Dal pianto dell’adolescente nel 1954 al tormento dell’anziano settant’anni dopo
Allora l’entusiasmo di uno studente ticinese per Puskas e compagni, oggi il senso di un tradimento politico e culturale
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Allora l’entusiasmo di uno studente ticinese per Puskas e compagni, oggi il senso di un tradimento politico e culturale
• – Willy Baggi
Scavando alle radici della questione ucraina si incontrano anche i pensatori del movimento socialista, che non hanno contribuito a fare chiarezza
• – Yurii Colombo
Di fronte alle difficoltà che la democrazia incontra per garantire una libertà sostanziale cresce la tentazione di cambiare il modello liberal-democratico conquistato dopo la fine della guerra e della dittatura. E contro questa tentazione ha parlato ieri a Trieste il Presidente Mattarella
• – Redazione
Lo scrittore olandese ha vinto il premio De Sanctis per la Letteratura: “Il mondo è più vasto di un singolo Paese”
• – Redazione
«Per un’ecologia pirata… e saremo liberi!», un volume della politologa e femminista, edito da Tamu
• – Redazione
La scuola ticinese l'hanno fatta e gestita soprattutto i liberali, ma adesso, ohibò, a loro non piace più
• – Adolfo Tomasini
L'UE regolamenta i pesticidi in modo sempre più severo. Ma la Svizzera reagisce con esitazione, e scarica i rischi e i costi sulle famiglie
• – Redazione
Contro le aspettative dei realisti, le forze della litigiosa sinistra francese sono riuscite a mettere insieme un accordo e a combattere una straordinaria battaglia
• – Redazione
Proponiamo ai partiti democratici di attivarsi non solo in funzione della saltuaria richiesta di voto ma costantemente, con il riconoscimento e la promozione della dignità, della responsabilità e della partecipazione attiva dei cittadini al bene pubblico
• – Redazione
Alle elezioni anticipate di domani i Tory, al potere da 14 anni, rischiano di uscire da Downing Street con una sconfitta epocale. Un terremoto politico figlio della crisi del 2008 e della Brexit
• – Redazione
Allora l’entusiasmo di uno studente ticinese per Puskas e compagni, oggi il senso di un tradimento politico e culturale
Di domenica la sveglia del dormitorio suona alle 6 e 30, mezz’ora più tardi rispetto ai giorni della settimana. Sono agitatissimo: il prefetto dell’Internato mi ha autorizzato ad assistere, in una brasserie della vicina rue de Romont, alla finalissima della Coppa del Mondo di calcio. La Televisione svizzera, nata proprio in occasione di questa popolare e prestigiosa manifestazione, trasmetterà la gara nel pomeriggio. Si affronteranno l’Undici d’oro – definizione che passerà alla storia – della formazione ungherese e gli undici della Germania federale dell’Ovest. Sono un tifoso entusiasta di Puskas e compagni. Dalle Olimpiadi di Helsinki (1952), dove hanno conquistato la medaglia d’oro, dominano la scena del calcio internazionale. Agli avversari impongono un sistema tattico rivoluzionario nel quale le ali si scambiano la fascia, i terzini si sovrappongono, gli attaccanti retrocedono a recuperare palloni, Hidegkuti svolge il ruolo di finto centravanti per lasciare larghi spazi agli interni Puskas e Kocsis, vere punte di un sistema di gioco mai visto.
Ai mondiali del 1954, che si svolgono In Svizzera, la squadra di Ferenc Puskas disputa la fase preparatoria alla grande: 9 a 0 alla Corea del Sud e 8 a 3 alla Germania. Questa gara però priverà la compagine del suo faro, il numero 10 appunto, per le partite successive: il libero tedesco Werner Liebrich è entrato proditoriamente col piede a martello sulla caviglia del fatato piede sinistro di Puskas. Nonostante l’assenza del capitano, la squadra supera nei quarti il Brasile per 4 a 2 dopo una durissima partita con i cariocas molto fallosi. In semifinale, l’Ungheria vince anche contro l’Uruguay e pure per 4 a 2, ma solo dopo i tempi supplementari. E oggi, domenica 4 luglio, è arrivato il giorno dell’incoronazione dell’Undici d’Oro, chiamati anche Squadra d’oro (“Arany Csapat”)! È vero, in semifinale contro gli uruguagi gli ungheresi hanno mostrato qualche segno di stanchezza. La panchina è corta. A giocare sono quasi sempre i soliti 11. Ma oggi capitan Puskas pare ristabilito ed è di nuovo in campo.
Al fischio d’inizio, le restaurant dove mi trovo è stracolmo. Siamo tutti di parte. Dopo neppure 10’ gli ungheresi sono già sul 2 a 0, con reti di Puskas e di Czibor. Ma, fatto incredibile, i tedeschi riescono a pareggiare nei successivi 10’! Ciononostante la certezza degli avventori non viene scalfita: l’Uruguay non aveva forse rimontato due reti ed era poi crollato nei tempi supplementari? Purtroppo i tedeschi paiono più in palla e in condizioni fisiche migliori, favoriti anche da un campo reso più pesante dalla pioggia. A pochi minuti dalla fine Helmut Rahn trova il pertugio per bucare la porta di Grosics. Ci mettiamo tutti le mani nei capelli. Ma è mai possibile che l’Ungheria venga battuta proprio oggi, dopo quattro anni di successi? Siamo tutti in piedi. Gli ungheresi si riversano nella metà campo tedesca alla disperata ricerca del pareggio. Ed ecco che Puskas segna con un diagonale impossibile. Ci abbracciamo dalla gioia, giovani, adulti, anziani. Si va ai supplementari, proprio come contro l’Uruguay! La mazzata è repentina. La rete di Puskas è annullata per un fuorigioco inesistente, diranno poi numerosi esperti. Grosics, Bozsik, Kocsis, Hidegkuti, Czibor, Puskas, non coroneranno la loro fantastica cavalcata con la coppa Jules Rimet. L’allievo della seconda Commercio rientra in lacrime al St-Michel. Ce l’ha a morte con l’arbitro per aver negato il pareggio di Puskas. Nella sua mente quella sconfitta rimarrà la più grande ingiustizia nella storia di tutto lo sport, non solo di quella del calcio.
Quel giovane però non si sarebbe mai immaginato che due anni più tardi avrebbe aggiunto al pianto la rabbia, una rabbia resa furente dall’impotenza del mondo libero che, dopo Yalta, non se la sente di correre in difesa del popolo ungherese dapprima insorto poi schiacciato dall’intervento dei carri armati sovietici nei primi giorni del novembre 1956. Alcuni grandi nomi dell’ Undici d’Oro non torneranno in patria: Puskas andrà al Real Madrid, Czibor e Kocsis al Barcellona. Il nostro paese accoglierà numerosi profughi, tra i quali ottimi giocatori di calcio come Pazmandy, Nemeth, Makai che faranno la fortuna del FC Servette.
Oggi, 4 luglio 2024, quell’adolescente di settant’anni fa è ormai un ultraottantenne. I suoi ricordi sono più vivi che mai. Ma un profondo tormento ha preso il posto del pianto e della rabbia. L’Ungheria, che dopo il crollo del muro di Berlino è stata accolta nell’Unione europea come altri paesi dell’est europeo soggiogati da Mosca per più di quarant’anni; ebbene l’Ungheria di oggi, l’Ungheria illiberale del presidente Viktor Orban intrattiene legami sempre più stretti col boia del Cremlino. Nelle loro tombe Imre Nagy e Pal Maleter si stanno rigirando. Loro e tutte le vittime della rivoluzione dell’ottobre 1956 si sentiranno maledettamente traditi, anzi umiliati. A che è servito il loro sacrificio supremo?
L’autore, giornalista, è stato Capo Dipartimento Cultura e produttore di diversi programmi di approfondimento e di informazione della RSI
Nell’immagine: il monumento a Imre Nagy a Budapest, vicino al Parlamento ungherese
Le sanzioni occidentali impongono importazioni “triangolari” di qualità inferiore, e domina la Cina; legalizzati il commercio di prodotti contraffatti e forme di contrabbando;...
Si possono ancora affermare pubblicamente i principi di libertà, uguaglianza e solidarietà, magari attualizzandoli e rendendoli più concreti? E cosa si fa se a qualcuno non...