Ieri sera la Piazza del Governo era gremita di gente pacificamente arrabbiata e delusa a causa delle misure di risparmio proposte dal Consiglio di Stato. Io ero uno di quelli che avrebbe fatto un intervento a nome dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, durante il quale mi sono sentito di ringraziare l’onorevole Morisoli perché, in fondo, è grazie a lui e all’azione politica di chi lo circonda che la piazza era piena di gente delusa, arrabbiata, ma anche rassicurata di non essere sola, con questi sentimenti addosso. Grazie a lui in diversi abbiamo potuto fare una denuncia pubblica di quanto sta concretamente capitando nei nostri posti di lavoro. Ieri ci siamo sentiti compatti, e vogliamo continuare ad esserlo anche durante i prossimi mesi quando dovremo opporci alle misure che ci vogliono penalizzare per l’ennesima volta. Mi preme qui ricordare brevemente che abbiamo già perso il 20% di pensione nel 2012 e che negli ultimi trent’anni abbiamo subito qualcosa come 24 misure di risparmio di vario tipo che hanno inciso nella nostra carriera per decine di migliaia di franchi, tra cui spiccano ben 7 contributi di solidarietà. Ci sarebbe da chiedersi come mai ci troviamo oggi per l’ottava volta in una situazione di bilancio che occorre risanare.
Quanto proposto dall’on. Morisoli, complice la dormita colossale di chi avrebbe potuto prevedere con largo anticipo le conseguenze oggi evidenti, è quanto meno contraddittorio se pensiamo che per risanare un bilancio si pretende di agire solo sulle uscite; un buon contabile agirebbe sull’insieme del suo bilancio, ma qui evidentemente il fine non è quello di pareggiare il bilancio, ma quello di ridurre pesantemente i compiti dello Stato evitando i rischi di una concertazione politica. La visione di questo fronte politico è quella di un servizio pubblico che non amano, da sempre visto come sovradimensionato, inefficiente e sorretto da personale tanto strapagato quanto pigro. Uno stereotipo che è stato alimentato dal foglio domenicale della Lega fin dalla sua nascita. Non si può non dire che l’on. Morisoli e l’azione politica di chi lo sostiene non sappiano che gran parte delle voci di bilancio sono vincolate a leggi federali con compiti demandati ai cantoni. Il margine di manovra per ridurre le spese diventa quindi forzatamente uno solo, quello di attingere ancora una volta alle paghe dei propri poco apprezzati dipendenti, in quanto si è deciso di non voler toccare gli investimenti per evitare di “deprimere” economicamente il Paese.
Un vuoto ricorrente nei bilanci che non può non ricordarci quella regolare attuazione di sgravi fiscali che negli ultimi trent’anni ha generato voragini per centinaia di milioni riducendo volontariamente lo Stato ad attività politiche di gestione corrente e che non ha margine per interrogarsi su quale tipo di società si voglia promuovere nel futuro.
Ma veniamo al concreto e quali effetti sta subendo ad esempio l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, la quale si occupa di fasce di popolazione estremamente vulnerabili, dove il disagio psichico e il crescente degrado sociale purtroppo si potenziano uno con l’altro. A Mendrisio si registra da anni un costante aumento di ricoveri, coatti e non, con casi sempre più complessi. Ai servizi territoriali (Sps e Smp) giungono migranti, anche molti minorenni non accompagnati, che arrivano in devastanti condizioni post-traumatiche e che necessitano aiuto, il disagio giovanile in Ticino è in costante aumento da anni.
La risposta della politica a queste impellenze è stata nel 2023 quella di diminuire il personale tramite la non sostituzione completa dei partenti (- 20% per ogni partenza), in evidente contraddizione con quanto stabilito dal Gran Consiglio stesso con la regolare approvazione delle Pianificazioni sociopsichiatriche cantonali. Abbiamo quindi perso:
- Il 30% di educatori al Smp Mendrisio (che era invece in attesa di un potenziamento del 20%), con conseguente cancellazione di gruppi educativi indirizzati ad adolescenti.
- Al Smp di Bellinzona la possibilità di dare ai minori degli appuntamenti settimanali è praticamente svanita perché già i casi più gravi si riesce a vederli solo ogni 2-3 settimane. In questa sede, come anche nelle altre, vi è una crescente richiesta di consulenza presso le scuole superiori, ma l’organico non è stato adeguato allo scopo, anzi si è registrato un -20% di educatori.
- La progettazione di attività educative è compromessa in due Smp su quattro, nella misura in cui non vengono concessi spazi ad hoc per una questione di mancanza di fondi. Ad esempio, dopo averli richiesti per anni, sono stati chiusi gli spazi educativi a Locarno, con la conseguenza di non avere un luogo dove fare gli importantissimi interventi gruppali e individuali con adolescenti.
- Si chiuderà a breve l’internato al Centro psicoeducativo di Stabio che accoglie utenza piccola, ma particolarmente grave e che ora resterà senza un progetto.
- Si è chiuso il parco giochi del Centro psicoeducativo di Gerra Piano perché il Cantone non voluto finanziarne la rimessa in sicurezza. Così questi bambini con problematiche gravi e di impegnativa gestione non avranno neppure un luogo all’aperto dove giocare. È come immaginarsi gli asili senza il loro giardino.
- Queste non-sostituzioni integrali sono ancora più dolorose nel settore infermieristico che attende da tempo ormai immemore quanto scandaloso un’adeguata riclassificazione, a parole riconosciuta dal Consiglio di Stato stesso. Condizioni lavorative sempre più dure, frustranti e insicure a causa dell’aumento dell’aggressività generano da anni un costante aumento dei giorni di malattia dovuti a stress e burnout e un conseguente aumento delle dimissioni dal servizio pubblico verso il privato.
L’elenco non è completo, ma è certamente esaustivo delle conseguenze di una premeditata azione politica potenzialmente destabilizzante, in quanto non tiene conto degli interessi delle fasce più sfavorite e in generale delle condizioni di lavoro, sia nel pubblico sia nel privato.
Ricorderei ai promotori di questa politica che dietro a queste conseguenze ci sono nomi, volti, storie, risorse e umana sofferenza. Immaginatevi il vostro figliolo piccolo che non ha uno spazio dove poter uscire a giocare, oppure che debba soffrire dello stress costante del personale. Questi signori sicuramente si rivolgerebbero a strutture private, ma altrettanto certamente queste strutture si faranno ovviamente pagare. Anche il servizio pubblico ha un suo costo e per essere efficiente, se lo vogliamo davvero efficiente, occorrono non “spese”, ma “investimenti”.
Dall’osservatorio variegato dell’OSC constatiamo un aumento dei bisogni dovuti ad un aumento sia della complessità sia del numero delle richieste. Lo Stato ha l’obbligo e la responsabilità di offrire cure adeguate anche ai cittadini e alle cittadine più sfavorite, aspetto inscindibile dalla presenza di condizioni di lavoro sostenibili e adeguate alla missione. L’Osc è pronto a fare il possibile per continuare a mobilitarsi in difesa di quel servizio pubblico di cura che amiamo; fino allo sciopero se necessario.