Balle coi lupi

Balle coi lupi

L’intervento di Berlusconi alla RAI - Esternazioni incredibili in una campagna elettorale che sta superando ogni limite di decenza


Enrico Lombardi
Enrico Lombardi
Balle coi lupi

C’è una parola che in questi ultimi anni ha ritrovato ed assunto una valenza centrale in ogni questione che venga pubblicamente trattata: la parola è “narrazione”, che non è più, come comunemente si riteneva e si ritiene, un atto comunicativo insito nei rapporti umani e nella necessità di raccontare e raccontarsi, ma è diventata un termine che indica un quadro preorientato di “costruzione della storia o della realtà” che si vuole trasmettere agli altri.

Insomma, oggi tutto risponde a “narrazioni” impugnate dall’uno o dall’altro, per trasmetterci modi di leggere la realtà costruiti sapientemente da stuoli di specialisti, seri indagatori di ogni piega della storia e della realtà (e della complessità), ma ancor più spesso (specie se a fini politici), per raccontarci “bene” quel che vogliamo sentirci dire, o che ci si vuole indurre a pensare.

Gli esempi sono sotto i nostri occhi, ogni giorno, specie in periodi, come questo, di “campagne” politiche o di confronto duro, serrato, intorno alle drammatiche vicende del conflitto in Ucraina, che sappiamo essere un esempio terribile di “narrazioni” estreme, per lo più propagandistiche, gestite magari anche dai governi in causa, per indirizzare “l’opinione pubblica”, in un’era globalizzata, in cui di fronte a profluvie di informazioni, vere o false, ci si ritrova in balìa di quel che ci viene detto, a cui “credere” oppure no, in uno stato di progressivo smarrimento.

Con questi aspetti della “comunicazione globale” dobbiamo forse come non mai fare i conti un po’ tutti, a cominciare dai professionisti della comunicazione, giornalisti in testa. Ora, proprio per questo, ci sono delle circostanze in cui tacere, o accogliere una “narrazione” come ennesimo legittimo “punto di vista” con cui democraticamente confrontarsi, diventa davvero molto difficile, perché quello che ci viene detto, comunicato, è né più né meno “delirante”.

È il caso dell’intervento di ieri, in un programma pre-elettorale RAI, del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, di cui è qui assolutamente superfluo enumerare le performances retoriche spesso di uno squallore pari alla sua miracolosa longevità non solo politica ma anche imprenditoriale, nonostante tutti i casi giudiziari che l’hanno visto implicato in questi decenni.

Nel video, che anche la nostra zattera ritiene opportuno condividere (in una versione visivamente “interpretata” dalla redazione), Berlusconi arriva ad appropriarsi di una “narrazione” della guerra in Ucraina che non ha alcun fondamento, nessun riscontro storico. Come ci raccontasse una “favola”, come fossimo tutti bambini da ammaestrare (o da addormentare) ci fa passare il suo amico di lettóne Vladimir, come il benefattore di poveri russi perseguitati in terra Ucraina da un governo che si sarebbe dovuto semplicemente spodestare per metterci “gente per bene”.

Ora, si potrà leggere questa ennesima uscita stravagante come il disperato tentativo di “autoassolversi” dalle accuse di connivenza con lo zar; si potrà cercare di intravvedere nell’evidente offuscamento di Berlusconi tutto il carico di disagio, suo e del suo partito, in una campagna che lo vede in perdita di consensi, fagocitato dentro una coalizione dominata da Giorgia Meloni; insomma, si potranno trovare tutte le spiegazioni del caso per dar conto di una tale serie di castronerie messe in fila in un’apparizione televisiva. È la campagna elettorale, si dirà, fa parte del gioco.

Ma anche no, per una volta. Si potrebbe anche dire che a tutto c’è un limite, anche alle “narrazioni” orientate all’autoincensamento o all’autoassoluzione. Ci sono dei fatti che smentiscono ogni sua parola, e andrebbe detto, andrebbe posto questo limite: qui siamo di fronte alla palese deformazione della realtà (e di chi la racconta), ma non può sempre valere tutto, finché poi tutto diventa uguale ed indistinto. In certi casi va messo un freno a questa propensione all’insensatezza, dicendo almeno che le parole di Berlusconi possono essere studiate ed analizzate in ambito geriatrico, dentro il contesto di un percorso di senescenza (da tempo avviato) che lo ha pateticamente ridotto a definirsi più bello di Letta su Tik Tok, ma tutto finisce lì, nel capitolo “macchie e macchiette” (peraltro tristemente inevase da decenni).

Non può essere accettabile che un “dibattito” che voglia definirsi tale, pur in termini elettorali (che già sacrificano non pochi dati di realtà) finisca per accogliere come lecite una sequela di “balle spaziali” come quelle che si susseguono in questo breve video.

È vero, il contesto di una battaglia fra navigati lupi di mare della distorsione propagandistica non aiuta a cercare qualche barlume di ragionevolezza. Ma gli elettori, i cittadini, in Italia (nel “laboratorio Italia”) come ovunque, si meritano altro, e se non se lo ritrovano, protestino, esigano di essere trattati da adulti. E lo siano.

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