L’improvviso amore di Putin per i talebani non è una buona notizia
Dal nostro corrispondente da Mosca Dopo 21 anni la Federazione Russa ha deciso di rimuovere il movimento dei Talebani dalla propria lista delle organizzazioni considerate...
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Dal nostro corrispondente da Mosca Dopo 21 anni la Federazione Russa ha deciso di rimuovere il movimento dei Talebani dalla propria lista delle organizzazioni considerate...
• – Yurii Colombo
Chi ricorda ancora che una generazione di giovani americani pagò un prezzo altissimo per sconfiggere il nazismo in Europa?
• – Redazione
Nella città sulla Limmat la carenza di alloggi a prezzi ragionevoli è diventata un problema sociale: l’affitto di un tre locali può arrivare a 7.000 fr. al mese. Ma dov’è l’amministrazione ‘rossa’?
• – Simona Sala
Una società che privilegia la rendita rispetto al lavoro produttivo erode le basi del proprio futuro economico
• – Spartaco Greppi e Christian Marazzi
Il centrodestra sfida il Partito Democratico che da mezzo secolo governa il capoluogo toscano. Con argomenti sentiti da molti, ma soluzioni discutibili. All'orizzonte, tra due settimane, un ballottaggio
• – Michele Ferrario
Israeliani-Palestinesi, ipotesi su una pace che ancora non si vede - Di Martino Rossi
• – Redazione
«Contro i curdi si applica la legge antiterrorismo: tutte le attività politiche vengono criminalizzate. Lo si vede in queste sentenze. Possono anche rilasciarci, non significa che siamo liberi». Intervista a Sebahat Tuncel, prima deputata curda eletta dal carcere e ora condannata in Turchia nel maxi processo Kobanê: 108 imputati dell’Hdp e centinaia di anni di galera
• – Redazione
Sperduti, in carcere e infelici. I collaboratori del dissidente sono divisi tra liti interne e odi generazionali. Svanisce il sogno dell’antiputinismo.
• – Redazione
La ‘mia’ Normandia e il desiderio di un ottantesimo anniversario diverso
• – Aldo Sofia
Cos’hanno in comune un tifoso di hockey su ghiaccio, un’attivista ambientalista, e un palestinese di Gaza? Sono tutti membri di gruppi utilizzati per sperimentare metodi di controllo e di sorveglianza personali o collettivi; metodi che continueranno a imporci nuovi comportamenti. A meno che…
• – Boas Erez
Dopo 21 anni la Federazione Russa ha deciso di rimuovere il movimento dei Talebani dalla propria lista delle organizzazioni considerate “estremiste e terroriste”. Una notizia che era da tempo nell’aria e che potrebbe essere commentata solo in chiave propagandistica al fine di mostrare come il regime di Putin in modo del tutto spregiudicato, coltivi le più reazionarie alleanze in giro per mondo. Una denuncia sicuramente necessaria ma che rischia di non cogliere, allo stesso tempo, le dinamiche che si vanno delineando in un’area del mondo d’importanza strategica ma sconosciuta ai più.
ll ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha sostenuto che la decisione “riflette una realtà oggettiva” dove “oggettivo” starebbe per “reciprocamente vantaggioso”. Alec Bertina analista di “Militant Wire”, un’agenzia di ricerca che segue i gruppi militanti islamici, sostiene che la rimozione dei Talebani dalla lista nera del terrorismo da parte di Putin sarà l’inizio di un “matrimonio di mutua convenienza”.
La Russia è uno dei pochi Stati al mondo che cerca attivamente di rafforzare le proprie relazioni con l’Emirato islamico.
Non solo l’ideologia talebana di opposizione ai valori occidentali si sovrappone alle narrazioni anti-occidentali della Russia, ma altri vantaggi della cooperazione potrebbero includere l’accesso a nuove rotte commerciali (attenuando l’effetto delle sanzioni occidentali) e l’accrescimento della reputazione di Mosca come alleato del Sud globale.
I rapporti tra Putin e la fazione islamica afgana non sono sempre stati in realtà idilliaci: ai tempi di Eltsin i Talebani avevano riconosciuto l’indipendenza della Cecenia e nel 2001, l’appena eletto Putin, aveva sostenuto l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Ma le cose sono cambiate velocemente negli ultimi tre anni. Dopo la l’ignominiosa fuga americana dell’agosto 2021 da Kabul, l’ambasciata russa è rimasta aperta e la diplomazia di Mosca ha riniziato a tessere la tela che si era lacerata con l’invasione del 1979.
Dagli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta, l’Unione Sovietica aveva alacremente operato per sviluppare le infrastrutture afgane con la costruzione di impianti di irrigazione, ponti, aeroporti e strade.
Mosca oggi si dichiara interessata – senza voler influenzare la vita interna del Paese – a tutta una serie di progetti ambiziosi che coinvolgono l’Afghanistan: ad esempio, la costruzione del gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India e della ferrovia trans-afghana che collega l’Uzbekistan al Pakistan. Ma questi progetti sono ben lontani dall’essere realizzati: in prima luogo perché la Russia ha cronici problemi di disponibilità di capitali da investire e in secondo luogo a causa dei problemi di sicurezza in Afghanistan.
L’anno scorso la Russia avrebbe promesso di fornire all’Afghanistan 1 milione di tonnellate di benzina e 2 milioni di tonnellate di grano all’anno. Tuttavia sembra che alla fine le consegne siano state ben poca cosa anche se a Kabul ci si accontenta visto che le alternative su cui possa fare conto sono scarse, se non nulle.
L’Afghanistan vorrebbe beneficiare dello sviluppo del corridoio corridoio commerciale Lapis-Lazuli, che collega l’Afghanistan a Istanbul e all’Europa, e della linea ferroviaria Uzbekistan-Afghanistan-Pakistan. Ma ha bisogno disperatamente, in questo orizzonte, di accrescere la sua credibilità internazionale e la Russia può far qualcosa in questo senso usando le alleanze che ha già: la sua l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e l’Unione Economica Eurasiatica (un’unione economica di cinque Stati post-sovietici).
La crescente cooperazione tra i Talebani e la Russia ha anche implicazioni in relazioni in corso tra Russia e Occidente. Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, Mosca ha cercato di convincere altre nazioni a sostenere la sua visione strategica dei motivi della guerra in Ucraina.
Questa versione della storia e della politica posiziona la Russia come protettrice delle religioni e dei valori tradizionali e la colloca tra le principali civiltà mondiali, contrapponendola all’Occidente “senza Dio”. Inoltre, formalmente la Russia riconosce il diritto delle civiltà di esistere e svilupparsi all’interno dei propri orizzonti valoriali.
Nel 2022, Putin ha sostenuto in un discorso che: “La vera democrazia in un mondo multipolare riguarda principalmente la capacità di […] ogni civiltà di seguire il proprio percorso e organizzare il proprio sistema socio-politico. Se gli Stati Uniti o i Paesi dell’UE godono di questo diritto, allora anche i Paesi dell’Asia, gli Stati islamici, le monarchie del Golfo Persico… hanno certamente questo diritto”.
Last but not least la Russia ha bisogno di buone relazioni con i Talebani per più prosaiche ragioni di sicurezza.
“L’Occidente ha messo una bomba a orologeria abbandonando un’enorme quantità di armi durante la ritirata oggi vengono utilizzate per intensificare la lotta tra gruppi intra-afghani, vendute al mercato nero e cadono nelle mani di terroristi in Paesi terzi”, tra cui il più pericoloso sarebbe stato l’ISIS aveva sostenuto l’ex capo del FSB. Peccato che solo qualche settimana dopo, a fronte del sanguinoso attacco terroristico di una fazione dello Stato Islamico al teatro “Crocus City Hall” di Mosca dello scorso marzo, il governo russo, avrebbe derubricato – senza prova alcuna – questo gruppo a marionetta ucraina finanziata dagli Usa. E peccato che gli esperti della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, commentando il crescente numero di terroristi nel Paese, abbiano elencato il gran numero di amnistie concesse negli ultimi anni dai nuovi padroni di Kabul: il governo talebano ha rilasciato diverse migliaia di persone dal carcere negli ultimi due anni, molte delle quali si sono riunite in nuove cellule terroristiche.
Il fenomeno dei signori della guerra in Centro Asia è favorito dalla disastrosa situazione economica dell’Afghanistan dove secondo le agenzie internazionali “la disoccupazione ha raggiunto il 95%. Circa 23 milioni di afghani hanno bisogno di aiuti alimentari d’emergenza. Oltre 4 milioni di sfollati interni sono sull’orlo della fame”. Secondo le stime della Banca Mondiale, nei due anni successivi all’ascesa al potere dei Talebani, l’economia dell’Afghanistan – già il Paese più povero del mondo – si è ridotta del 25%. Malgrado ciò il governo di Putin si è ben guardato fino ad oggi dall’inviare significativi aiuti alimentari al Paese islamico, preferendo provare a controllare attraverso i paesi dell’ex-Urss della regione i grandi flussi del mercato della droga che non a caso si muovono verso l’Europa, inondando di stupefacenti le capitali occidentali.
Nell’immagine: Mosca, Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, al centro, e i rappresentanti del governo afghano e dei talebani
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