Di Liliana Milella, La Repubblica
Ci dica subito Carla Del Ponte, lei che per l’Onu ha fatto parte della commissione d’inchiesta sulla Siria ed è stata procuratrice del caso Milosevic, che impressione le ha fatto leggere la decisione dell’Aia?
«Non ci si poteva aspettare un verdetto diverso da quello che è stato emanato. Era chiaro che la Corte, dopo l’istanza del Sudafrica, doveva esprimersi sul genocidio denunciato e sulle attività belliche di Israele nella striscia di Gaza».
La decisione è stata una, ma si parla di divisioni nella Corte…
«Lo si capisce bene anche dalle misure decise e via via citate nell’ordinanza, perché a ognuna di esse vengono indicati i nomi dei giudici che sono d’accordo e di quelli che invece sono contrari».
Lei parlerebbe di un vincitore e di un perdente?
«Assolutamente no. Innanzitutto perché questa non è una sentenza esecutiva, ma un’ordinanza, ossia contiene delle indicazioni di comportamento per Israele nella Striscia di Gaza. E sono indicazioni, purtroppo, che non hanno neppure un carattere costrittivo».
Che vuol dire? Quindi Israele può anche ignorarle?
«Esattamente, può ignorarle o può criticarle, proprio come ha già fatto».
La Corte però non ha neppure chiesto l’immediato cessate il fuoco che tutti consideravano un ordine necessario.
«Ha deciso così perché ha ammesso il diritto di Israele di combattere nella Striscia, ma rispettando tutte le misure che sono indicate nell’ordinanza e seguendo le rigide regole della Convenzione sul genocidio».
E quali sarebbero?
«Israele, dopo questa ordinanza, dovrebbe prendere le misure in suo potere per prevenire nei Territori palestinesi la commissione degli atti indicati nell’articolo due della stessa Convenzione. In particolare, com’è scritto nell’ordinanza, “l’uccisione di componenti del gruppo”. E ancora “causare danni fisici o mentali”, nonché addirittura “adottare misure per bloccare le nascite”. Stiamo parlando ovviamente di imposizioni brutali per chi chi vive in quella zona e da tre mesi è già vittima di una guerra».
Dunque le stragi a Gaza proseguiranno, non c’era un modo con cui la Corte poteva bloccarle definitivamente?
«Purtroppo no, perché la Corte dell’Aia si occupa preventivamente solo di genocidio e sta avvisando Israele della necessità di prendere tutte le misure necessarie per evitare che i suoi militari commettano gli atti che configurano questo gravissimo crimine. Insomma, la Corte non sta accusando direttamente Israele di mettere in atto un genocidio, ma la richiama all’ordine sull’obbligo di non tenere comportamenti che, di per sé, configurerebbero questo delitto».
Se l’avesse fatto sarebbe sembrata troppo schierata con i nemici di Israele?
«Non era nei poteri della Corte di condannare Israele per aver commesso un genocidio. Bisogna aver chiaro che la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, già adesso, non ha celebrato un processo contro Israele con le prove dei crimini sul tavolo, ma ha verificato se la Convenzione sul genocidio è stata applicata o no».
Il non averlo fatto però giova a Israele e gli lascia le mani libere.
«Da oggi in poi, di fronte all’opinione pubblica mondiale, Israele viene a trovarsi in una situazione molto delicata perché nell’attività bellica sulla Striscia di Gaza dovrebbe rispettare le misure indicate dalla Corte. Poi semmai, quando il conflitto sarà cessato ed eventualmente saranno stati accertati e provati crimini di guerra e crimini contro l’umanità, nonché il genocidio, toccherà al Tribunale internazionale dell’Aia provare che quei reati sono stati effettivamente commessi, individuare i responsabili, portarli in giudizio, proprio come sta avvenendo in Ucraina».
Netanyahu attacca la Corte che non avrebbe neppure dovuto prendere in considerazione l’accusa di genocidio sollevata dal Sudafrica.
«Ma la Corte non ha assolutamente accusato Israele di aver commesso un genocidio, ma ha messo in guardia questo Stato dal commettere atti che configurerebbero il genocidio».
l ministro della Difesa Gallant dice la Corte non doveva neppure accettare la richiesta “antisemita del Sudafrica”.
«Non è affatto così, perché la legge è uguale per tutti, come i giudici dicono espressamente e con estrema chiarezza nell’ordinanza. Così come affrontano il tema dell’indispensabile assistenza umanitaria, riferendosi espressamente alle terribili condizioni in cui stanno vivendo i palestinesi nella Striscia di Gaza».
La Corte ha chiesto il rilascio “immediato e incondizionato” degli ostaggi catturati da Hamas che, per tutta risposta, ha mostrato un video con tre ragazze israeliane sotto sequestro…
«C’è solo da sperare che gli ostaggi vengano liberati il più presto possibile, anche se la Corte dà un’ovvia indicazione che però ha un valore politico, ma non si traduce in un ordine di immediata esecuzione».
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni definisce la decisione dell’Aia “totalmente aberrante mentre si rivive l’antisemitismo e gli orrori del terrorismo islamico”.
«Queste sono dichiarazioni politiche che non hanno nulla a che vedere con le regole della Convenzione sul genocidio, che si applica a qualsiasi popolo, israeliani e palestinesi inclusi».
Nell’immagine: Carla Del Ponte