Nei campus americani, dove Hamas diventa icona alla Che Guevara
Da Princeton a Yale, da Harvard a Stanford divampa l’odio contro gli israeliani
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Da Princeton a Yale, da Harvard a Stanford divampa l’odio contro gli israeliani
• – Redazione
In Svizzera crescita dell' inflazione vicina a quanto auspicato dalla Banca Nazionale. Allora perché sentiamo che il rincaro pesa ancora parecchio sul bilancio famigliare?
• – Aldo Sofia
Nella quinta guerra in 15 anni, sono morti già 3.600 bimbi palestinesi. Chi resta, cresce tra il piangere i morti e il culto del martirio: ci vuole il permesso per uscire e andarsi a curare. La cattività è il terreno fertile per la radicalizzazione
• – Redazione
Il discorso del vicecancelliere tedesco Robert Habeck, copresidente dei Verdi
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Occasioni per ricordare la figura e l’opera dell’etnomusicologo Roberto Leydi
• – Redazione
Non c'è niente di più mutevole di un confine. Non è una linea, non è una cosa, è un dispositivo socialmente costruito per generare un dentro e un fuori
• – Redazione
Molta retorica ma un messaggio chiaro da parte di Nasrallah, leader degli islamisti-antisionisti alleati dell’Iran; ma, come ricorda la fiaba della rana e dello scorpione, la razionalità viene spesso soffocata in Medio Oriente
• – Aldo Sofia
La Barenboim-Said Akademie di Berlino: “Nella nostra orchestra musicisti israeliani e palestinesi trovano un punto di incontro. I nostri cuori distrutti da questo conflitto”
• – Redazione
A chiusura delle iniziative legate al centenario di Italo Calvino, Mondadori pubblica un volume di “Lettere a Chichita” in cui si scopre anche qualche lato “segreto”, “privato”, dello scrittore
• – Paolo Di Stefano
Da Princeton a Yale, da Harvard a Stanford divampa l’odio contro gli israeliani
PRINCETON (NEW JERSEY) — Tra gli alberi di autunno, la studentessa di Princeton University strappa, uno per uno, dalla bacheca del campus i volantini con i volti degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas. Quando un passante le chiede perché, si accende «Israele è regime coloniale, i palestinesi indigeni oppressi dall’imperialismo bianco. È guerra di liberazione!». La ragazza è “pacifica” rispetto ad altri atenei Usa, a Tulane University, New Orleans, lo studente ebreo Dylan Mann è aggredito da compagni, intenti a bruciare la bandiera di Israele, colpito al volto con la frattura del naso. Solo l’intervento della giovane Natalie Mendelsohn lo salva, «Mi son trovata le mani bagnate dal sangue di un ebreo – racconta Natalie – mai avrei pensato di vivere questo dolore».
A Cooper Union, New York, gli studenti ebrei sono assediati in biblioteca da dimostranti filo Hamas e minacciati per le kippah. A Cornell University, uno studente di 21 anni è stato arrestato per aver minacciato sui social media «Se vedi un ebreo sul campus seguilo e tagliagli la gola…porta il tuo fucile, spara ai maiali ebrei». «A Columbia University essere ebrei è pericoloso nel 2023. Disegnano svastiche sui muri a Giurisprudenza», lamenta Eli Shmidman. Un compagno è picchiato perché affigge manifesti pro ostaggi, le proteste arrivano alla rete Abc: «Columbia non difende gli ebrei. Un conto sono i diritti dei palestinesi, altro l’odio di Hamas»
Yale, Princeton, Harvard, Stanford ignorano i raid di Hamas contro innocenti, ci vogliono interventi di docenti come l’ex ministro democratico Summers, o di mecenati, perché arrivino tardive, e tiepide, dichiarazioni. Domina la tesi resa popolare dall’attrice Whoopi Goldberg, la sola repressione storica è dei bianchi sui neri, gli ebrei sono bianchi dunque complici dell’imperialismo, «L’Olocausto non aveva nulla a che fare con il razzismo». Per Zareena Grewal, docente a Yale, «i coloni israeliani non sono civili» e dunque, come militari, sono obiettivi legittimi di Hamas, inclusi bambini, anziani, donne incinte.
L’antica sigla Democratic Socialists of America vede i militanti scendere in piazza per Hamas e costringe il deputato progressista Shri Thanedar alle dimissioni (la leader di sinistra Alexandria Ocasio-Cortez ha ancora la tessera Dsa, ma prende le distanze da Hamas). Il movimento nasce da una malintesa lettura della “politica delle identità”, teoria diffusa nei campus, che fa dire al professore Ameil Joseph su X-Twitter «postcolonialismo non è parola da laboratorio» ma teoria per armare le masse.
Due intellettuali, Yascha Mounk, sul sito Persuasion, e Simon Sebag Montefiore, sulla rivista Atlantic, in toni disperati, ammoniscono liberal e democratici contro l’assurdità di citare i “Dannati della terra” di Frantz Fanon (Einaudi), pamphlet contro l’imperialismo francese in Algeria, per esaltare Hamas. Non basta: come per la critica a “verità, realtà e oggettività” dei postmoderni che, alimentando no vax e no green pass, ha accumulato morti di Covid, così la sacrosanta campagna per i diritti umani di popoli oppressi da Europa e Stati Uniti in Africa, Asia ed America Latina, assolve, per paradosso, Hamas. Poiché si batte contro Israele, alleato degli Usa, diventa icona alla Che Guevara. Toni simili echeggiano nell’appello dei docenti dell’università di Bologna, nel manifesto firmato dal fisico Carlo Rovelli, al centro di una polemica accesa dal Foglio, nella galassia di estremismo e populismo che prolifera, comunisti e neofascisti fianco a fianco, online e nei talk show della disinformazione.
Che Hamas dalle elezioni, alla libertà di parola e religione, alle donne e diritti Lgbtq neghi ogni ideale nobile della sinistra non importa. Montefiore, autore di una monumentale biografia di Stalin (Rizzoli), conclude amareggiato «Gli apologisti di Hamas e coloro che negano le atrocità, con le denunce robotiche del “colonialismo dei colonizzatori”, appartengono alla tradizione [di chi difendeva Stalin o Hitler], con una aggravante: hanno abbondanti prove dello sterminio di anziani, adolescenti e bambini a differenza degli sciocchi anni ‘30, che solo lentamente si sono resi conto della verità… dopo l’attacco di Hamas è emersa una legione che minimizza lo sterminio o lo nega… I negazionisti del 7 ottobre, come i negazionisti dell’Olocausto, possono esistere solo nel buio».
Nell’immagine: manifestazione ad Harvard
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