Quando i lumi si spengono
Anche la destra “conservatrice” è, in fondo, un prodotto dell’illuminismo, ma non certo nelle forme in cui si sta manifestando e sta dettando l’agenda politica anche nel nostro Paese
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Anche la destra “conservatrice” è, in fondo, un prodotto dell’illuminismo, ma non certo nelle forme in cui si sta manifestando e sta dettando l’agenda politica anche nel nostro Paese
• – Silvano Toppi
In un susseguirsi di comunicati e di prese di posizione, tiene banco, nella cronaca politica, il misterioso “caso” dell’incidente automobilistico che ha avuto per protagonista Norman Gobbi e che pare destinato a dover trovare, da qualche parte, nella polizia, un fantomatico “colpevole”
• – Rocco Bianchi
Ci vuol ben altro delle 38 ore settimanali proposte dal Consiglio federale, o del messaggio cantonale Pro-San per il rafforzamento della formazione professionale - Di Raoul Ghisletta
• – Redazione
Come stanno reagendo gli israeliani alle conseguenze politiche (ma non solo) della tragica ritorsione che colpisce la popolazione palestinese di Gaza, e non Hamas
• – Aldo Sofia
«Israele è liberale ma non democratico: è lo Stato degli ebrei del mondo, ma non dei suoi cittadini arabi. Due popoli-due Stati? Quella soluzione non esiste più». Parla lo storico israeliano Shlomo Sand
• – Redazione
Per raggiungere i suoi obiettivi, soprattutto l’offensiva massiccia contro l’Ucraina, il presidente russo non esita a ricorrere alle più smaccate menzogne
• – Redazione
Dopo lo strano “caso” dell’incidente automobilistico che ha visto coinvolto il Direttore del Dipartimento Istituzioni, tutti i pompieri hanno negato che esista un “caso Gobbi”, ma nessuno dice che c’è un “caso polizia cantonale”, che, guarda un po’, dipende proprio da Gobbi
• – Rocco Bianchi
La decisione di astenersi, permettendo il varo della risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza; crisi senza precedenti fra Casa Bianca e governo dello Stato ebraico
• – Aldo Sofia
L’Isis rischia di aprire un terzo fronte sullo scacchiere mondiale dopo quello in Ucraina e a Gaza
• – Redazione
Gli slogan elettorali sono buoni ogni quattro anni, e ogni quattro anni si ricordano anche della cultura. Basta che sia istituzionalizzata - Di Bruno Brughera
• – Redazione
Anche la destra “conservatrice” è, in fondo, un prodotto dell’illuminismo, ma non certo nelle forme in cui si sta manifestando e sta dettando l’agenda politica anche nel nostro Paese
La destra è al potere in mille modi: nelle istituzioni che governano e legiferano; nell’avversione al giudizio sul tema del giorno, il surriscaldamento del clima, ritenuto fanatismo inoculato da scienziati fuorvianti e da quella sinistra sempre ammalata di statalismo a cui torna comodo mettere in difficoltà l’economia liberale con misure liberticide o pretendere addirittura l’infantilizzazione” dei consumatori, motori dell’economia, indicando loro i cibi o i prodotti che devono evitare (si veda l’opposizione decretata al Nazionale contro qualsiasi Nutri-score).
Oppure, e soprattutto, nell’assumere come assioma nazionale incontrovertibile che la priorità assoluta è l’accumulo e la difesa della ricchezza, di cui la povertà o l’indigenza crescenti non sono conseguenza, ma semmai frutto di irresponsabilità o incapacità individuali, accanto alla generosità eccessiva, dispendiosa e falsamente democratica nell’assistenza sociale. O ancora, povertà e indigenza, potrebbero essere l’occasione di maggior crescita se opportunamente manovrate e sfruttate con storielle varie, come quella ormai ben radicata della ricchezza che sgocciola dall’alto verso il basso, premiata negli Stati Uniti persino da bontemponi miliardari (Buffet, Bezos, Page) come la miglior barzelletta del secolo, anche perché si è sempre verificato il contrario, come sta accadendo da anni, anche nella Repubblica cantonticinese (v. ultime statistiche).
La verità o l’aspetto che si dimentica è che la destra, come quella nostra, a livello nazionale e cantonale, si è messa saldamente al potere diluendo assai o cestinando i valori che in passato l’hanno definita. È andata ad esempio diritta diritta verso una sorta di populismo a buon mercato, schivando anche quelle che potevano essere vie conservatrici più dignitosamente percorribili.
Ci si proclama ad esempio unici paladini dell’identità nazionale, valore conservativo, per farne però un’arma contro l’immigrazione, ritenuta causa di imbastardimento e d’altri mali, e impegnarla come una obnubilante ed efficace droga elettoralistica, specie quando non si sa che cosa altro proporre di costruttivo o adescante.
Dimenticandosi, ad esempio, che ad indebolire maggiormente l’’identità sono l’inverecondia o l’avidità con cui si agisce come piazza finanziaria, messa spesso nelle mani di potentati stranieri ricchi in petrodollari, che ne determinano persino la sorte (v. Credit Suisse e Arabia Saudita); oppure, ancora, e peggio, quando si è distruttori del territorio e del paesaggio nazionali, spesso venduti allo straniero senza vergogna (v. casi infiniti, cominciando ad esempio da Andermatt, con Guglielmo Tell che sfida sempre i reprobi, immortalato a poca distanza dallo scempio “straniero”) o semplicemente quando si usano i frontalieri come strumento di compressione salariale e di privilegiata retrograda “concorrenza”.
Come non bastasse, si pretende pure, contraddittoriamente, di salvare clima e rifornimento elettrico ridicolizzando le energie rinnovabili e – ignorate questa volta le decisioni del popolo, manipolato quindi nel peggiore dei modi con tanto di patente di ignoranza – dichiarandosi indefessi sostenitori dell’energia nucleare. La cui fonte principale, indispensabile e limitata, l’uranio, è tutta da importare, con incertezze e condizionamenti geopolitici e strategici (serve anche alla bomba atomica) che sono sotto gli occhi di tutti (vedi importazioni dalla Russia, dal Kazakistan via Russia, dal Niger sempre ballerino). Senza mai pensare, naturalmente, ai depositi delle scorie radioattive da collocare da qualche parte; questa volta, però, forzatamente o ipocritamente fiduciosi nei tecnici che sanno il fatto loro o nei luoghi nazionali per il deposito delle scorie pericolosamente eterne che, a differenza delle pale eoliche o dei pannelli solari, saranno prima o poi certamente sotterrati, con grande atto di patriottismo, da qualche volonteroso ed eroico comune.
Un politologo e filosofo britannico, (Michael Oakeshott,1901-1990), rilevando in un suo famoso testo (Razionalismo in politica, IBL 2020) le contraddizioni della politica e dell’attività di governo, dipendente da un armamentario argomentativo ambiguo, sosteneva che “essere conservatori significa preferire il familiare allo sconosciuto, i fatti ai misteri, il reale al possibile, il definito all’indefinito, il vicino al lontano”. Aggiungeva però che, come il liberalismo, anche il conservatorismo è figlio dell’età dei Lumi. Per concludere che l’impressione, o la certezza, è che i Lumi si siano spenti per l’uno e per l’altro. E forse è li che si annida la crisi della democrazia.
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