Diventare svizzeri non è facile
L’iniziativa popolare federale “Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia)” chiede di rendere più semplice la procedura di naturalizzazione
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L’iniziativa popolare federale “Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia)” chiede di rendere più semplice la procedura di naturalizzazione
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L’iniziativa popolare federale “Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia)” chiede di rendere più semplice la procedura di naturalizzazione
Diventare svizzeri non è facile. Lo aveva piegato bene il bel film di Rolf Lyssi nel 1978, Die Schweizermacher, “Il fabbricasvizzeri”, una satira pungente sulla trafila a cui si devono sottoporre gli stranieri che scelgono di diventare svizzeri. In quasi cinquant’anni, le condizioni per accedere alla nazionalità elvetica non sono migliorate. Unica eccezione, la facilitazione introdotta nel 2018 per gli stranieri di terza generazione. Una proposta dell’allora consigliera nazionale socialista Addolorata Marra, un nome che richiama afflizioni meridionali, infatti la sua famiglia ha origini pugliesi. “La Svizzera deve riconoscere i propri figli”, diceva Ada Marra quando nel 2008 ha promosso un’iniziativa parlamentare per facilitare, almeno, la naturalizzazione delle terze generazioni. Una riforma accettata in votazione popolare nove anni dopo.
In quanto a naturalizzazioni, la Svizzera è fanalino di coda. Superata solo dalla Corea, secondo i dati del Global Citizenship Observatory, che si basa sulle condizioni previste dalle legislazioni in materia di cittadinanza, come ha spiegato qui Agnese Zucca, co-promotrice del Comitato nazionale dell’Iniziativa per la democrazia.
Ottenere la cittadinanza elvetica è un percorso complesso. Bisogna dimostrare di essere un cittadino al di sopra di ogni sospetto, aver vissuto almeno dieci anni in Svizzera, almeno cinque in Ticino e tre nel Comune di richiesta. Queste norme sono cantonali e discutibili: se la cittadinanza è nazionale, non dovrebbero esserci regole diverse fra i Cantoni. Altra condizione è di non aver beneficiato dell’aiuto sociale durante i dieci anni che precedono la domanda. Poi, alla fine della procedura, bisogna sostenere un’esame. Una cinquantina di domande sui temi più disparati che concernono il nostro Paese. Un test che sarebbe interessante proporre, per esempio, ai deputati del Gran consiglio o dell’Assemblea federale, per vedere se i nostri eletti sono degni di essere svizzeri.
Per cambiare questo stato di cose, l’anno scorso l’alleanza della società civile Azione Quattro Quarti ha lanciato l’iniziativa popolare “Per un diritto di cittadinanza moderno (iniziativa per la democrazia)”. L’iniziativa chiede “un cambio di paradigma nel diritto della cittadinanza elvetico: chiunque viva qui stabilmente e soddisfi criteri oggettivi ed esaustivi deve aver diritto alla naturalizzazione – precisa il Comitato promotore-. La procedura di naturalizzazione deve essere semplificata e si deve porre fine all’arbitrarietà che spesso prevale oggi. Ciò consentirà di sviluppare ulteriormente la democrazia, per tutti e tutte coloro che qui sono a casa”.
Una riforma in questo ambito è più che necessaria, per offrire opportunità e diritti anche ai cittadini che contribuiscono al benessere di questo Paese senza essere riconosciuti a pieno titolo.
L’iniziativa per la democrazia propone di modificare la Costituzione, specificando che hanno diritto alla cittadinanza gli stranieri che: “soggiornano legalmente in Svizzera da cinque anni, non compromettono la sicurezza interna ed esterna della Svizzera e hanno conoscenza di base di una lingua nazionale”. La Svizzera è una Willensnation, un’unità territoriale in cui vivono etnie diverse, con quattro lingue e culture. Il carattere specificatamente nazionale è da sempre fluido e con le immigrazioni dell’ultimo secolo ancora di più. Negli anni settanta si è diffuso un vento xenofobo e razzista con le iniziative Schwarzenbach contro l’inforestieramento (“Cercavamo braccia, sono arrivati uomini”, ammonì Max Frisch). Poi ci ha pensato l’Unione Democratica di Centro, diretta dal tribuno Christoph Blocher, a lanciare strali contro gli stranieri, condizionando la politica svizzera degli ultimi decenni e ancora oggi, visto che propone di frenare soprattutto l’immigrazione di chi viene in Svizzera per lavorare contribuendo al benessere del Paese.
È ora di migliorare la nostra democrazia rendendo tutti gli abitanti di questo Paese cittadini allo stesso modo, con gli stessi diritti e doveri. La Svizzera solidale deve prendere il sopravvento e indirizzare il Paese verso l’apertura, accettando e accogliendo tutta la popolazione che lo desidera. Come ricordato, sette anni fa più del 60% dei votanti ha approvato la proposta di concedere la naturalizzazione agevolata degli stranieri di terza generazione. Un piccolo passo, ma un bel risultato. È ora di replicare questo successo. Bisogna fare un passo avanti sostenendo l’iniziativa per la democrazia per un diritto di cittadinanza moderno.
Nell’immagine: una scena di “Die Schweizermacher”
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