Meno AVS e più PP? Non siamo allodole
La soluzione per migliorare le nostre condizioni pensionistiche è anzitutto quella di aumentare le rendite dell’AVS
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La soluzione per migliorare le nostre condizioni pensionistiche è anzitutto quella di aumentare le rendite dell’AVS
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La soluzione per migliorare le nostre condizioni pensionistiche è anzitutto quella di aumentare le rendite dell’AVS
Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole
Fra omissioni, bugie e mezze verità messe in campo per convincere il popolo ad accettare il progetto AVS21 il prossimo 25 settembre, ossia per far inghiottire alle donne la pillola amara della pensione a 65 anni, c’è un altro stratagemma. Far credere di poter compensare gli svantaggi facilitando il loro accesso al Secondo pilastro, ossia abbassando il limite di salario a partire dal quale scatta l’obbligo di versare i contributi anche per la PP (Previdenza Professionale o Casse pensioni), ma è uno specchietto per le allodole.
Pagare ancora più contributi per avere quanta pensione? In realtà un dettagliato studio dell’Unione Sindacale Svizzera dimostra che per ottenere dalle Casse pensioni un importo equivalente a quello ricevuto dall’AVS, le/i salariate/i (e i datori di lavoro) devono pagare quasi il doppio di contributi. Inoltre, nella Previdenza Professionale non si tiene conto degli anni dedicati alla cura dei figli e nemmeno del carovita. Aumenta poi anche per le donne il rischio di disoccupazione perché i contributi paritetici prelevati sui salari crescono con l’età (in media dal 12 al 25%) e le over 60 diventerebbero “troppo care” per i datori di lavoro.
Infine, le donne sarebbero penalizzate perché le future rendite delle Casse pensioni saranno ulteriormente ridotte (abbassando il tasso di conversione) visto che aumenta la loro speranza di vita. Non è un caso che il Parlamento non sia riuscito a trovare soluzioni accettabili e abbia rimandato a dopo la votazione su AVS21 la revisione della legge sul Secondo pilastro (LPP), che rischia di essere un’altra stangata.
Il miraggio dell’accesso alla Previdenza Professionale per le donne (e i bassi salari in generale) è però anche una pericolosa trappola politica in cui cade facilmente anche chi è contrario ad AVS21. Il vero scopo (inconfessabile) di spingere più donne nella PP è di bloccare lo sviluppo del Primo pilastro, ossia dell’AVS, l’assicurazione più sicura, flessibile, economica e sociale… che però non produce business per banche e assicurazioni.
La soluzione per migliorare davvero le pensioni delle donne e di tutta la popolazione è di aumentare le rendite AVS dirottando nelle sue casse una parte dei contributi ora assorbiti dalla Previdenza Professionale, ossia di rafforzare il Primo pilastro a scapito del Secondo. Intanto è già sul tavolo un’iniziativa per una 13esima AVS.
Inoltre, si potrebbe creare in via transitoria nella PP una cassa pensione pubblica, liberamente accessibile a chiunque, con un sistema di capitalizzazione parziale grazie alla perennità garantita dalla Confederazione: avrebbe meno costi e problemi di libero passaggio… È vero, non si tratta di soluzioni immediate, ma per difendere l’AVS è importante cambiare la rotta da subito votando due NO a AVS21 e IVA, perché una volta cadute/i in trappola sarà assai più difficile tornare indietro.
Pubblicato da “laRegione”
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