla. La cifra di ”Creuza de mä” è dunque l’emozione. È il filo emotivo del racconto e della musica che qualificano l’opera. E sono emozioni forti.”Un disco che ha generato figli e mietuto proseliti e che evidenzia un lavoro davvero nato a quattro mani, figlio di una compenetrazione umana e artistica indiscutibile e preziosa. Un’alchimia umana e artistica, un’alchimia che ha fatto la differenza amplificando un’intuizione, un’intima esigenza artistica, sociale, culturale. L’alchimia come sappiamo è l’arte di trasformare una materia in un’altra. La musicalità di Pagani, che proveniva dal rock e dal progressive irrorato dalle musiche “altre”che amava e studiavasi è fusa con il cantautorato di matrice statunitense di De André per diventare “altro” ancora, grazie anche ad una materia e un luogo magico: il Mediterraneo. “Per capirlo e cantarlo con il carico di umanità, storia e civiltà che conteneva, salpammo per mare.”
Presero avvio così i lavori per “Creuza de mä” nonostante non fosse proprio facile lavorare con De André a causa non solo della pignoleria e del suo leggendario perfezionismo; i problemi di alcol e tabagismo del periodo erano noti: “Certo, Fabrizio è stato una candela che ha bruciato con intensità da entrambi i lati, ma che fiamma ha sprigionato! Davvero una luce immensa.Comunque, è vero, paradossalmente è il primo disco di canzoni che ho scritto. Provenivo dalla PFM, dunque da un gruppo. Scrivevamo insieme e ogni canzone era figlia di una mediazione. E fin quando riesce, quando la mediazione funziona i risultati possono essere eccellenti. Però come nei fidanzamenti quando il rapporto si incrina la macchina s’inceppa.Le relazioni sono la base. Ho lasciato la band perché da grande volevo fare il musicista. Ero saturo anche del rock d’importazione americana e delle emulazioni autoctone. Così ho studiato ed ho coltivato una passione che avevo da tempo: studiare la musica, soprattutto etnica. Anche Fabrizio voleva liberarsi dal giogo americano e me lo diceva: “Basta con gli Americani, belin!”
L’artista bresciano è stato colui che ha reso tangibile il sogno di Faber. Pagani è una sorta di grande vecchio, di stregone depositario di arti musicali stupefacenti e la sua traiettoria artistica lo conferma per quanto ricca di collaborazioni, progetti, produzioni discografiche. Ma quando il filo della memoria si dipana per approdare a quella stagione l’impressione, anzi la certezza, è che la collaborazione e l’amicizia con Fabrizio De André vanta davvero un posto speciale nel suo cuore, come l’amicizia con Demetrio Stratos. Ma quello con Faber fu l’incontro che qualifica una vita.
“E pensare – chiosa Pagani sorridendo – che mi volle, sospetto, anche perché da buon genovese con me che suonavo una miriade di strumenti poteva risparmiare”
N.B.: Prima di “Nuvole”, De André acquistò una barca a vela, da lui battezzata Jamin-a, come la canzone del 1984 contenuta in “Creuza de Mä”.Si imbarcarono ancora, Faber e Pagani, e per due mesi e mezzo di navigarono tra le isole e la costa della Grecia. Ma non produssero nulla, anzi. L’idea di un seguito di “Creuza” fu cassata.Anni dopo nacque però l’ennesimo capolavoro.
“E sono mille papaveri rossi, vol.3” è il titolo dell’omaggio a De André proposto dalla RSI in programma all’Auditorio Stelio Molo di Besso stasera alle 20.00. I posti in sala sono esauriti, ma è possibile seguire lo spettacolo online in diretta streaming.