Noi donne “assassine”
Di Natalia Aspesi Ci si andava, in quella graziosa casa di cura privata, col cuore nero di dubbi: in una semiperiferia piuttosto elegante di Milano, era brutto quel che non poteva...
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Di Natalia Aspesi Ci si andava, in quella graziosa casa di cura privata, col cuore nero di dubbi: in una semiperiferia piuttosto elegante di Milano, era brutto quel che non poteva...
• – Redazione
Di Anna Zafesova, La Stampa Sembra quasi che Vladimir Putin voglia distruggere più Ucraina possibile, prima che il Congresso di Washington sblocchi finalmente – se lo farà – il...
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Come giudicare altrimenti la moderazione di Netanyahu nella risposta militare nella notte all’attacco iraniano? E cosa otterrà in cambio dagli Usa che finalmente ha ascoltato? La principale vittima non sarà ancora la popolazione di Gaza?
• – Aldo Sofia
Metamorfosi e continuità della Lega dei Ticinesi a Lugano, un po’ inaspettatamente ancora al comando della città.
• – Ruben Rossello
Un paradosso, e una vergogna, segnalati anche nell’ultimo report delle Nazioni Unite: bisogna sfamare le persone, non le discariche
• – Roberta Bernasconi
Tra un mese e mezzo, le elezioni dell’assemblea che riunisce 27 nazioni: previsioni che annunciano l’avanzata delle destre continentali, ma fino a che punto e con quali conseguenze sul negoziato Berna-UE?
• – Maria Cecilia Cacciotto
Come le autocrazie elettive aggrediscono (per ora solo politicamente) le democrazie arrendevoli
• – Andrea Ghiringhelli
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Un nuovo personaggio rianima il partito che fu di Mitterrand dopo la 'discesa agli inferi' dell'ultimo decennio; meno certo che possa rallentare la corsa della destra xenofoba di Marine le Pen
• – Aldo Sofia
Ci si andava, in quella graziosa casa di cura privata, col cuore nero di dubbi: in una semiperiferia piuttosto elegante di Milano, era brutto quel che non poteva più essere rimandato. Un giovane chirurgo in camice bianco accoglieva la ragazza quasi sempre sola, e l’accompagnava in una linda cameretta. A volte non era necessario neppure spogliarsi, a volte ci voleva l’anestesia, e di colpo, con quel piccolissimo enorme peso ormai tolto senza neppure un ferita, avevi di nuovo davanti a te la vita come prima. Bellissima. O quasi. Ma intanto la giovane donna, la ragazza che faceva filosofia, che votava Pci, che sognava un mondo migliore, era diventata un’assassina, come mille, milioni, trilioni di donne. Come tutte, in quanto nate donne. C’era un maschio che aveva detto no grazie, ci pensiamo un’altra volta, e lui raramente appariva; era proprio una affare di donne, tutti gli uomini senza peccato, tutte le donne assassine. Da sempre. Dopo i massimi casini e le battaglie di anni e decenni e millenni, con almeno un film molto bello (Un affare di donne, 1988, storia dell’ultima donna condannata a morte nella Francia nazista, con Isabelle Huppert).
I democristiani crollarono e nel 1978 arrivò la legge 194. Con difficoltà e con la fuga di tanti ginecologi, anche abortire non era più un infame reato. Penso oggi all’idea che se uno ti tocca leggiadro il sedere può essere subito processato, e finire anche tipo Weinstein in galera chissà per quanto. Le donne hanno forse esagerato? Hanno oggi e direi forse esageratamente, chiesto una specie di vendetta contro gli uomini che parevano vincenti? E loro, le donne, diventate con richiesta seguita dal sì per dichiararsi pronte a fare l’amore? Mettiamo che i noiosi cretini con la storia del ritorno al passato tipo certi Stati d’America, per salvare il famoso embrione che zac, subito si fa bambino, se la prendano con donne che non li hanno voluti.
Certo dobbiamo dircelo, i ministri in questo preciso momento saranno molto in pensiero, se essere moderni o tradizionali, lasciar tutto come prima o condannare alla gogna anche con il fuoco. Ma se ormai da quasi cinquant’anni chi vuole abortire lo fa coi denari dello Stato, perché cambiare? Io avrei dei vecchi consigli da dare: prima di tutto smetterla di parlarne, ma stando zitti senza farlo tornare alla moda, non farci troppo casino perché solo parlandone tutti si svegliano anche in televisione. Smetterla di parlare di aborto come se fosse una disgrazia ma un normale intervento. Come se davvero non lasciasse dolore, forse rimorso. Parlare di contraccezione sino a diventare insopportabile. Mi dicono che esiste anche una pillola del giorno dopo e bisognerebbe sempre averne una. Adesso non mi viene più in mente niente, ma forse manca qualcosa. Ecco, per esempio se riescono a mettere una signora bellissima che sappia raccontarci perché non dovete abortire, annuite mestamente e poi fate quel che volete.
Nell’immagine: Isabelle Huppert in “Un affare di donne” di Chabrol
Se ti piace quello che facciamo dacci una mano a continuare anche nel 2024 – Clicca qui per sapere come Stampa / PdfDi Nathalie Tocci, La Stampa La minaccia di una guerra...
Le proteste di Amnesty International e Human Rights Watch: “Ruolo incompatibile con le leggi che limitano la libertà delle donne”