Educazione e tolleranza, merce rara nei commenti social

Educazione e tolleranza, merce rara nei commenti social

In un ideale decalogo qualche suggerimento per moderare i toni e favorire dialogo e confronto


Alberto Cotti
Alberto Cotti
Educazione e tolleranza, merce rara nei...

Facebook e, più in generale, i social media sono anche il palcoscenico sul quale recitano a soggetto odiatori frustrati che alimentano il loro ego smisurato con aggressioni verbali ed insulti, diretti contro chi non condivide la loro visione della vita. Odiatori che, spesso e volentieri, sono stimolati da provocatori (e si tratta soprattutto di esponenti politici di destra) che offrono loro un bersaglio addosso al quale riversare un po’ di cattiveria a buon mercato.

Ognuno evidentemente deve poter esprime la propria opinione, ma non sarebbe male se nei social la buona educazione e la tolleranza non fossero merce così rara. Anche perché, per incrementarle senza troppa fatica, basterebbe che:

10. in dieci post consecutivi Paolo Pamini rinunciasse a scrivere “climatisti” e “rosso-verdi”;

9. in nove post consecutivi Lorenzo Quadri evitasse di scrivere “stranieri” e “brozzoni”;

8. in otto articoli consecutivi Alberto Siccardi rinunciasse a screditare i cittadini che nel 2017 hanno scelto di vietare la costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera;

7. in sette post consecutivi Sergio Morisoli evitasse di accusare lo stato di “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”;

6. in sei post consecutivi Piero Marchesi rinunciasse a scrivere “neutralità” ed “energia”;

5. in cinque post consecutivi Marco Chiesa evitasse di scrivere “città rosso-verdi”;

4. per quattro settimane consecutive la redazione del CdT online filtrasse per davvero i commenti sotto i post;

3. per tre giorni consecutivi gli utenti di Facebook rinunciassero a giudicare la vita degli altri;

2. per due ore filate tutti evitassero di vomitare odio gratuito;

1. per una volta ognuno si schierasse dalla parte dei più deboli, degli emarginati e degli indifesi.

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