Di Sami al-Ajrami, La Repubblica
Durante la notte ci sono sempre bombardamenti aerei su Rafah e a volte i jet israeliani volano molto bassi, radenti al suolo, e infrangono la barriera del suono. Lo fanno apposta perché così il rumore fortissimo spaventa la gente. Ho trovato una sistemazione a Rafah, in una cantina assieme ad altre persone, e per adesso vengo qui in città perché è l’unico posto dove riesco a trovare connessione.
C’è molto pessimismo, tutti dicono che gli israeliani attaccheranno alla fine del mese di Ramadan o anche prima. Netanyahu è convinto che senza attacco a Rafah non ci sarà la vittoria contro Hamas e la gente teme che per l’offensiva sia soltanto questione di giorni.
Dirigenti di Hamas che lasciano Gaza
Ci sono tanti dirigenti di Hamas che lasciano Gaza attraverso confine egiziano, loro e le loro famiglie. Il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf al Qadra, è andato via dalla Striscia ed è in Egitto. Il portavoce della polizia di Hamas, Iman Batanji, ci ha tentato. In molti stanno mettendo in salvo loro e le loro famiglie.
Hamas ha portato la guerra dentro la Striscia e sulla testa della popolazione, ha scatenato il conflitto, e ora lascia la popolazione ad affrontare le conseguenze. Del resto già prima della guerra i leader di Hamas come Ismail Haniyeh avevano lasciato Gaza, ora tocca alle seconde file, la gente è molta frustrata quando sente queste notizie e si sente lasciata a soffrire.
Il resto del gruppo con il quale mi sono mosso per sfuggire alla guerra è in una tenda sulla spiaggia, donne, anziani e bambini, e anche per loro queste notti sono terrificanti. Ci sono molte operazioni militari a Khan Yunis, troppo vicino alla loro area, ci sono stati colpi sparati a caso dai carri armati, uno è finito vicino ma non ci sono stati feriti. In teoria è una zona che era stata indicata dagli israeliani per chi voleva evacuare dalla zone dove si combatte, ma non ci sono zone sicure a Gaza, nemmeno in quell’angolo che ci sembrava intoccato. Lì dove sono non c’è connessione e questo aumenta l’incertezza, io vado e vengo ma non possono restare lì perché voglio restare connesso e sapere che cosa succede.
Il molo Usa
La gente guarda la costruzione del molo sul mare da dove arriveranno le navi con gli aiuti, è un molo costruito con le macerie degli edifici buttati giù dalle bombe, ma è scettica. Perché l’America vuole costruire quel molo per portare cibo, si chiedono, basterebbe far entrare le centinaia di camion con gli aiuti che stanno fermi appena al di là del muro, si vede che non c’è la volontà di farlo. La paura è che alla fine della guerra Israele vorrà spingere i palestinesi fuori da Gaza e mandarli da qualche altra parte, in qualche altro Stato, e che a nessuno sarà permesso restare. Sono le condizioni stesse della vita a Gaza che, quando la guerrà finirà, ci spingeranno via – se sarà possibile. Israele spremerà la popolazione fuori dalla Striscia.