DES MOINES (IOWA). «Il 2023 è stato un buon anno. Ma per Putin e Trump», dice William Kristol, intellettuale e politologo, che si definisce «nonostante tutto, ancora neoconservatore, ma ex repubblicano». Ha fatto il capo dello staff di Dan Quayle, allora vicepresidente di Bush senior, ha consigliato presidenti e segretari di Stato, ha fondato riviste e think tank con lo storico Robert Kagan, ed è stato uno dei maggiori sostenitori dell’intervento contro Saddam Hussein.
Perché Trump la spaventa più oggi che nel 2016?
«Non ci sono più le protezioni attorno a lui che esistevano nel primo mandato. E non arriveranno stavolta i McMaster o i Mattis a contenerlo o Paul Ryan al Congresso. Se conquisterà la Casa Bianca, non avrà limiti».
La base di Trump è granitica dimostra il voto in Iowa, e i processi e le incriminazioni non lo indeboliscono. Da dove deriva questa forza?
«Trump è intelligente, astuto, molto più abile di come viene dipinto dai rivali. E solo riconoscendogli queste doti si può battere, sottovalutarlo è stolto. Il suo elettorato è fideista e lo considera un mito, il trumpismo è un culto. I focus group cui partecipo evidenziano che gli elettori di Donald Trump non hanno ricordo della sua presidenza o la vedono con lenti distorte. Non tengono conto dei disastri, degli errori commessi. Dicono che nei quattro anni di Trump non c’era l’inflazione e il mondo era in pace. E questo basta per alimentare quella narrativa che si stava meglio con lui che con Biden. Poi quest’anno Trump ha un vantaggio in più».
Quale?
«Si è sdoppiato, è un candidato contemporaneamente anti-establishment e di esperienza di governo. Serve far funzionare Washington? Io sono la persona giusta perché l’ho già fatto, dice. Washington è paralizzata? Bisogna cambiarla. Governo e populismo insieme».
Biden ha commentato l’esito in Iowa dicendo che è chiaro chi sarà il suo rivale e ha precisato che le elezioni sono fra «me e voi contro i repubblicani estremisti Maga»: fa bene a impostare la campagna elettorale sulla difesa della democrazia?
«Può funzionare, ma Biden è debole. Gli americani quando lo osservano pensano alla sua età, non a quel che ha fatto. E aggiungo, pure bene. Non credo sia il candidato più forte da opporre a Trump».
Che America è quella che boccia un presidente che, cito le sue parole, «sta facendo bene»?
«L’elettorato è irrazionale, talvolta agisce a impulsi. Molti americani ritengono che le cose siano fuori controllo e che prima – con Donald – non era così. I social e i network conservatori cavalcano questi sentimenti creando una narrazione negativa per Biden e favorendo Trump».
L’inflazione però è un problema reale, molti cittadini lamentano di aver portafogli più vuoti di un tempo.
«Vero, poi se hai meno di 45 anni non hai mai vissuto in un’epoca ad alta inflazione, allora è tutto nuovo e inquietante. Eppure, se i prezzi sono saliti, anche i salari sono aumentati. Così come gli assegni delle pensioni. Ora l’inflazione sta scendendo, ma ci si ricorda di quando i prezzi erano bassi, non che adesso stanno calando. È questa l’irrazionalità, l’incapacità di mettere le cose in una giusta prospettiva».
Cosa ha sbagliato Biden?
«A non fare un solo mandato. L’età è un handicap, inutile accampare scuse. Oggi avrebbe le mani libere sui temi di sicurezza nazionale e politica estera e tratterebbe con il Congresso senza condizionamenti. E inoltre ci sarebbe una nuova generazione di democratici in rampa di lancio».
Anche Reagan nel 1984 era il candidato più anziano di sempre. Aveva 73 anni e si candidò per un secondo mandato. Poi stravinse…
«Dentro l’Amministrazione si dibatteva, ma attorno a Reagan c’erano persone del calibro di George Bush, vicepresidente, di James Baker e George Shultz. Rassicuravano tutti con la loro presenza. Blinken non è una figura pubblica. E non ha forza nemmeno Kamala Harris».
Il duello bis fra Biden e Trump non piace agli americani. Scommetterebbe oggi a primarie avviate che l’epilogo è scritto?
«Entrambi conquisteranno la nomination prima del Super martedì del 5 marzo. Da quel giorno ci domanderemo: ma non c’era un cinquantenne preparato, un ex militare un uomo d’affari pronto per correre?».