Buoni, i coniglietti di cioccolato ma all’origine c’è lo sfruttamento del lavoro minorile

Buoni, i coniglietti di cioccolato ma all’origine c’è lo sfruttamento del lavoro minorile

Un milione e mezzo di bambini e ragazzini, “venduti” dalle famiglie troppo povere, costretti a lavorare in condizioni pericolose nelle piantagioni di cacao di alcuni paesi africani


Redazione
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Buoni, i coniglietti di cioccolato ma...

Di Pascal Derungs, Infosperber

La Repubblica della Costa d’Avorio è il più grande produttore di cacao grezzo al mondo. San Pedro, nell’ovest del paese, è il centro di questa produzione. Il video reportage del team WDR inizia da qui. Parla Abelle Galo, membro del consiglio dell’organizzazione umanitaria “ID-Cocoa”. Conosce bene le condizioni di lavoro nell’industria del cacao: “La produzione continua ad aumentare, sono necessari sempre più lavoratori, ma con questo intendo bambini, molto impiegati nei campi”.

Nella principale regione di coltivazione del cacao, il team WDR incontra i bambini impegnati nel lavoro di raccolta. Raccolgono i baccelli maturi, quindi trasportano sacchi pesanti. Devono aprire le noci con machete affilati. Quando è stato chiesto loro se fossero mai andati a scuola, due ragazzi hanno risposto: “Sì, fino all’età di dieci anni”. Un terzo dice: “Mai”. Hanno tutti 13 anni e lavorano nella piantagione da tre anni.

Le famiglie povere costrette ad “affittare” i figli per pura necessità

Molti provengono dal paese vicino, il Burkina Faso, una delle nazioni più povere del continente. I loro genitori non possono mantenerli, e quindi hanno accettato che fossero assunti presso coltivatori della Costa d’Avorio. Per la loro fatica quotidiana, i ragazzi non ricevono una paga.

I ragazzi non ricevono direttamente i soldi per il loro lavoro. Il modesto salario viene versato una sola volta, ai genitori. Quando stanno nei campi, i bambini sono costantemente sorvegliati. “È meglio per i ragazzi lavorare qui piuttosto che andare in città e diventare criminali”, si giustifica una guarda davanti telecamera: “Da noi non possono fare sciocchezze”.

I bambini devono provvedere ai propri pasti. Il video li mostra in uno squallido rifugio, mentre cucinano radici di manioca, che coltivano loro stessi. “Non ho mai mangiato pollo o manzo”, dice un ragazzo, e un altro aggiunge: “Se vogliamo mangiare carne, diamo la caccia a ratti o volpi”.

Vivono isolati in una specie di villaggio, condividendo tutti e tre una stanza spoglia. «Non possiedo molto. Proprio come i miei amici. Ho solo un machete e un panno bianco. “Spesso mi siedo qui e penso a mia madre”, dice un ragazzo. Nessuna famiglia, nel villaggio, si sente responsabile delle condizioni in cui lavorano e vivono questi bambini.

Il team WDR incontra Alexandre Krah Yao, uno dei più grandi coltivatori di cacao della regione. Da decenni “compra” bambini dai paesi vicini: “Se ricevo un bambino dal Benin, ad esempio, devo pagare l’agente. Il padre, che resta in Benin, riceve poi il denaro rimanente. Da me il bambino-lavoratore non riceve nulla per il suo lavoro”. Solo quando hanno 17 o 18 anni i ragazzi possono decidere se vogliono continuare o lasciare la piantagione, dice il rapporto dell’organizzazione “Id-Cocoa”.

Il team WDR ha appuntamento con questa organizzazione il cui scopo è di combattere il lavoro minorile. La direttrice per l’Africa occidentale, Euphrasie Aka, afferma : “Anche se c’è ancora molto lavoro minorile, c’è stato comunque un miglioramento. I bambini più piccoli non devono più svolgere i lavori pesanti, come trasportare carichi, spruzzare prodotti chimici, o maneggiare strumenti affilati”. Si tratta tuttavia di un successo relativo, perché complessivamente il lavoro minorile nei campi di cacao, come detto, non è affatto diminuito, anzi aumenta.

Gravi rischi per la salute minacciano i bambini

Per i minorenni più grandi delle piantagioni, si tratta di attività pericolose facendo. Il filmato mostra come devono spruzzare  pesticidi sulle piantagioni senza alcuna protezione. “Nessuno ti ha parlato di dispositivi di sicurezza come guanti e maschere?”, chiede Abelle Galo. «Ho sentito che è si tratta di un’attività pericolosa”. Ma niente di più, spiega un ragazzo a nome di tutti.

Ragazzi che hanno appena 16 anni. Sono venuti anche loro dal Burkina Faso, “venduti” dalle famiglie all’età di dieci anni. Solo tra due anni potranno decidere liberamente se restare nella piantagione. Tutto questo senza aver mai imparato a leggere e scrivere, segnala il rapporto.

La squadra WDR fa visita a Souleyman Koala, che lavora come paramedico in infermeria. Gli manca tutto, dice. I bambini hanno spesso febbre, vertigini, mal di testa. È del tutto possibile che ciò sia dovuto alle numerose sostanze chimiche utilizzate nei campi di cacao. Molti si sono feriti usando i machete e hanno contratto il tifo o la malaria, denuncia l’infermiere.

Il produttore svizzero Camille Bloch ha tratto le conclusioni

“L’abuso [del lavoro minorile, ndr] è molto diffuso nell’Africa occidentale”, ha ammesso il direttore Daniel Bloch alla “NZZ am Sonntag”. La società ha dunque deciso di acquistare la materia prima in Perù, anche perché i problemi in Ghana e in altre parti dell’Africa occidentale non vengono risolti.

I frutti del lavoro minorile arrivano anche in Svizzera

Secondo un rapporto del giugno 2022 dell’organizzazione benefica per l’infanzia Unicef, la Costa d’Avorio è il più grande produttore mondiale di cacao. Il paese vicino, il Ghana, è altrettanto importante. Insieme, i due paesi dell’Africa occidentale producono circa il 60% del cacao mondiale.

La Svizzera importa solo una piccola quantità di cacao dalla Costa d’Avorio. Per i produttori elvetici, il Ghana è molto più importante. Nel 2022 da lì proveniva circa la metà di tutte le importazioni, pari a125.000 tonnellate. Ma anche in Ghana il lavoro minorile nelle piantagioni è molto diffuso. Secondo l’Unicef, nel 2022 nei due Paesi dell’Africa occidentale lavoravano nel settore del cacao circa un milione e mezzo di bambini: di più rispetto al 2015.

Il lavoro minorile è una conseguenza degli abusi e ha cause complesse, scrive l’Unicef. La grave povertà dei coltivatori di cacao è sempre e comunque il dato da cui partire . Intere popolazioni che ai margini dell’esistenza, e in molti casi guadagnano poco più di 1 dollaro al giorno. Anche in Africa, decisamente troppo poco per mantenere sé stessi e le loro famiglie.

Nell’immagine:  bambini al lavoro nelle piantagioni di cacao

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