Polonia – “È in gioco la nostra democrazia”
Grandi manifestazioni dell'opposizione prima delle legislative di domenica
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Grandi manifestazioni dell'opposizione prima delle legislative di domenica
• – Redazione
La riflessione del grande scrittore israeliano sulla nuova guerra e sulle sue conseguenze
• – Redazione
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• – Yurii Colombo
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• – Aldo Sofia
Processo Xenia. Condannato solo per abuso d’ufficio a un anno e sei mesi. In molte città italiane ed europee iniziative di solidarietà all’ex sindaco di Riace
• – Redazione
Il sondaggio SSR mostra chiare perdite per Verdi e Verdi liberali. Anche il PLR non riesce a riprendersi dal crollo annunciato. Udc e Ps in crescita, come la polarizzazione
• – Redazione
Un terzo dei cittadini non riesce a pagare le imposte, e il Cantone dipende da un numero ristretto di ricchi cittadini
• – Silvano Toppi
Le bombe sul valico spengono ogni speranza di fuga per gli abitanti della Striscia
• – Redazione
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• – Sarah Parenzo
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• – Redazione
Grandi manifestazioni dell'opposizione prima delle legislative di domenica
Da Valigia blu
“La marcia di un milione di cuori”. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a Varsavia, in Polonia, alla manifestazione organizzata da Piattaforma Civica, la coalizione all’opposizione, guidata dall’ex presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Secondo gli organizzatori, infatti, oltre un milione di persone ha partecipato alla manifestazione a pochi giorni dal voto di domenica 15 ottobre che si preannuncia più incerto rispetto al passato e con una posta in gioco piuttosto alta, anche rispetto agli equilibri europei e alla guerra in Ucraina.
La marcia è stata la più grande manifestazione antigovernativa dai tempi del movimento sindacale polacco Solidarność contro il comunismo negli anni Ottanta. Una folla enorme ha sfilato per la capitale polacca, Varsavia, convergendo intorno a una bandiera gigante che commemorava una rivolta del 1944 contro la Germania nazista. “Questa è in assoluto la più grande manifestazione nella storia di Varsavia”, ha dichiarato la portavoce della città di Varsavia Monika Beuth all’Agence France-Presse (AFP).
In un discorso costellato di riferimenti alle passate lotte della Polonia per la libertà, Tusk ha lanciato un appello ai polacchi per cacciare “un governo nazionalista di destra che sta mettendo i polacchi contro i polacchi”. Tusk ha promesso di porre fine a quella che ha definito “la guerra polacco-polacca”.
In questi anni, la Polonia si è contraddistinta per una riduzione dei diritti delle donne e delle minoranze. Dall’inizio del 2021 una legge fortemente voluta da Diritto e Giustizia permette alle donne di abortire solo in rarissimi casi tra cui lo stupro, che però deve essere accertato da un magistrato.
Mentre Tusk parlava a Varsavia, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, è intervenuto alla convention di Diritto e Giustizia nel sud della Polonia, ribadendo il leit motiv del partito, secondo cui l’opposizione serve gli interessi tedeschi e russi. “Tusk è stato la loro ancella”, ha affermato Morawiecki, riferendosi agli accordi energetici stipulati tra Berlino e Mosca mentre Tusk era primo ministro polacco prima di accettare un incarico a Bruxelles come presidente del Consiglio Europeo.
I recenti sondaggi danno a Diritto e Giustizia circa il 38% dei voti, 8 punti in percentuali in più della Piattaforma Civica di Tusk. Il divario si è ridotto drasticamente durante l’estate, ma dopo una campagna mediatica a tutto campo che ha demonizzato Tusk e i suoi sostenitori come nemici della Chiesa cattolica romana, Diritto e Giustizia ha raccolto consensi, in particolare nelle aree che si affidano al sistema radiotelevisivo statale controllato dal partito.
Rispetto alle passate elezioni, vinte con un vantaggio netto, il partito di estrema destra Diritto e Giustizia potrebbe essere costretto a trovare almeno un alleato per formare il Governo. E l’alleato potrebbe essere Konfederacja (Confederazione Libertà e Indipendenza), un raggruppamento di partiti con posizioni ancora più estreme di Diritto e Giustizia.
Preoccupata dalle posizioni di Konfederacja – che ha chiesto a gran voce di ridurre il sostegno della Polonia all’Ucraina – nelle ultime settimane Diritto e Giustizia ha inviato messaggi contrastanti sulla sua politica nei confronti di Kyiv. Finora aveva sempre insistito che non avrebbe fatto nulla per ridurre il flusso di armi per combattere le forze d’invasione russe. Meno di due settimane fa, invece, Morawiecki ha dichiarato a un’emittente nazionale che la Polonia “non trasferirà più armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando con armi più potenti”.
Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha poi ritrattato le affermazioni di Morawiecki, chiaramente fatte per motivi elettorali, ma comunque inquietanti per i paesi europei che in precedenza consideravano la Polonia come una solida ancora del sostegno dell’Occidente all’Ucraina, in particolare quelli come la Germania, che Varsavia ha ripetutamente rimproverato per non essere abbastanza risoluta nell’aiutare Kyiv. La Polonia è stata finora uno degli alleati più solerti dell’Ucraina, fornendo aiuti economici, supporto logistico e accogliendo oltre 1,5 milioni di profughi.
L’annuncio arriva dopo le tensioni nate in seguito alla decisione del governo polacco di vietare la vendita di grano ucraino sul proprio territorio. Nel disperato tentativo di tenersi stretti gli elettori delle aree rurali, un’importante base di sostegno, Diritto e Giustizia ha giurato di bloccare l’importazione di grano ucraino a basso costo e di proteggere gli agricoltori polacchi dai danni causati al loro reddito. Il grano doveva solo transitare per la Polonia, ma una parte è stata venduta sul mercato interno.
Per questo, il voto del 15 ottobre potrebbe avere ripercussioni importanti sulle sorti della guerra in Ucraina, considerate anche le recenti elezioni in Slovacchia che hanno visto la vittoria di Smer, il partito filo-russo di sinistra, guidato da Robert Fico. Smer ha ottenuto il 23% dei consensi, il 5% in più del partito liberale e filo-occidentale Progressive Slovakia (PS). Fico – che dovrà formare una coalizione per ottenere la maggioranza in Parlamento – ha rifiutato le sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina e propone di porre fine al sostegno militare a Kiev. Il leader del PS Michal Šimečka, invece, sostiene la fedeltà della Slovacchia all’UE e alla NATO e difende i diritti delle persone LGBT+, una rarità in un paese profondamente conservatore.
Nell’immagine: l’imponente manifestazione di Varsavia
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