Le lettere di Calvino alla moglie e la “damnatio memoriae” per la fidanzata
A chiusura delle iniziative legate al centenario di Italo Calvino, Mondadori pubblica un volume di “Lettere a Chichita” in cui si scopre anche qualche lato “segreto”, “privato”, dello scrittore
Il ricco anno calviniano si conclude con una «favolosa» mostra a Roma, curata da Mario Barenghi, sul rapporto dello scrittore con le arti visive. E trova un punto culminante in un magnifico ritratto di Ernesto Ferrero, Italo (Einaudi), che sorprende e commuove perché Calvino non è mai stato raccontato così da vicino.
Qualche mese fa è uscita una summa di Domenico Scarpa, Calvino fa la conchiglia (Hoepli), che ricostruisce la complessità e la varietà dell’opera, la coerenza e la vertigine funambolica, la «durezza» e la «mollezza» (parole di Scarpa). Un «catalogo» di Francesca Rubini illustra la diffusione di Calvino nel mondo (Carocci): traduzioni in 56 lingue.
E per finire Mondadori pubblica le Lettere a Chichita (1962-1963), a cura della figlia Giovanna. La quale ci ricorda i tre appuntamenti-chiave di suo padre con il destino: la Resistenza, la casa editrice Einaudi e Chichita, ovvero Esther Judith Singer, traduttrice argentina, incontrata a Parigi nell’aprile 1962. Sono lettere molto belle che precedono il matrimonio.
Calvino è un eccezionale epistolografo. Il 7 giugno ‘63 scrive da Torino un elogio dell’Emilia: «dà l’impressione che Stati Uniti e Unione Sovietica siano già diventati una cosa sola, le cooperative agricole comuniste inaugurano supermarkets ultramoderni (…), le fabbriche e le iniziative di questo popolo laborioso, euforico, allegro si moltiplicano, si moltiplica il consumo e la gioia di vivere, e i voti comunisti aumentano sempre». Più antipasoliniano di così non si può. A «Chichita angelo agnolotto amor mio» parla di politica (teme Paolo VI, «il papa del neocapitalismo»), di letteratura (vorrebbe scrivere come Fenoglio), di vita («qui piove a dirotto»), di lavoro e d’amore: «il calore estivo e la lontananza prolungata da te mi tengono in uno stato di desiderio phisico-espiritual tan agudo que no lo puedo exprimir si non in forma metaphorico-trascendental de intensidad de pensamiento oppure in forma di ululato: uuuuuuuuuuuuu!…».
A chi chiedeva perché tenere nascoste le meravigliose lettere a Elsa De Giorgi, amata negli anni precedenti, la famiglia e gli amici hanno sempre risposto arcigni e indignati, respingendo l’idea di curiosare la vita di Italo dal buco della serratura: si legga l’opera e basta. Eppure, Maria Corti ne auspicava la pubblicazione, parlandone addirittura come del carteggio d’amore più bello del Novecento. Dunque? La futura moglie è opera e l’ex fidanzata è pettegolezzo? Damnatio memoriae per la diva dei telefoni bianchi?
Articolo scritto per il “Corriere della sera”
Nell’immagine: Italo Calvino con la moglie Chichita