Manifestazione sacrosanta, e qualche rischio
Molinari di nuovo in piazza sabato: attenzione alle provocazioni
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Molinari di nuovo in piazza sabato: attenzione alle provocazioni
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Stampa / Pdf
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• – Redazione
Molinari di nuovo in piazza sabato: attenzione alle provocazioni
La parte di chi ritiene preciso e inderogabile dovere della democrazia parlamentare non tendere rovinosi agguati ad anti-conformisti e dissidenti, ma piuttosto soppesare le conseguenze delle fratture sociali aperte da una reazione muscolare sproporzionata. Di chi ha segnalato senza timori gli errori (anche tattici, come l’occupazione pur simbolica dell’ex Istituto Vanoni) di un’autogestione che nulla deve cedere in fatto di rivendicazioni sulle proprie autonome scelte e sul proprio diritto ad esistere, e tuttavia che non dovrebbe perdere di vista il rapporto con la cittadinanza – da non confondersi con un ammuffito establishment – per favorire quel tipo di coesistenza che ha consentito il consolidarsi di centri autogestiti in altre realtà urbane svizzere; addirittura, a Berna, ben sei votazioni popolari hanno respinto, ancora in tempi recenti, altrettante iniziative della destra per decretarne la chiusura.
Anche la parte di chi quasi una settimana fa, fra il fiume di slogan anche surreali della manifestazione pacifica poi finita in uno scenario drammatico, non fece solo finta di sentire la parola “dialogo”. Di di chi non si rassegnava all’idea che fosse irripetibile il faticosissimo compromesso di un ventennio fa, in cui si impegnarono politici ticinesi di sponde addirittura opposte. E poi anche di chi da settimane ripeteva che la voluta tenace provocatoria mancanza di una struttura alternativa all’ex Macello, impegno solo teoricamente preso dall’esecutivo cittadino, era inevitabilmente destinata a chiudere qualsiasi spiraglio; figurarsi, adesso che la ‘casa degli autogestiti’ non c’é più, si parla di mandarli il più vicino possibile al carcere cantonale della Stampa e il più lontano possibile dalla città, “ma serviti da ottimi servizi di trasporto” (sic).
E di tanti altri aspetti, politici e sociali, questa ‘parte’ ha scritto e riflettuto e discusso nelle nostre pagine. Anche sul timore di un’escalation, frutto di una comprensibile esasperazione di coloro che sono vittime (i “brozzoni”) di una narrazione in cui s’è deciso di illustrare unicamente quella parte di violenza (due episodi due) che doveva servire a marchiarli a vita. Nemmeno a fronte di tutto questo i “Naufraghi’ che siamo possono rivendicare alcunché. Men che meno di calar lezioni. Al massimo invitare chi parteciperà alla manifestazione di sabato ad evitare trabocchetti, trappole, provocazioni, infiltrazioni, e il timore di isolare chi ci provasse da parte di chi – magari arrivando da fuori cantone per portare ‘rinforzi’ – ritiene che l’unica ricetta sia di rispondere alla forza con la forza, alla violenza con la violenza, all’arbitrio con altro arbitrio.
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