Quello spettro si chiama “terzista”
Né di qua né di là, cioè nel luogo ideale per pronunciare la dissoluzione della politica
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Né di qua né di là, cioè nel luogo ideale per pronunciare la dissoluzione della politica
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Colpito un edificio vicino al Parlamento e un centro medico nella capitale: nove morti. Hezbollah accusa Gerusalemme: viola tutte le regole. Ormai non ci sono più aree sicure
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
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• – Redazione
Presidio della sinistra a Bellinzona contro la terza stangata consecutiva, e per una moratoria che blocchi il super-rincaro
• – Aldo Sofia
A Parigi Il premier designato da Macron presenta un programma più sociale, spiazzando i deputati vicini al presidente, forse sorprendendo in parte lo stesso capo dell'Eliseo
• – Aldo Sofia
Alla vigilia del cambio di guardia alla Banca nazionale svizzera, il think tank liberale Avenir Suisse propone di distribuire gli utili miliardari della banca centrale elvetica direttamente alla popolazione e non più ai Cantoni e alla Confederazione. Ma i Cantoni non ci stanno
• – Redazione
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• – Redazione
Lo storico israeliano: «L’influenza musulmana in Occidente minaccia ebrei e cristiani. La maggioranza palestinese sostiene Hamas. Non resta nessuno con cui fare la pace»
• – Redazione
Né di qua né di là, cioè nel luogo ideale per pronunciare la dissoluzione della politica
Un collega francese mi scriveva già anni fa, seriamente ironizzando: “Il mio incubo, di fronte a ciò che sta capitando nella stampa e ora si pretende imporre con espedienti vari nella televisione, con costrizioni economiche e “diktat” politici che crescono e ti accerchiano, è di svegliarmi un mattino trasformato in terzista”. E alludeva al povero signor Samsa. che una mattina si svegliò e si trovò trasformato in un enorme insetto (dal celebre racconto di Franz Kafka La metamorfosi).
Il terzista (cui finiva per alludere implicitamente anche Andrea Ghiringhelli) è il classico tipo che non è né di qua né di là. È l’uomo del però, rappresentante dell’equilibrismo o della cosiddetta oggettività. Alle volte “intellettuale” (alle volte anche oriundo di sinistra), spacca il capello in due per dimostrare che quell’opinione critica o quell’azione o modo di opposizione o di contestazione è scarsa di senso, è “ideologica” (parola divenuta ormai una sorta di vergogna), è eccessiva, va oltre il possibile, recherà danno all’economia, non è fondata su quel sano pragmatismo che rende la Svizzera unica al mondo.
Così, dal punto di vista semantico, le espressioni preferite dal terzista (che immancabilmente appaiono nelle discussioni sulle iniziative ritenute sempre “oltranziste”, come quella recente sulla salvaguardia della biodiversità) saranno: d’altronde, d’altra parte, del resto, tenendo conto che… Se è cittadino un poco più scrupoloso, attento a non dare l’impressione – lui – di essere stato insaccato da movimenti alquanto imbrattanti, si armerà di espressioni ormai standardizzate: “non hanno tutti i torti, anche se…”; ”non sono per niente xenofobo, anzi, anche i miei furono emigranti, ma questi…”; “sono tenacemente democratico, tuttavia certe volte essere democratici è passare per ingenui o per nullafacenti”; “va bene la solidarietà, poi a pagare siamo sempre noi e troppi ne approfittano soprattutto se stranieri arrivati da chi sa dove…”; “certo che la destra sbaglia o esagera, ma la sinistra non ha spesso più esagerato e sbagliato?”; “non si può negare che il problema del clima esista, però si esagera, le catastrofi ci sono sempre state e con ‘ste misure si va troppo in là e allora la catastrofe diventa poi l’economia”; “non voglio pronunciarmi, tuttavia…”.
Il terzista è un animale politico in larga diffusione, anche perché serve negli affari, nutrito alle volte da un giornalismo che lo mimetizza (se non sei terzista rischi di perdere abbonati). Per averlo dalla loro anche i partiti tradizionali o persino le stesse istituzioni politiche finiscono per giocare la sua stessa partita, quella del terzismo o del centrismo o dell’anguilla insaponata, con risultati deleteri. Ora, lo si accetti o no, il terzismo che si camuffa da centrismo, se da un lato esprime com’è moda la volontà di negare un corso legale all’ideologia (ma è proprio un guaio l’ideologia se poi è sostituita dall’inettitudine o dalla imbecillità?), appare sempre più il luogo ideale per pronunciare la dissoluzione della politica o il luogo in cui si accetta semplicemente che l’immobilismo… continui. Fosse almeno la forma propria del conservatorismo dei nostri tempi, ma non è neppure quello. E c’è chi in Consiglio federale lo incarna.
Nell’immagine: anguilla (o terzista?)
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