«Credo che la portavoce di Glencore non avrebbe potuto fare meglio. Non si è mai visto un impegno così da parte di un Consigliere federale. Un impegno, però, fondato sulle menzogne […] Posso capirlo da un oppositore, da un’azienda, ma non posso tollerare che un membro del Governo, e certamente non una ministra della giustizia, invii un messaggio distorto alla popolazione. Da un punto di vista istituzionale ciò è inquietante».
Con queste parole, nel novembre 2020, Dick Marty aveva commentato per area l’operato della consigliera federale Karin Keller-Sutter nella campagna per l’Iniziativa multinazionali responsabili, una delle più accese degli ultimi anni. La votazione è stata infatti estremamente combattuta: sebbene la popolazione abbia votato a favore dell’iniziativa con il 50,7%, la stessa fallì a causa della maggioranza dei cantoni, soprattutto quelli più piccoli e conservatori.
Alla testa di quell’ampia alleanza della società civile che, per poco, non riuscì ad avere la meglio delle più potenti e ricche organizzazioni padronali vi era lui: Dick Marty. Co-presidente del comitato d’iniziativa, l’ex magistrato e politico ticinese è stato uno dei pochi membri del PLR a profilarsi contro l’impunità delle multinazionali elvetiche. Lo ha fatto senza sosta, per anni, senza lesinare critiche ai due Consiglieri federali del suo partito.
Nel gennaio 2019, sempre per area, biasimò la visita «deplorevole» di Ignazio Cassis ad una miniera di Glencore in Zambia: «Ritengo questa visita una caduta di stile impressionante», affermò. Il viaggio avvenne proprio mentre erano in corso le discussioni parlamentari sul controprogetto all’iniziativa. Un timing che per Marty non fu casuale, bensì una «mossa voluta, pilotata da certi ambienti economici».
Più che Cassis, però, il vero avversario “interno” per Marty fu l’allora ministra della giustizia Karin Keller Sutter. Quest’ultima si era esposta in prima persona per contrastare l’iniziativa e favorire un insipido controprogetto governativo. Una controproposta farlocca arrivata all’ultimo momento e che, in realtà, come dimostrato da alcune inchieste giornalistiche, era stata ideata su suggerimento di SwissHoldings, l’organizzazione mantello delle multinazionali. Nella corsa finale verso il voto, allorché i sondaggi davano l’iniziativa in crescita di consensi, KKS mise poi in piedi un vero e proprio team di campagna composto dai membri del suo staff. Obiettivo: affiancarsi ai comitati contrari delle lobby economiche e cercare di convincere gli elettori indecisi. In particolare quelli dell’allora PPD, influenzati da una Chiesa fortemente schierata a favore dell’iniziativa.
A tre anni di distanza dal voto, ecco giungere la conferma della “verità irriverente” delle parole espresse post voto da Dick Marty. In un rapporto pubblicato a fine novembre 2023, la Commissione della gestione del Consiglio nazionale (CDG) ha criticato senza troppi giri di parole Karin Keller-Sutter, colpevole proprio di non avere informato gli elettori in modo proporzionato durante la campagna per l’iniziativa multinazionali responsabili. Secondo il rapporto, la comunicazione di KKS «si è focalizzata più sul rifiuto dell’iniziativa che sull’informazione dei cittadini» con l’obiettivo «di cambiare l’opinione pubblica». La CDG conclude che «le modalità di comunicazione previste hanno oltrepassato il confine tra informazione e campagna» e «non sono state quindi conformi al principio di proporzionalità». Insomma, per dirla alla Dick Marty, «la portavoce di Glencore non avrebbe potuto fare meglio».
P.S,: Lo scorso mese di novembre, Dick Marty ha partecipato ancora ad alcune riunioni della Coalizione multinazionali responsabili. In progetto vi è infatti il lancio di una nuova iniziativa. L’Ue ha approvato da poco la versione finale della direttiva europea sulla responsabilità delle multinazionali. Di conseguenza, la Svizzera rischia di diventare un’isola di impunità a livello europeo. Il solito ritardo elvetico, un déjà-vu con la regolamentazione finanziaria e con il segreto bancario.