Svizzera, Onu, Gaza: politica dell’ambiguità
“La neutralità non è indifferenza”. Affermazione di Ignazio Cassis. Più che condivisibile. Ma poi, nei fatti, in che modo la Confederazione, e chi ne guida la diplomazia, la mette...
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“La neutralità non è indifferenza”. Affermazione di Ignazio Cassis. Più che condivisibile. Ma poi, nei fatti, in che modo la Confederazione, e chi ne guida la diplomazia, la mette...
• – Aldo Sofia
Berna era convinta di poter far del piccolo paese africano il virtuoso modello del suo aiuto in Africa; stando però sempre dalla parte degli hutu e tacendo sulle prime stragi; preavviso all’enorme tragedia (800 mila morti in 100 giorni) di tre decenni fa
• – Aldo Sofia
Tra le colline di Bisesero, terra natale dei tutsi conosciuti col nome di "abesesero", trent'anni fa venne scritta una pagina di storia straordinaria. Ma il loro coraggio di fronte all'assalto di decine di migliaia di assassini non riuscì a fermare il massacro di oltre 59mila persone. Le responsabilità assodate della Francia
• – Redazione
Il documentario svizzero dell’anno segue quattro richiedenti l’asilo nel colloquio decisivo, quello che porta all’accoglimento della domanda o alla loro espulsione.
• – Michele Ferrario
Quale strada dovremmo imboccare per capire e aiutare il crescente numero di ragazzi e ragazze in difficoltà - Di Elvira Rigillo
• – Redazione
La lotta per la poltrona di sindaco è dura, ma le cittadine e i cittadini progressisti devono evitare di farsi invischiare - Di Raoul Ghisletta
• – Redazione
Lettera di un giornalista ai due figli adolescenti uccisi la notte del 6 aprile 2009 dal terremoto in Abruzzo
• – Redazione
Undicimila paia per strada come le vittime della guerra civile. Le ferite si riaprono davanti ai nuovi conflitti in Ucraina e a Gaza: «La macchina della morte si allarga ma la nostra tragedia ci ha insegnato che la pace è una necessità umana»
• – Redazione
Biden si affida al coetaneo e radicale Bernie per combattere Big Pharma sui prezzi delle medicine e vincere le elezioni
• – Redazione
Progetti di riorientamento della scuola dell’obbligo passano anche da un’idea di sede scolastica che a livello dei comuni potrebbe trovare forse più facilmente, nella prossimità, qualche esempio originale e innovativo
• – Adolfo Tomasini
Motivo, la denuncia israeliana a dodici impiegati dell’organizzazione di aver partecipato con Hamas all’orribile massacro anti-ebraico del 7 ottobre (1.200 vittime, circa 300 prigionieri). Dodici collaboratori presunti colpevoli e comunque subito licenziati, su oltre diecimila impiegati. Notizia grave e preoccupante, che aveva indotto molte altre nazioni, insieme alla nostra, a bloccare i sussidi. A fronte del precipitare della disastrosa situazione umanitaria a Gaza (32 mila morti in sei mesi – un terzo bambini -, innumerevoli feriti, famiglie spezzate, minori orfani, mancanza di medicinali, alimentazione ai limiti della sopravvivenza), diversi paesi ci hanno ripensato (fra gli altri Canada, Gran Bretagna, Germania, Svezia, Giappone), ma non la Svizzera. La Svizzera procede con comodo. Una decisione definitiva sarà presa solo dopo discussione nelle due commissioni estere delle Camere, se andrà bene a fine mese, e dopo aver ottenuto maggiori informazioni (ma da chi? mistero) su quanto accaduto. Insomma, ai palestinesi Berna chiede di pazientare. Perché all’Onu si assicura una cosa, ma a Berna no.
Ignazio Cassis dovrebbe spiegarcelo. E magari rispondere anche alla puntuale critica del prof. Yves Sandoz, docente svizzero di diritto umanitario internazionale, che, argomenti alla mano, rimprovera alla nostra politica estera (Le Temps, 6 aprile scorso) una posizione nettamente filo-israeliana. Del resto, fu lo stesso consigliere federale a sostenere anni fa che i campi profughi palestinesi e l’esistenza stessa dell’Unrwa sono ostacoli alla pace, meglio l’integrazione di milioni di palestinesi nei paesi arabi che li ospitano. In perfetta sintonia con le tesi dello Stato ebraico. Irritazione Onu. Inutili le successive riparatorie precisazioni.
L’Unrwa (che non è Hamas, ma contro la quale Israele conduce da anni una campagna di delegittimazione) garantiva fino a qualche settimana fa un povero pasto al giorno a un milione di palestinesi; oggi un minore su tre nel nord della Striscia soffre di gravissima malnutrizione. Ora Netanyahu ha ceduto, almeno in parte, a Biden, aprendo la sua frontiera settentrionale di Erez a scopi umanitari. Ma il cibo è sempre stato un mezzo di pressione nei confronti di Gaza. E a Ignazio Cassis, che trova i giornali noiosi e inutili, consigliamo quantomeno la lettura di uno studio pubblicato dalla rivista americana “The New Yorker”. Titolo “La strada verso la carestia”. Segnala come già prima del 7 ottobre, detenendo anche il controllo delle importazioni alimentari, Israele potesse usare la fame come “arma di guerra”.
Articolo scritto per laRegione
Nell’immagine: la prima volta di Ignazio Cassis al Consiglio di sicurezza dell’ONU (gennaio 2023)
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