Dal nostro corrispondente da Mosca
Da qualche mese, a causa delle sanzioni imposte dai paesi occidentali dopo l’aggressione all’Ucraina, a Mosca molti “brand” e prodotti esclusivi sono diventati di difficile reperimento. Il fenomeno è diventato evidente solo negli ultimi mesi quando i magazzini si sono svuotati delle merci acquistate prima del 24 febbraio 2022, e le catene della logistica hanno iniziato a saltare. Il fenomeno è particolarmente vistoso anche perché la domanda di prodotti stranieri accresce la domanda di dollari ed euro (e in parte anche di yuan), indebolisce costantemente il rublo e accelera l’inflazione.
Si tratta principalmente della richiesta di elettronica e di elettrodomestici, di abbigliamento, prodotti per la casa, salute, estetica, e, last but not least, di automobili e pezzi di ricambio. La Russia ha reagito, a questa situazione, ri-legalizzando le “importazioni parallele”, una particolare forma di contrabbando che prevede l’importazione da paesi terzi rispetto a quello del produttore. La Federazione aveva vietato tale pratica nel 2002, quando era ancora desiderosa di attirare sul suo mercato i grandi produttori internazionali occidentali.
L’approvvigionamento di beni attraverso importazioni parallele nel 2023 è avvenuto in Russia principalmente attraverso triangolazioni con la Cina, gli Emirati Arabi Uniti, l’India, la Turchia, il Kazakistan, il Kirghizistan e l’Uzbekistan.
A giugno, il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha dichiarato che il fatturato commerciale tra Russia e Kazakistan nel 2022 aveva raggiunto la cifra record di 2.000 miliardi di rubli, nonostante le sanzioni. Ma le pressioni dell’Unione Europea sul Kazakistan sono diventate sempre più forti: così, il Presidente del Kazakistan, Kasym Tokayev, ha reagito dichiarando pochi giorni fa, durante un colloquio col cancelliere tedesco Olaf Scholz, che il suo paese d’ora in poi intende seguire senza ambiguità il regime di sanzioni contro la Russia.
Naturalmente, ci dice Dmitrij Svetlov, socio amministratore del Centro di assistenza legale per le attività economiche estere (“PravoVED”),“le importazioni parallele, cercando di sopperire alle richieste della domanda hanno i loro problemi, in primo luogo il costo per il consumatore”. Nel settore automobilistico non solo i classici marchi amati dai russi della classe medio-alta, come Mercedes, BMW, Porsche, sono aumentati più del 50%, ma sottolinea Svetlov, “i tempi di consegna dei ricambi stanno diventando lunghissimi”. Ce lo conferma un meccanico specializzato in pezzi di ricambi di auto sudcoreane, che ci chiede di rimanere anonimo: “I tempi di consegna sono spesso così lunghi che inevitabilmente dobbiamo proporre al cliente pezzi non originali, cinesi e persino russi, ben sapendo che ciò conduce a un deprezzamento dell’auto stessa”. L’alternativa sono le auto “made in China”, che già stanno circolando a decine di migliaia per le strade della capitale. La “Haval” propone il suo modello base di crossover a poco più di 2,1 milioni di rubli (circa 20.000 euro): come prestazioni non incanta, ma vanta una garanzia di 100.000 chilometri.
Nell’elettronica di consumo, le cose vanno anche peggio. Il telefono della Apple (IPhone 15) costa sulla Amazon russa (“Ozon”) circa 1800 euro, ovvero più di due volte che in Europa, e per giunta non ha la garanzia del produttore ma solo quella del rivenditore russo. Anche qui la soluzione è il telefonino cinese. Si sta determinando, nella viva realtà quotidiana, quanto era già stato previsto con l’inizio della guerra: per non dipendere dalla tecnologia occidentale la Russia finirà per dipendere da quella cinese.
Nel mercato della cosmetica, dove giganti come l’Oréal hanno abbandonato precipitosamente il mercato russo, per ora la Cina può far poco: ci si deve dunque affidare ai prodotti russi, poco amati dalle moscovite. Qualche giorno fa, in un supermercato, a una signora che chiedeva un noto shampoo italiano, la cassiera ha risposto: “non vendiamo prodotti d’importazione!”. Una frase che fa subito venire in mente l’URSS brezneviana, quando l’autarchia era completa, o quasi, e le donne russe fremevano per i profumi bulgari.
Sono tornati in gran voga ovviamente anche i prodotti contraffatti, e la Duma (il parlamento russo) con una legge ad hoc ha dato persino il semaforo verde alla loro vendita online e nei negozi. Scarpe Adidas e Nike contraffatte vengono vendute su “Ozon” senza alcuna segnalazione sull’originalità: solo il compratore smaliziato è il primo a sapere che le scarpe da tennis di un famoso brand non possono costare l’equivalente di 8 euro, consegna a domicilio compresa.
Si tratta di una trasformazione radicale negli stili e nei modelli dei consumi dei russi, soprattutto nelle grandi città ‘europee’ della Federazione. Mutamenti in corso, che avranno ricadute ancora poco prevedibili sulle subculture consumistiche del Paese.
Nell’immagine: una vecchia pubblicità dell’Oréal per il mercato russo