Date e vi sarà tolto, ovvero l‘”altruismo efficace”
Un’altra storia del “mago delle criptovalute”
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Un’altra storia del “mago delle criptovalute”
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Un’altra storia del “mago delle criptovalute”
Nel 2005 un giovane studente di filosofia a Oxford, William MacAskill, capita su un libro che gli cambia la vita. È il testo di un filosofo saggista australiano, definito anche uno dei filosofi più influenti al mondo, Peter Singer; il titolo è “Fame, ricchezza e moralità” e risponde ai suoi tormenti personali (v. Famine,Affluence and Morality, ed.Willey, 1972); Singer è conosciuto anche da noi per alcuni scritti tradotti e pubblicati, come ad esempio, da Mondadori, il suo famoso Liberazione animale del 1991; dal Saggiatore, La vita come si dovrebbe 2001, o ancora, assai anticipatore, Una sinistra darwiniana, Comunità 2000).
In quel saggio sviluppa la tesi secondo la quale è nostro dovere morale impedire che un avvenimento nefasto capiti, ricorrrendo a tutte le nostre possibilità. L’evoluzione del mondo in un “villaggio globale” (v. One World, L’etica della globalizzazione, Einaudi, 2003) ha trasformato la nostra situazione morale: assistiamo ogni giorno a migliaia di bambini annegati in mare o uccisi dalle armi dell’uomo- sostiene Singer- e poco importa se capita sotto i nostri occhi o all’altro capo del mondo, la distanza non ha nessun valore sul piano morale. Con questo tipo di argomentazione giunge però anche ad una conclusione radicale: per ogni Occidentale ogni spesa superficiale deve essere motivo di vergogna. MacAskill, divenuto il più giovane professore di filosofia della storia a Oxford, fa quindi voto di frugalità e pubblica due saggi di grande successo: Doing Good Better, 2016 (Far meglio il bene, non tradotto) e What We Owe the future, 2022 (Ciò che dobbiamo al futuro, non tradotto) che diventano la bibbia di un movimento filosofico-filantropico definito “altruismo efficace”.
Altruismo efficace – che consiste nel riflettere a fare il bene nel modo più efficiente possibile – ha avuto subito come idea e come organizzazione un successo folgorante. Tanto che oggi si trova nella grande caldaia di una delle più colossali frodi finanziarie della storia: quella, appunto, di Sam Bankman-Fried. Come si è quindi passati dalla fame, dai bambini annegati o uccisi, dalla vergogna per la spesa superflua o del dono inefficace, all’inganno colossale costruito sulle criptovalute?
Si è cominciato (tra vari amici studenti di Oxford) proprio dall’opposto: un’analisi economica-finanziaria del rapporto costi-benefici (o, meglio, costi-efficacia dei risultati) dei vari organismi di carità che lottano in varie situazioni contro la povertà nei paesi in via di sviluppo. Giungendo alla conclusione che le organizzazioni caritative meglio organizzate sono mille volte più efficaci nel migliorare le condizioni di vita delle opere caritative semplicemente “buone”. Managerialità contro carità? Forse, in altre parole, si potrebbe dire: non è l’economia che ha bisogno della morale, è la morale che ha impellente bisogno dell’economia se vuol funzionare.
Si sono quindi avviate due operazioni che sembrano straordinariamente evangeliche, fondate su due principi sacrosanti: ciò che è in sovrappiù datelo ai poveri; date e vi sarà dato.
Con il primo si lancia il “giving pledge”(dando pegno): chi lo sottoscrive si impegna a versare a vita almeno il 10 per cento del proprio reddito nel modo più efficace possibile; iniziativa poi formalizzata nel 2009 nell’organizzazione GWWC (Giving What We Can, Dando ciò che possiamo).
Con il secondo si ritiene che il riscontro di ciò che si dà è “l’ottimizzazione della vita etica”, alquanto difficile da spiegare e forse per questo si dà vita ad un’altra organizzazione di consulenza, di consigli (80.000 Hours).
Il ragionamento che sta alla base può però essere traducibile in parole semplici: occorre guadagnare di più per poter dare. E lo si dice con un esempio: è meglio essere medico in un paese povero e salvare 140 vite durante una carriera oppure restare negli Stati Uniti, esercitare una attività molto lucrativa come l’oncologia e riversare quindi il sovrappiù che si guadagna?
Principio che infatti viene appunto trasformato in “earning to give” (guadagnare per dare). È appunto l’altruismo efficace.
L’altruismo efficace è una giustificazione morale della ricchezza perfettamente coerente con il mondo attuale: è un puro correlato del trionfo del neoliberalismo (direbbe qui un altro filosofo, il francese Alain Caillé, del Movimento antiutilitarista nelle scienze sociali ).
Fatto è che il “mago delle criptovalute”, ormai criptomiliardario, Sam Bankman-Fried è diventato subito uno dei più generosi donatori del movimento di William MacAskill, che l’aveva reclutato quand’era ancora uno studente vegano, preoccupato, come Singer, del benessere e dei diritti degli animali. MacAskill gli parlò allora del principio “earn to give” (guadagnare per dare). “SBF” l’ha applicato oltre ogni speranza possibile, creando una agenzia di “crypto-trading”, FTX, che in due anni lo porta al rango di 25.mo americano più ricco. Generando poi sulla spinta dell’altruismo a lunga scadenza FTX Future Fund, con McAskill consigliere. Nel novembre 2022 FTX si spompa e deve dichiarare fallimento. Il benefattore dell’altruismo efficace ha via via utilizzato i fondi dei suoi clienti per godersela al massimo e coprire le proprie transazioni. Perdite milionarie per molti.
In questa vicenda si può dire che è prevalsa la logica del capitale applicata al dono (guadagnare di più – o speculare di più con il pretesto di dare di più, ringalluzzendo avidità e coscienza assieme). Risulta ancora più distruttiva quella logica se applicata a un’intera comunità con la giustificazione di guadagnare di più, non certo per altruismo efficace, ma per un giro di giostra con luci e vertigini, cavalcando fraudolenze vecchie come il mondo.
Nell’immagine: William MacAskill e uno dei suoi libri
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