Sì alla tredicesima, gli Svizzeri migliorano l’AVS
Anche in Svizzera la povertà aumenta e il ceto medio è a disagio, così il popolo ha deciso di migliorare il primo pilastro
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Anche in Svizzera la povertà aumenta e il ceto medio è a disagio, così il popolo ha deciso di migliorare il primo pilastro
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Anche in Svizzera la povertà aumenta e il ceto medio è a disagio, così il popolo ha deciso di migliorare il primo pilastro
La sinistra è uscita vincente da questa battaglia, con un risultato netto e chiaro: storico. Un grande merito va al presidente dell’Unione sindacale svizzera, promotrice della riforma, e consigliere agli Stati Pierre-Yves Maillard, che si è molto impegnato a sostegno dell’iniziativa. Mentre tutto il fronte borghese, partiti e associazioni, è uscito sconfitto (“Una giornata nera”, piagnucolano). Le chiacchiere e le bugie non bastano quando sono in gioco i bisogni della popolazione. Oltretutto, fronte borghese battuto anche in casa, perché parte della base dei partiti di centro destra ha sostenuto la riforma.
I sondaggi sono stati traballanti. Verosimilmente si sono espressi molti cittadini che appartengono alla maggioranza silenziosa, che solitamente si astiene.
Una volta tanto, la popolazione è riuscita a votare seguendo i propri interessi e si è recata alle urne in modo massiccio. La vittoria dell’iniziativa indica che la ricca Svizzera ha sacche di povertà e che il ceto medio sta attraversando una fase difficile, perché gli stipendi sono fermi da anni, mentre i profitti aumentano. Il disagio sociale è palpabile e le disuguaglianze esplodono assieme al divario tra ricchi e poveri.
Questo risultato ripropone una forma di compromesso sociale che negli ultimi decenni era andato svanendo. Come diceva lo storico Dominique Dirlewanger, “manca un compromesso coerente come quello del dopoguerra”, quando, nel 1947, l’AVS fu approvata dal popolo: 80% di favorevoli con una partecipazione storica del 79%. Oggi non siamo a questi livelli, ma il successo dell’iniziativa è un bel passo avanti. Speriamo che non si tratti di un fuoco di paglia.
Si temeva di inciampare nel vincolo della doppia maggioranza. Per avere successo, un’iniziativa popolare deve ottenere la maggioranza di consensi fra il popolo, ma anche dei Cantoni. Cosa che non era avvenuta, per esempio, con la votazione sull’Iniziativa per multinazionali responsabili, votata nel 2020, bocciata dai Cantoni.
Questa volta il rischio è stato superato. La doppia maggioranza, popolo e cantoni, è nata nel 1848 per offrire un potere ai piccoli cantoni, conservatori e cattolici. Da anni è criticata da molti politologi e giuristi, perché considerata ormai inopportuna e superata. Pascal Sciarini afferma che “rischia di portare a una collisione fra logica democratica e logica federalista”. Dick Marty ricorda che il grande costituzionalista Jean-Francois Aubert “aveva formulato una critica che appare del tutto pertinente: quando l’iniziativa è approvata dal popolo, il voto dei Cantoni deve essere considerato solo se la norma in votazione ha delle implicazioni a livello cantonale”.
La vittoria di oggi mostra due aspetti. Uno riguarda il successo della proposta specifica di introdurre una tredicesima AVS, e qui c’è un giovamento significativo soprattutto per tutti i pensionati che non vivono nell’agiatezza. E anche, come detto, una risposta importante al disagio crescente di strati più fragili della popolazione. Il secondo ha una valenza politica più generale: è una conquista per la sinistra su un tema cruciale e fondante e può far ben sperare per le prossime scadenze politiche: il referendum contro la riforma della Legge sulla previdenza professionale (LPP) e l’iniziativa per limitare al 10% del reddito il premio di cassa malati.
L’iniziativa ha vinto anche se aveva la maggioranza dei partiti e della stampa contro. Un esempio paradigmatico è la campagna “senza ritegno” svolta dalla Neue Zürcher Zeitung, come ha messo in luce qui Boas Erez. Niente di nuovo sotto il sole, forse ciò che fa più specie, sulla stampa e nei partiti borghesi, è la malafede nell’argomentare, che a volte sfiora o diventa vera e propria offesa all’intelligenza. La faciloneria dei messaggi veicolati dai social contamina anche grandi giornali e modalità di comunicazione dei partiti.
Comunque, la NZZ ha visto giusto quando ha titolato, il 13 febbraio, “Gli svizzeri sono diventati più di sinistra e votano sempre di più con il portafoglio”. Bravi, lo diceva già qualcuno verso la metà dell’Ottocento!
Far approvare da popolo e cantoni un’iniziativa popolare non è facile. È avvenuto solo nel 10% delle iniziative proposte a partire dal 1848. Il risultato di oggi è quindi un grande successo. Dal 1994 quindici iniziative popolari sono state accettate in votazione. Poche quelle più o meno progressiste: nel 1994 “Per la protezione della regione alpina dal traffico di transito” (Iniziativa delle Alpi), nel 2012 “Basta con la costruzione sfrenata di case secondarie” (Lex Weber) e nel 2021 quella “ Per cure infermieristiche forti”.
Un conto è il dettato costituzionale, un altro la legge di applicazione, ovvero: la legge applica il dettato costituzionale? Non sempre, o molto lentamente, come sta avvenendo per gli infermieri. O ancora, non sempre la legge viene rispettata: vedi numero dei transiti di autocarri ai valichi alpini: dal 2021 sono in aumento e l’anno scorso ci sono stati 277 mila passaggi più dei previsti 650 mila.
Sarà importante monitorare i prossimi passi di Governo e Parlamento, dove la destra farà di tutto per boicottare la misura. Bisognerà definire le modalità di finanziamento e i dettagli per l’entrata in vigore della riforma.
Si prevede che la tredicesima AVS costerà circa 5 miliardi di franchi l’anno. Con un piccolo adeguamento dei contributi, un aumento dello 0,8% da dividere tra lavoratori e datori di lavoro, si potrebbero incassare 4 miliardi di franchi l’anno. Nel 2030 si prevedono riserve per circa 68 miliardi di franchi nelle casse dell’AVS, sufficienti, se necessario, per sostenere la riforma all’inizio. Poi, a media scadenza, si potrebbero introdurre altri possibili entrate: una tassa sugli extraprofitti o una microimposta sulle transazioni digitali. Insomma, al di là del catastrofismo e degli spauracchi sventolati dalla destra, dal centro o dai progressisti liberisti, l’AVS è solida e non c’è da temere per il suo futuro. E inoltre ci saranno cinque miliardi di franchi che entreranno nel circuito economico.
I contrari, compresa la consigliera federale Baume – Schneider, lamentando l’effetto a innaffiatoio della tredicesima annunciavano l’intenzione di sostenere gli strati più deboli e fragili dei pensionati. Ricordiamo a lor signori che possono sempre fare qualcosa di positivo in questo ambito. Per esempio, alzare le rendite minime per chi ha un reddito basso o aumentare l’indennità complementare.
Non vediamo l’ora di stupirci per le decisioni del nostro Parlamento a favore degli anziani più poveri!
Comunque, non finisce qui. Prossimamente si voterà sul referendum che chiede di bocciare la riforma della LPP, il secondo pilastro. Il motivo è semplice: tanto per cambiare, si propone di pagare di più per ricevere rendite più basse. Le donne, che speravano di compensare l’aumento dell’età pensionabile, saranno ancora penalizzate.
Il secondo pilastro è il vero punto debole del sistema pensionistico svizzero: fa incassare milioni di franchi agli assicuratori privati, ma può bruciare miliardi in investimenti a rischio. 141’726 persone hanno firmato il referendum, quasi tre volte il numero necessario. Un buon auspicio, ma non sufficiente.
La riforma approvata in modo ragguardevole dal popolo svizzero è una tappa importante per consolidare l’AVS, che rappresenta un caposaldo dello stato sociale elvetico, in vigore dal 1948. È l’assicurazione migliore, solidale e intergenerazionale, si raccolgono i contributi e si distribuiscono le rendite, senza le spese inutili della burocrazia, i lauti guadagni e le speculazioni degli assicuratori privati.
E infine, una volta tanto, il risultato rispetta il dettato costituzionale che prevede che “La Confederazione prende provvedimenti per una previdenza sufficiente in materia di vecchiaia, superstiti e invalidità” e “Le rendite devono coprire adeguatamente il fabbisogno vitale”.
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