Con il putinismo la paralisi della cultura russa
Il capo del Cremlino sostiene che l’Occidente ha tentato di cancellare la cultura del suo paese, ma è proprio il suo regime ad appiattirne e comprometterne la creatività
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Il capo del Cremlino sostiene che l’Occidente ha tentato di cancellare la cultura del suo paese, ma è proprio il suo regime ad appiattirne e comprometterne la creatività
• – Yurii Colombo
I contadini vivono segregati, coltivare la terra è proibito e gli insediamenti si espandono
• – Redazione
Con due guerre in corso nel cuore di esplosive polveriere regionali, la crescita continua. Persino l’inflazione comincia a mostrare segnali di moderazione
• – Redazione
I palestinesi temono ciò che certi ministri di Netanyahu non nascondono: una seconda “Nakba”, come quella che nel 1948 espulse anche con la forza dell’esercito israeliano circa 700.000 arabi, costretti a diventare profughi permanenti
• – Aldo Sofia
le nuove vittime palestinesi anche nel sud di Gaza, le critiche a Netanyahu per la fine della tregua, e un attentato che ricorda quanto esplosiva sia anche la tensione nei Territori occupati
• – Aldo Sofia
Il Comitato Internazionale Olimpico non ha cambiato né pelo, né vizio: vince chi garantisce il maggior incasso e perciò la nostra candidatura per i Giochi invernali del 2030 non verrà presa in considerazione
• – Libano Zanolari
È scomparso a Martigny, all’età di 88 anni, uno dei grandi promotori culturali svizzeri degli ultimi decenni. Sua la Fondazione che ha ospitato mostre di straordinaria qualità e di enorme successo
• – Enrico Lombardi
I dubbi sull’intesa firmata alla Cop28. Per costruire le centrali ci vogliono decenni: per restare entro gli 1,5 gradi di riscaldamento dovremmo tagliare le emissioni del 42% da qui al 2030
• – Redazione
Eppure diversi esempi dimostrano che si tratta di un partito che spesso contraddice i ‘valori’ che sostiene di rappresentare e difendere
• – Beat Allenbach
L’amaca di sabato 2 dicembre 2023
• – Redazione
Il capo del Cremlino sostiene che l’Occidente ha tentato di cancellare la cultura del suo paese, ma è proprio il suo regime ad appiattirne e comprometterne la creatività
Poche settimane fa, intervenendo al “Forum della cultura di San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto che esisterebbero forze oscure che pretendono attraverso “falsificazioni storiche di cancellare tutto ciò che non rientra nei loro canoni”. Ha affermato: “Interi strati di storia sull’arte dell’Europa occidentale, dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina vengono messi a tacere, come se nulla fosse mai accaduto, e in generale si è tentato di cancellare anche la nostra cultura. Dico ‘tentare’ perché per definizione, lo capiamo, è del tutto impossibile; tuttavia stanno comunque cancellando la cultura che si basa sulla vera libertà e sulla misericordia, sull’amore per l’uomo, sulla spiritualità. La politica di abolizione della Russia è di per sé, nella sua essenza, anticulturale, neocoloniale, razzista”.
Sarebbe un obbiettivo nobile, quello del capo del Cremlino, se non fosse che si tratta solo di mediocre propaganda. Sicuramente un problema di “etno-centrismo” nella cultura mondiale esiste ed è stato colto e messo in luce da quella corrente internazionale – non solo accademica – definita post-colonial. Quello che Putin non sa, o finge di non sapere, è che ha trovato diffusione soprattutto nel mondo anglosassone. Edward Said, il più famoso tra i fondatori di questa corrente, ha insegnato tutta la vita a Princeton e a Harvard e il suo libro “Orientalismo” ha conosciuto decine di edizioni in tutto il mondo.
Nulla di simile si può dire che sia successo negli atenei russi. E ovviamente non solo per quanto riguarda il colonialismo britannico del XIX secolo o l’imperialismo americano del XX secolo, ma il colonialismo russo e poi quello sovietico.
Durante il dibattito seguito all’intervento dello “zar”, una studiosa indiana gli ha chiesto delle condizioni in cui versa il sociologo Boris Kagarlickij, ormai da mesi in prigione per “terrorismo”, e l’unica cosa che Putin ha saputo rispondere è di… non conoscere il suo nome. Strano, visto che Kagarlickij ha pubblicato decine di libri in Russia e in tutto il mondo.
In realtà, da quando Putin ha consolidato il suo potere nel secondo decennio del nuovo secolo, la cultura russa sta vivendo una delle stagioni più buie.
Gran parte degli scrittori più acclamati hanno preso da tempo la via dell’esilio. È il caso di Boris Akunin, autore di moltissimi bestseller a sfondo poliziesco (tradotti anche in italiano) che dal 2014, in seguito all’annessione della Crimea, si è trasferito a vivere a Londra. Dal 2022 i suoi libri “non sono graditi” in buona parte delle librerie della capitale. Un’altra scrittrice di fama mondiale come Lyudimla Ulitskaya (le sue opere sono tutte disponibili in lingua italiana) ha abbandonato il paese nel febbraio 2022, dopo essersi subito dichiarata contraria all’intervento militare russo in Ucraina.
Anche nel mondo accademico si vive in uno stato di paura e di autocensura. La maggioranza delle opere di carattere prettamente storico (quelle che attengono al periodo sovietico e precedente) godono ancora di una certa libertà di circolazione se però si esclude il periodo che riguarda la Seconda Guerra Mondiale, dove ora è vietato il “discredito della Grande Guerra Patriottica”. Non si tratta solo di punizioni che possono riguardare chi esalta il fascismo e il nazismo, ma anche chi ricostruisce i crimini commessi dall’Armata Rossa tra il 1939 e il 1941, durante il Patto Ribbentrop-Molotov.
Non va meglio nel settore musicale. Hanno abbandonato da tempo il paese la rock-star Boris Grebenschikov (noto anche in Occidente per aver registrato un album con il gruppo di supporto di Bob Dylan “The Band”) e il chitarrista Andrej Makarevich. Altri gruppi della scena moscovita come i “Louna”, molto amati dai giovanissimi, non suonano più dal vivo dal 2022. Il potere teme che ogni concerto – come accadde con i pietroburghesi “DDT” all’inizio del conflitto russo-ucraino – si trasformi in una manifestazione contro la guerra.
Proprio i Louna sul sito del gruppo hanno ripubblicato senza commento una loro canzone, il cui testo dice: “Si chiede “a chi credi?/a chi credi?!…!/ Ancora sangue, ancora un attacco terroristico…/Vivere fa paura, e questo è un dato di fatto…/ Fissi il telegiornale con un occhio annebbiato/Ascolti tutti questi orrori/Non ti interessa il numero di morti/La vita va avanti, il pianeta gira /Va tutto bene, è tutto decente!/ Mangia e mangia ancora un’altra serie di bugie!/Non preoccuparti, dormi bene/Lascia che la mente addormentata partorisca colui che conquista tutto”.
Un orizzonte orwelliano, si direbbe. E forse c’è qualcosa di vero se nel dicembre 2022 il romanzo anti-utopico di uno scrittore britannico [“1984” di George Orwell, ndr] era volato al primo posto delle classifiche di vendita in Russia, e resta ancora oggi nella top-ten.
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