Invalido, ovvero difficilmente integrabile
I criteri di valutazione di alcuni funzionari dell’Ufficio della migrazione
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I criteri di valutazione di alcuni funzionari dell’Ufficio della migrazione
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I criteri di valutazione di alcuni funzionari dell’Ufficio della migrazione
È solo uno zuccherino, ma lo ammetto spudoratamente: ho dovuto comunque rileggere almeno due volte quel passaggio della decisione dell’Ufficio della migrazione perché ha dell’incredibile. Da più di dieci anni a questa parte infatti, alcuni funzionari di quell’Ufficio hanno fatto tutto il possibile per rendere dura la vita ai cittadini stranieri poveri. E si sono ingegnati i diversi modi per far loro espiare con l’allontanamento dalla Svizzera la colpa di essere indigenti. Riuscendo persino a revocare il permesso di domicilio a chi, pur essendo straniero, è nato e cresciuto in Ticino. Fino al 2015, per esempio, l’Ufficio della migrazione si spingeva fino ad equiparare gli assegni familiari all’assistenza sociale. Una prassi disinvolta che è poi stata stroncata dal Tribunale federale.
La malcelata voglia di creare grattacapi ai cittadini stranieri in difficoltà, però, non è mai venuta meno. Così, oltre ad applicare in modo restrittivo i disposti della Legge sugli stranieri nei confronti di chi percepisce l’assistenza sociale, anche la semplice percezione di prestazioni complementari è spesso usata per mettere sotto pressione i cittadini stranieri. Con il risultato di indurre alcuni anziani al beneficio della rendita Avs, a rinunciare proprio alle prestazioni complementari per evitare gli ammonimenti dell’Ufficio della migrazione e, di riflesso, l’eventualità di vedersi revocare il permesso.
Anche il giovane che non si vede messa in dubbio la “continuazione del soggiorno in Svizzera” è stato penalizzato perché beneficia delle prestazioni complementari. Sì, perché “questo Ufficio è dell’avviso che non sussistano le condizioni legali atte al rilascio del permesso di domicilio”, respingendo perciò la sua richiesta di rilascio del permesso C (e ne avrebbe diritto perché risiede in Ticino da oltre vent’anni), limitandosi a rinnovargli quello di dimora. E così, verosimilmente, sarà per sempre. Perché quel giovane è invalido e, sempre secondo l’Ufficio della migrazione, la sua condizione è d’impedimento alla sua integrazione. Integrazione che sarebbe “volta a garantire agli stranieri che risiedono e lavorano legalmente e a lungo termine nel nostro paese la possibilità di partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società, e mira alla convivenza della popolazione residente indigena e di quella straniera, sulla base del valori sanciti dalla Costituzione federale, nonché sulla base del rispetto reciproco e della tolleranza”. Insomma, annota sempre l’Ufficio della migrazione, “pur comprendendo la sua situazione di salute, di fatto percepisce prestazioni complementari e non può richiamarsi ad un diritto sancito per legge al rilascio del predetto permesso di domicilio”.
Ecco, io non sono giurista e non sono in grado di stabilire se la decisione dell’Ufficio della migrazione rispetta il senso vero della Legge sugli stranieri e la loro integrazione.
Da uomo semplice però mi spaventa, e molto, il fatto che in un paese democratico e nella cui costituzione sta scritto a chiare lettere che nessuno può essere discriminato a causa delle sue “menomazioni fisiche, mentali o psichiche”, ci siano dei funzionari che si prendono la libertà di mettere sostanzialmente nero su bianco che la disabilità di un cittadino straniero è un ostacolo insormontabile lungo la strada dell’integrazione.
Mi spiace, ma dal mio personalissimo punto di vista o è sbagliata la legge oppure sono fuori posto quei funzionari. Non vedo alcuna alternativa.
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