Cento miliardi di alberi intorno alle nostre città. Così salveremmo la Terra dalla crisi climatica
Uno studio uscito su “Nature Cities” stima che piantando nelle aree periurbane si potrebbe assorbire una quantità significativa di CO2
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Uno studio uscito su “Nature Cities” stima che piantando nelle aree periurbane si potrebbe assorbire una quantità significativa di CO2
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Uno studio uscito su “Nature Cities” stima che piantando nelle aree periurbane si potrebbe assorbire una quantità significativa di CO2
Nel 2023 le temperature globali hanno raggiunto livelli eccezionalmente elevati. Il Copernicus Climate Change Service (C3S) che studia l’andamento del clima per conto della Commissione Europea ha elencato per l’anno trascorso una lunga lista di record negativi, alcuni dei quali è il caso di ricordare: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato (i dati sulla temperatura globale del pianeta risalgono al 1850), superando con ampio margine (0,17 °C) il 2016; ogni mese da giugno a dicembre nel 2023 è stato più caldo del mese corrispondente di qualsiasi anno precedente; come diretta conseguenza nel 2023 il ghiaccio marino antartico ha raggiunto le sue estensioni minime e in tutto il mondo, Italia ovviamente inclusa, sono stati registrati un numero record di eventi estremi, tra cui ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi. Infine, la concentrazione atmosferica di anidride carbonica e degli altri gas clima alteranti prodotti dalle attività umane che sono alla base dello sconvolgimento del clima, continua ad aumentare e ha raggiunto il livello record di 419 ppm (parti per milione) nel 2023, ben 2,4 ppm in più rispetto al 2022.
Insomma, i dati riportati da Copernicus descrivono un quadro di sostanziale modifica del clima le cui conseguenze sono ormai ben note e interessano ogni singolo abitante di questo pianeta. Che cosa fare per contrastare l’inesorabile riscaldamento del pianeta è, in teoria, semplice: dovremmo ridurre le emissioni di gas clima alteranti, CO2 in testa, e nello stesso tempo, adoperarci per riassorbire dall’atmosfera una buona parte del surplus di CO2 prodotto dall’inizio della rivoluzione industriale.
Sul primo termine, ossia sulla riduzione delle emissioni, verte in gran parte la soluzione finale del problema. Tuttavia, ridurre le emissioni di gas clima alteranti ha profondi impatti sull’economia delle nazioni e richiederà un tempo ancora lungo oltre ad un impegno globale per ora difficile da prevedere, prima che si riescano ad ottenere risultati apprezzabili. Il secondo termine: riassorbire una buona percentuale della CO2 presente nell’atmosfera, al contrario, non presenta alcuna difficoltà tecnica né minaccia per le economie del pianeta. Tutt’altro: il sistema ad oggi di gran lunga più efficiente per riassorbire CO2 dall’atmosfera è, infatti, l’utilizzo degli alberi.
Tanti alberi, in verità: al G20 di Roma del 2021, presieduto da Mario Draghi, è stata accettata la proposta di piantare mille miliardi di alberi come una delle strategie fondamentali per combattere la crisi climatica. Piantare mille miliardi di alberi pone come è ovvio alcuni problemi, primo fra tutti trovare il posto dove metterli. Sulla possibilità di ospitarne una quota significativa immediatamente intorno alle nostre città sono stati pubblicati ieri su Nature Cities, i risultati di una ricerca coordinata dalla Fondazione per il Futuro delle Città, che dirigo, in collaborazione con l’università di Firenze e l’università Ca’ Foscari di Venezia. L’articolo intitolato Global Spatial Assessment of potential for new peri-urban forests to combat climate change, stima che sull’intero pianeta sono potenzialmente disponibili per la piantagione di alberi in aree periurbane, fra 141 e 322 milioni di ettari. Costruendo una mappa globale delle aree periurbane adatte al ripristino degli alberi si scopre che queste aree potrebbero accogliere tra 106 e 241 miliardi di alberi e che quasi l’80% di questi alberi potrebbe essere ospitato in soli 20 Paesi. Si tratta di un’ottima notizia. Piantare alberi intorno alle città, infatti, oltre che assorbire una significativa quantità di CO2 proprio lì dove è prodotta (le città producono circa il 75% della CO2 totale), porterebbe un’ampia gamma di effetti benefici per l’ambiente e per i cittadini. Tra questi: la conservazione e il ripristino della biodiversità, il miglioramento della qualità dell’aria attraverso l’assorbimento di inquinanti atmosferici dannosi per la salute umana, la riduzione delle isole di calore, una migliore regolazione delle inondazioni, la formazione di suolo.
La forestazione periurbana quando attuata in maniera corretta, inoltre, permetterebbe rilevanti risparmi in termini di costi energetici e creerebbe posti di lavoro. Se soltanto decidessimo di investire una frazione irrilevante delle risorse impiegate giornalmente nel perseguimento del male, per il ripristino e l’incremento deciso delle foreste intono alle nostre città, queste potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella lotta contro il riscaldamento globale. Intanto, le mappe che abbiamo costruito e che sono state pubblicate ieri sono uno strumento prezioso per prendere le decisioni più informate su dove concentrare gli sforzi di riforestazione. Ora non c’è che iniziare a piantare gli alberi
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