Il giro di vite di Pechino contro i giganti tecnologici
Altro cartellino rosso per Jack Ma e la sua Alibaba, multata per 2,8 miliardi di dollari
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Altro cartellino rosso per Jack Ma e la sua Alibaba, multata per 2,8 miliardi di dollari
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Altro cartellino rosso per Jack Ma e la sua Alibaba, multata per 2,8 miliardi di dollari
Il messaggio di Pechino è forte e chiaro: i giganti della tecnologia non devono e non possono diventare troppo influenti, rischiando di minare il potere del partito.
La multa di 2,8 miliardi di dollari inflitta ad Alibaba per aver violato le leggi antitrust conferma l’intenzione del presidente cinese Xi Jinping di rafforzare il controllo di Internet e consolidare la sua posizione. Pur adottando meccanismi di mercato, la Cina cerca di mantenere un ordine economico guidato da imprese statali, con, al centro, il settore finanziario controllato dal governo.
Alibaba è accusato di aver violato le regole anti-monopolio del commercio online e di danneggiare la competizione e i consumatori. Pechino sostiene di voler promuovere una “giusta concorrenza”. Altre 12 società tecnologiche sono state multate negli ultimi mesi, tra cui Tencent e Baidu, ma quella di Alibaba è la sanzione più alta mai imposta ad un’azienda che opera in Cina. La cifra rappresenta il 4% delle vendite del colosso del commercio online nel 2019 e il 12% dell’utile netto per l’anno terminato a marzo 2020.
Jack Ma, a capo del gruppo, è da tempo nel mirino di Xi Jinping. Già lo scorso novembre il governo intervenne, bloccando l’ingresso in borsa di Ant group, il braccio finanziario di Alibaba. Avrebbe dovuto essere la più alta quotazione della storia, ma secondo le autorità Ant non era in linea con le nuove regole governative sulla concessione di micro-finanziamenti attraverso piattaforme web.
Diversi analisti sono d’accordo nel dire che il settore è poco regolato. Negli anni Alibaba, motore dello sviluppo tecnologico in Cina, ha ricevuto un ampio sostegno dal governo, a cominciare dall’esclusione di Facebook e Google dal mercato interno. Ma la rapida crescita di queste società ha cominciato a scontrarsi con gli interessi dello Stato, soprattutto quando i servizi di Ant hanno invaso il campo finanziario controllato dalle banche statali.
Pechino non ha apprezzato le critiche di Jack Ma al sistema finanziario e bancario, pronunciate in un discorso pubblico l’ottobre scorso. Da allora non solo l’imprenditore miliardario ha matenuto un basso profilo, ma ha poi dichiarato di volersi dedicare alla “beneficenza”. Secondo il Financial Times, il governo avrebbe anche bloccato le nuove iscrizioni all’accademia elitaria creata proprio da Ma a Hangzhou, forse per limitare il numero di nuove leve allineate con il suo pensiero.
Si sussurra che la crescita di Alibaba sia stata sostenuta da persone legate al cosiddetto circolo di Shanghai, guidato dall’ex presidente Jiang Zemin e che quindi Xi stia penalizzando Alibaba per indebolire figure potenti con legami potenti, nella speranza di restare alla guida del Paese senza grattacapi.
E la campagna cinese sta già influenzando il modo in cui operano i giganti tecnologici a dimostrazione che, malgrado lo sforzo per convincere gli investitori che il settore tecnologico opera indipendentemente dal partito comunista, è importante rimanere nelle grazie di Pechino per sopravvivere.
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