Immigrazione: l’Europa innalza muri e sbarramenti
Linea dura nell’ambito delle politiche migratorie, di cui si fatica a comprendere l’utilità. Il 2023 l’anno peggiore per le morti in mare. Ma i governi non sembrano intenzionati a cambiare direzione
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Linea dura nell’ambito delle politiche migratorie, di cui si fatica a comprendere l’utilità. Il 2023 l’anno peggiore per le morti in mare. Ma i governi non sembrano intenzionati a cambiare direzione
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• – Redazione
Linea dura nell’ambito delle politiche migratorie, di cui si fatica a comprendere l’utilità. Il 2023 l’anno peggiore per le morti in mare. Ma i governi non sembrano intenzionati a cambiare direzione
Il peggior numero di sempre, che non sembra destinato a calare nel prossimo futuro. Il 2024 si è aperto, il 3 gennaio, con un naufragio a largo di Sfax, in Tunisia, con 35 vittime del mare. Tra Natale e quella data le persone migranti morte e disperse al largo della Libia in quattro naufragi differenti erano già 108.
Dal 2014, l’agenzia delle Nazioni Unite ha censito almeno 28.320 uomini, donne e bambini che hanno perso la vita cercando di raggiungere l’Europa. Un computo che rimane tuttavia approssimativo, spesso basato sui racconti di chi è riuscito a sopravvivere e a raggiungere miracolosamente le coste d’approdo.
Secondo l’UNHCR (Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), nel 2023 almeno 264.371 richiedenti asilo sono entrati in Europa via mare e via terra: un aumento del 66% rispetto all’anno precedente e la cifra più alta dal 2016.
Eppure, il 2023 ha visto l’Europa attuare e praticare misure sempre più drastiche per frenare l’arrivo dei migranti, tant’è vero che le operazioni di ricerca e salvataggio in mare delle ONG che sono state rese sempre più difficili. Avviati con proclamato successo anche i partenariati che tanto piacciono all’Unione Europea. Accordi che scambiano denaro per respingimenti, patti che esternalizzano le frontiere.
Il 2023 ha visto la nascita del Memorandum tra Unione Europea e Tunisia. Un accordo da 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) con il quale Tunisi è stata chiamata a svolgere un ruolo di pattugliamento delle frontiere simile ai precedenti accordi siglati con Tripoli e a fermare l’afflusso di rifugiati nei paesi europei.
La Tunisia è da tempo un paese di arrivo per i migranti sub-sahariani. Ma la difficile situazione economica e la “caccia al nero” iniziata ancora nel 2022 hanno innescato un esodo verso le coste europee. Uomini e donne, bambini e bambine, costretti a fuggire dopo che il presidente tunisino Kaïs Saïed aveva chiesto “misure urgenti” contro l’immigrazione irregolare di cittadini provenienti dall’Africa subsahariana, accusandoli di crimini e di complotto oltre che di cambiare pericolosamente la composizione demografica del paese.
Lo scorso anno la Tunisia ha superato la Libia come principale punto di imbarco per le persone dirette dall’Africa all’Europa. L’ONU stima che 96.175 persone che hanno raggiunto le coste italiane lo scorso anno siano partite dalla Tunisia, rispetto alle 29.106 dell’anno precedente.
L’accordo raggiunto recentemente con la Tunisia appare perfettamente rientrare in un quadro strategico che caratterizza l’idea di “cooperazione” da parte dell’UE in materia di migrazione. La stessa linea che i governi sembrano essere intenzionati a perseguire anche con il nuovo anno.
Von der Leyen ha definito il citato accordo con la Tunisia un “progetto” per accordi futuri, e la Commissione Europea ha anticipato che accordi simili sono in cantiere con Marocco, Egitto e Sudan. Nel 2024, l’Europa continuerà a cercare nuovi partner per “scaricare” i richiedenti asilo. Dal Ghana alla Georgia, dal Ruanda all’Albania, l’UE è alla ricerca di nazioni che trattengano le persone vulnerabili per non farle raggiungere le coste europee.
Così si alzano i muri della fortezza Europa. E chi fugge, dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni, rimane chiusi fuori, mentre là dentro ci si perde nel labirinto di una politica che non funziona, fatta per lo più di slogan, di propaganda per non guardare in faccia alla realtà.
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Lo abbiamo amato dal primo momento. Non capivamo un acca, però ci piaceva