Il ruolo delle auto elettriche nella lotta al cambiamento climatico
La crisi economica ed energetica legata alla guerra sta solo rallentando, si spera, un processo irreversibile che dev’essere sensibile alla sostenibilità ambientale
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La crisi economica ed energetica legata alla guerra sta solo rallentando, si spera, un processo irreversibile che dev’essere sensibile alla sostenibilità ambientale
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La crisi economica ed energetica legata alla guerra sta solo rallentando, si spera, un processo irreversibile che dev’essere sensibile alla sostenibilità ambientale
Quando il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato l’ultimo rapporto sugli impatti, l’adattamento e le vulnerabilità al cambiamento climatico, la guerra in Ucraina era iniziata da quattro giorni. È urgente “prendere misure immediate e più ambiziose per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più possibili”, osservava in quei giorni il presidente Hoesung Lee. L’IPCC sottolineava una volta di più che la finestra per intervenire è molto limitata nel tempo e che l’emergenza climatica chiede di reinventare il modello di sviluppo attuale. Di questo modello, sono venute alla luce fragilità e schizofrenia nel giro dell’ultimo mese. L’allarme degli scienziati è stato superato dall’attualità.(…)
Dall’inizio della crisi, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha monitorato le implicazioni dell’invasione russa dell’Ucraina per i mercati energetici globali e ha elaborato due piani in 10 punti su come i paesi europei possono ridurre la loro dipendenza dalle forniture di gas russe entro il prossimo inverno e l’uso del petrolio entro quattro mesi e non allontanarsi dagli obiettivi climatici. Fra i punti indicati, c’è quello di “rafforzare l’adozione di veicoli elettrici e più efficienti”. (…)
A fine aprile, il Guardian riportava una ricerca di “Compare the Market” secondo cui un anno alla guida di un’auto elettrica attualmente costa quasi 600 sterline in meno rispetto al suo equivalente a benzina, proprio per l’ascesa del prezzo del carburante a causa della guerra in Ucraina. “Oltre ad aiutare l’ambiente, i conducenti [che hanno fatto il passaggio all’elettrico] beneficiano di risparmi su carburante, assicurazioni e tasse”, diceva Alex Hasty, direttore di Compare the Market.
Se da un lato la guerra potrebbe portare a un’accelerazione della transizione ecologica, e perciò anche a un rinnovato interesse verso le auto elettriche (allo stato attuale molto ecologiche, sebbene con alcune criticità da superare, si legge in un’analisi del New York Times), dall’altro potrebbe addirittura rallentare il processo come dimostra la corsa dei vari governi (compresa l’Italia) a riprendere in considerazione fonti fossili in dismissione come il carbone e a diversificare i fornitori di combustibili fossili, rivolgendosi perché no all’Arabia Saudita con la richiesta di intensificare produzione di petrolio.
Tuttavia, un segnale importante è arrivato dal voto di mercoledì 11 maggio in Commissione Ambiente del Parlamento europeo sugli standard di anidride carbonica (CO2) per automobili e camion di nuova produzione. Gli eurodeputati hanno votato a favore del percorso che dovrebbe portare a una mobilità stradale a emissioni zero nel 2035. Le misure proposte includono una metodologia comune per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni, la riduzione graduale del tetto all’ecoinnovazione, e la rimozione del meccanismo di incentivazione per i veicoli a zero e basse emissioni (in quanto non risponde più alla sua funzione originaria).(…)
“Il grande vantaggio delle auto elettriche è che sono circa tre volte più efficienti delle auto tradizionali. Il che vuol dire che per percorrere la stessa distanza richiedono un terzo dell’energia complessiva e dunque contribuiscono a tagliare la domanda primaria di energia necessaria per alimentare il settore trasporti, importante, oggi più che mai, per ridurre la nostra dipendenza energetica da fonti fossili,” dice a Valigia Blu Carlo Tritto, policy officer della Federazione europea per i trasporti e l’ambiente (nota come Transport and Environment o T&E). (…)
“Siamo in una fase di mercato precoce, dove ci si scontra ancora con dei problemi come l’infrastruttura di ricarica o il costo di acquisto, ma sono tutti problemi di un mercato appena nato e in costante evoluzione”, spiega Tritto.
Per quanto riguarda il costo d’acquisto, il recente studio commissionato da T&E a Bloomberg New Energy Finance restituisce dei segnali positivi. Infatti stima che la parità di costo di produzione, ovvero prima di tasse e incentivi, tra un veicolo elettrico e uno tradizionale sarà raggiunta intorno al 2026 per la gran parte dei segmenti. I segmenti con veicoli più grandi, come ad esempio quello dei furgoni, potrebbero raggiungere la parità di costo di produzione già nel 2025, mentre per le auto più piccole, appartenenti al segmento B, questo dovrebbe avvenire intorno al 2027.(…)
Veniamo alle criticità effettive, legate perlopiù alla produzione. Affinché ogni auto sulle nostre strade sia a emissioni zero nel 2050, la IEA ci dice che sarebbero necessari poco meno del doppio dell’attuale produzione mondiale annua di cobalto, il 75% della produzione mondiale di litio e almeno il 50% della produzione mondiale di rame. Sono materie prime la cui estrazione può causare delle ripercussioni sulle persone e sull’ambiente, vedi il cobalto nella Repubblica Dominicana del Congo, oppure l’impianto per la produzione del litio a San Salvador de Jujuy (in Argentina) nel 2018 ha usato 420 milioni di litri di acqua, l’equivalente di 168 piscine olimpioniche.
Un altro problema spesso menzionato è il riciclo. Ma, a seconda del materiale, i tassi di recupero possono arrivare al 95%. E, secondo una ricerca condotta dalla professoressa di ingegneria civile e ambientale all’Università della California, Alissa Kendall, i materiali riciclati potrebbero fornire più della metà del cobalto, del litio e del nichel nelle nuove batterie entro il 2040, man mano che i veicoli elettrici diventeranno più popolari. “Si tratta di una occasione imperdibile per l’Europa e per l’Italia che non vantano nel loro capitale naturale questi materiali ma che, investendo su una filiera del riciclo, potrebbero entrarne in possesso e così sviluppare la produzione interna”, spiega Tritto. Il buon esempio, a dimostrazione della fattibilità del processo, viene dal principale produttore europeo, la svedese NorthVolt [nell’immagine], che ha recentemente prodotto la prima batteria riciclata.
Va inoltre ricordato che le auto elettriche richiedono una quantità di materie prime molto minore rispetto a quanto ne richiedono le auto tradizionali: 30 chili di materie prime (recuperabili) contro i 17.000 litri di combustibili fossili che bruciano irreversibilmente.(…)
Dopo l’entrata in vigore delle norme UE sulla CO2 delle automobili (il principale strumento regolatorio per decarbonizzare le auto in Europa), le auto elettriche sono entrate nel mercato di massa molto velocemente. In Europa, la quota delle vendite di veicoli elettrici è passata dal 3% nella prima metà del 2019 al 16% nella prima metà del 2021, portando a un calo senza precedenti delle emissioni di CO2 delle auto nuove del 18%, un importo equivalente alle emissioni totali delle auto della Slovenia. (…)
Il punto debole è ancora le guerra: secondo il New York Times, l’invasione dell’Ucraina potrebbe rallentare le vendite di auto elettriche perché il prezzo del nichel, un ingrediente essenziale nella maggior parte delle batterie, è salito alle stelle a causa del timore che le forniture russe possano essere tagliate. (…)
Infine, in un mondo migliore le auto dovrebbero diminuire così come i consumi tout-court. Più realisticamente, ci servirà un sistema di trasporti più elastico che punti su tutti i pilastri della mobilità sostenibile: oltre a focalizzarsi sul pilastro Improve (che stimola l’adozione di tecnologie a zero emissioni), bisogna promuovere anche misure di Avoid e Shift (che riducano o spostino una porzione di fabbisogno di mobilità verso quella dolce, a piedi e in bicicletta, o verso il trasporto pubblico o ferroviario).
“Ridurre la domanda di trasporto è altrettanto necessario, così come passare dall’attuale modello di trasporti basato sulla proprietà dei veicoli verso un paradigma di MaaS, ovvero Mobility as a Service, dove le auto sono elettriche e condivise, dove si promuove l’uso del trasporto pubblico e della mobilità attiva”, conclude Tritto. “Così si affronterebbero i problemi dell’alto tasso di motorizzazione, della qualità dell’aria e della lotta al cambiamento climatico”.
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