Una collina, fra legalità e illegalità
Intorno al Mormont, nel Canton Vaud, si infiamma la vicenda dell’occupazione giovanile che contesta un “cratere scriteriato”: stamani all’alba è partito l’attaco della polizia
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Intorno al Mormont, nel Canton Vaud, si infiamma la vicenda dell’occupazione giovanile che contesta un “cratere scriteriato”: stamani all’alba è partito l’attaco della polizia
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Intorno al Mormont, nel Canton Vaud, si infiamma la vicenda dell’occupazione giovanile che contesta un “cratere scriteriato”: stamani all’alba è partito l’attaco della polizia
Il clima è un problema (…) per il quale non ci sono vaccini. Per fermare le emissioni di gas serra dobbiamo cambiare ogni cementificio, ogni acciaieria, tutta la mobilità, cose che hanno tempi lunghi e richiedono una volontà politica senza precedenti.
Sono parole chiare, nette, di allarme che ci vengono da Bill Gates, in una bella e importante intervista realizzata da Bruno Giussani per il “Corriere del Ticino” (23.3.21 – a pagamento).
La questione, lo sappiamo, è enorme, come enorme è il disastro prefigurato da un ampio e diversificato “fronte ecologista”, che va dal noto filantropo e fondatore della Microsoft, ai gruppi più diversi, partiti, ONG, fondazioni, associazioni spontanee.
E’ un fronte che si batte da anni contro il degrado ambientale che ogni giorno, ogni minuto, mostra le sue terribili conseguenze così come mette a nudo la scarsa o nulla sensibilità manifestata in questo senso dall’economia mondiale quanto dai nostri comportamenti sociali quotidiani.
In Svizzera, in particolare, c’è oggi un “caso” che tiene banco in Romandia e chiama in causa una grande azienda nazionale, la Holcim (con sede centrale a Jona e alcune sedi anche in Ticino) che dal 2014, fusionando con Lafarge, ha dato vita ad una delle multinazionali leader nel mercato mondiale del cemento e calcestruzzo: un settore responsabile del 19% delle emissioni di CO2 in tutto il globo.
Solo nel nostro paese la Holcim ha 3 cementifici, 16 “centrali aggregati” e 36 “centrali di betonaggio”: fra esse una “cava” nel Canton Vaud, sulla collina del Mormont, fra Éclépens e La Sarraz, dove da anni echeggiano scoppi di mine, carico e scarico di materiali, sabbia, sassi, passaggi continui di camion. E’ un “cantiere” attivo ormai da anni, che ha scavato nella collina una sorta di incredibile “cratere lunare” che si estende nel tempo con tutte le autorizzazioni ed i permessi del caso, per carità, ma a totale detrimento del valore naturale, ambientale, paesaggistico del luogo, che è patrimonio naturale nazionale riconosciuto, dove crescono persino rare specie di orchidee.
Dopo una serie vana di ricorsi giunti fino al Tribunale Federale, dall’ottobre scorso, un nutrito gruppo di giovani nato spontaneamente, sostenuto da centinaia di persone, ha letteralmente cintato ed occupato la zona, che ha definito “ZAD”(“Zone à défendre”) dove ha creato una sorta di villaggio-accampamento per impedire che si continui a scavare la montagna, a eliminare, a suon di mine, specie vegetali e animali, a produrre in quantità insostenibile il tanto deprecato CO2.
Una storia importante, tutta da seguire, che sul versante delle testimonianze di vita della comunità “ZAD”, ha un bel documento, firmato da Alexandre Salama, visibile su You tube.
I giovani, del resto, considerano la loro una pacifica “azione di protezione” della collina; ma dalle autorità cantonali, su richiesta di Holcim e del comune di La Sarraz, è arrivato l’ordine di sfratto, in nome della “legalità” dell’attività di Holcim e dell’”illegalità” della loro occupazione di suolo privato.
E infatti stamattina all’alba, la polizia, in tuta anti-sommossa, ha cominciato la sua azione di “sgombero”, che è in corso in queste ore concitate, fra speranze di una soluzione pacifica e paure per una degenerazione violenta dello scontro.
Gli “Zadisti” hanno da sempre affermato che nel caso di un ricorso alla forza nei loro confronti sarebbero stati costretti a “parlare la stessa lingua di chi li attacca”.
« Occupazione » o « protezione » ? « Legalità » o “illegalità”? E da parte di chi? In nome di cosa? Sono questioni importanti, poste da questo episodio in modo quasi emblematico.
Il servizio di RTS: La police évacue les militants de la ZAD du Mormont à Eclépens (VD)
Certo la Holcim, anche nel suo sito, si dichiara attenta ad un’”edilizia più ecologica”, e si dice già attiva nell’ambito di pratiche di sostenibilità come ad esempio il “riciclo” dei materiali da costruzione. Ma intanto parrebbe che per estendere il mercato si debba ancora continuare ad estendere il cratere del Mormont, con tanto di sostegno politico della municipalità di La Sarraz e contro il parere delle centinaia di sostenitori che i giovani dell’occupazione hanno saputo convincere e coinvolgere.
Un cratere simbolico, di un momento cruciale non solo per il Mormont, non solo per il paesaggio vodese, o svizzero, ma proprio per le sorti di un’economia che deve rivedere i propri parametri, in nome di un bene, la terra e l’eco-sistema, che oggi, su quel monte, è difeso da un manipolo di volontari “obiettori di coscienza”.
Verso la fine del reportage citato sopra, la voce fuori campo di una ragazza, afferma:
Per me un’esperienza “ZAD”, un’”occupazione”, è stare in un luogo dove vivi fino in fondo il tuo impegno nella vita di tutti i giorni. Non è solo battersi contro un mondo che giudichi problematico, ma è anche e soprattutto provare a dar vita ad un mondo in cui vorresti vivere.
L’intervento della polizia, stamani all’alba, sembra gettare un’ombra, grave e pesante, sui sogni e i desideri di quella ragazza e dei tanti che come lei si ritroveranno, una volta di più, a fare i conti con “le leggi e la legalità” del potere economico.
Una triste vicenda. Lo direbbe, probabilmente, anche Bill Gates.
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