Sul senso di onore e sulla tragica morte di Lee Sun-kyun
Negli scorsi giorni si è tolto la vita una star del cinema sud-coreano, vincitore addirittura di un Oscar per il film “Parasite”: una morte che lascia molti inquietanti interrogativi
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Negli scorsi giorni si è tolto la vita una star del cinema sud-coreano, vincitore addirittura di un Oscar per il film “Parasite”: una morte che lascia molti inquietanti interrogativi
• – Simona Sala
La più bella donna del globo è nicaraguense e la sua vittoria ha dato il via ad una serie di eventi drammatici e contraddittori, inimmaginabili anche in un Paese abituato al peggio
• – Gianni Beretta
L’operato delle multinazionali, messo a dura prova da una votazione del 2020, continuerà ad essere un tema molto acceso nell’agenda politica svizzera e internazionale, grazie anche alle denunce di Dick Marty
• – Federico Franchini
Come il “Tagi” ha ricordato l’impegno del magistrato, del governante e del parlamentare ticinese
• – Redazione
Karin Keller Sutter ha lanciato la campagna in vista della votazione popolare sulla tredicesima AVS, prevista a marzo, dicendo che la proposta porterebbe a un aumento delle tasse. Si tratta di sapere quali tasse e chi le paga
• – Fabio Dozio
Dalla Cecenia in avanti si è sempre risollevato grazie ai missili sparati sui vicini
• – Redazione
Pietro Martinelli ricorda la figura, l’attività e le convinzioni di Dick Marty, la personalità politica ticinese più nota nel mondo e “uno dei politici ticinesi più popolari e amati in Ticino, malgrado non abbia concesso mai nulla alla demagogia”
• – Pietro Martinelli
Abbiamo perso un democratico liberale che intendeva la democrazia inscindibile dal principio di libertà, nella costante ricerca della giustizia sociale. Abbiamo perso l’uomo: sforziamoci di non perderne le idee
• – Andrea Ghiringhelli
Una sera di dicembre a Breno, con un folto pubblico a parlare con Dick Marty dei temi a lui più cari e riceverne una lezione di rigore e di fedeltà ai principi di giustizia e libertà
• – Maurizio Corti
Il “Plan B” e la cieca fiducia nel radioso futuro delle criptomonete cominciano a lasciare interrogativi importanti anche a Lugano - Di Raoul Ghisletta
• – Redazione
Negli scorsi giorni si è tolto la vita una star del cinema sud-coreano, vincitore addirittura di un Oscar per il film “Parasite”: una morte che lascia molti inquietanti interrogativi
Amy Chua, celebre giurista e professoressa americana, figlia di immigrati sino-filippini, in “Il ruggito della mamma tigre” (Sperling&Kupfer), aveva acceso dibattiti infiniti nel mondo occidentale quando aveva illustrato i propri metodi educativi, ispirati al Confucianesimo, consistenti in privazioni e imposizioni, ma apparentemente unica via percorribile per sbaragliare la concorrenza di quel duro mondo là fuori, appunto.
In fondo questa disposizione alla vita e all’interazione sociale, vissute come un’eterna competizione votata al raggiungimento di una posizione apicale e ben retribuita, non è una novità nel popoloso e complesso universo del Sudest asiatico, e ce lo hanno mostrato negli ultimi anni serie fortunate come “Squid Game” (dove per procedere nel gioco della vita occorreva lasciarsi alle spalle una sanguinosa scia di perdenti) o romanzi come “Grotesque” (Ed. Neri Pozza) della giapponese Natsuo Kirino (in cui le giovani studentesse del liceo Q passano il proprio tempo, oltre che a studiare, a sviluppare metodi per distruggersi a vicenda).
A chi in questa corsa non ce la fa, non resta che soccombere, sgomberare il campo e andarsene, provocando nella società, e nello stesso Stato, tutt’al più una scrollata di spalle. È sicuramente quanto accaduto anche all’attore sud coreano Lee Sun-kyun, protagonista di un tragico suicidio consumato all’interno dell’abitacolo della propria auto. Sun-kyun sembrava avere tutto dalla vita, almeno quella professionale, in seguito, soprattutto, alla conquista dell’Oscar come protagonista del film “Parasite” del regista Bong Joon-ho, in cui era l’ottimo Mr. Park (e guarda un po’, anche in quel film tutto ruotava intorno a una violenta arrampicata sociale). Ma poi Sun-kyun ha avuto, ad un certo momento, la malaugurata idea di consumare uno spinello e della ketamina, in un paese che li considera reati gravissimi, tali da prevedere anni di prigione, in ossequio a quella che Roberto Saviano, sul Corriere della Sera, ha definito “una legislazione autoritaria indifferente al valore della libertà individuale”.
Lunedì scorso Sun-kyun è stato interrogato per 19 ore di fila, e aveva tentato di difendersi in tutti i modi; ma poi, davanti all’indifferenza di un pubblico non disposto a scendere in campo in sua difesa e contro lo Stato, a contratti che saltavano come domino e a porte che gli sbattevano in faccia, aveva probabilmente capito che non c’era via d’uscita: in un mondo in cui anche lo status morale individuale è appannaggio dello Stato, che lo può distruggere in un attimo, non basta arrivare in cima, con impegno e disciplina, come suggeriscono apparentemente i metodi legati al confucianesimo. Per restarci non si può mai abbassare la guardia. L’onore si può perdere in un batter di ciglia, e la disfatta va accettata in tragico silenzio, senza replicare, come ha fatto Sun-kyun nell’abitacolo della sua auto.
Nell’immagine: Lee Sun-kyun nel film “Parasite”
L’angoscia di un intero paese, l’incertezza su ciò che deve ancora accadere, l’aumento dei morti israeliani (almeno 600), la paura per la sorte di un centinaio di ostaggi...
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