In 8000 in piazza contro i tagli alla socialità ed al servizio pubblico
Fra la stazione e Palazzo delle Orsoline un lungo corteo di manifestanti ha detto ancora una volta no alle cosiddette manovre di rientro di bilancio che il Parlamento dovrà votare prossimamente
Di sicuro impatto e successo la mobilitazione promossa da numerose organizzazioni politiche, sindacali e sociali che a Bellinzona nel pomeriggio di sabato hanno saputo riunire circa 8000 persone per protestare contro le più recenti misure economiche proposte dal Governo al Gran Consiglio per perseguire una manovra di bilancio che sulla scorta del “Decreto Morisoli”, contrariamente a quanto sempre assicurato, sta toccando settori nevralgici del sostegno pubblico alle classi meno agiate. Anzi, per dirla proprio tutta e fino in fondo, quello che si sta attaccando, come ribadito a gran voce durante la manifestazione di Bellinzona, è lo stesso senso di “servizio pubblico”, nel colpire gli impieghi statali, ed in particolare i settori legati alla scuola, alla sanità, all’aiuto e sostegno sociale.
Di seguito un momento del discorso finale di Fabrizio Sirica, alcune immagini della giornata, e il testo dell’Intervento dei rappresentanti dell’Associazione Ticinese Lavoro Sociale
Intervento dei portavoce dell’Associazione Ticinese Lavoro Sociale
Iniziamo con il dire che siamo indignati da questa politica del taglio che vede nel lavoro sociale e negli ambiti sociali unicamente una spesa e taglia sui lavoratori, sulle infrastrutture, sulla progettualità e in definitiva sulla popolazione tutta.
Noi diciamo NO ad avere meno personale, a peggiorare le condizioni di lavoro, allo stop dei progetti, a meno formazioni continue, alla mancanza di servizi e risorse adeguate, al peggioramento della qualità dei servizi. NO a una visione antiquata ed iniqua dell’ambito sociale. NO al peggioramento della qualità di vita delle persone che accompagniamo. NO a infrastrutture vecchie e che cadono a pezzi, con spazi ristretti e pensati male. NO al contributo di solidarietà del 2%, noi siamo professionisti e non volontari. NO al congelamento di ogni progetto ed innovazione. NO all’isolamento. NO all’impoverimento culturale e formativo dei nostri giovani. NO alla stagnazione e al peggioramento delle situazioni di vulnerabilità e sofferenza.
Siamo stanchi di doverci immaginare un futuro dove il lavoro sociale avrà sempre meno risorse e sarà sempre più ostacolato, siamo stanchi di dover ipotizzare un futuro dove le persone vulnerabili ed i bisognosi vengano abbandonati a sé stessi.
Tagliare sul lavoro sociale significa peggiorare la condizione di migliaia di persone, significa fragilizzare ulteriormente il tessuto sociale, significa aumentare l’isolamento sociale, l’iniquità e le disuguaglianze.
Noi vogliamo un futuro dove la solidarietà non è contributo richiesto ai lavoratori, ma una responsabilità della società tutta e della classe politica.
Quindi diciamo SI al riconoscimento della categoria lavorativa, SI alla possibilità di investire in progetti al benessere e alla qualità di vita, Sì allo sviluppo di formazioni che ci aiutino a migliorare come professionisti, Sì a permettere alle persone di fare esperienze e di sbagliare, Sì alla redistribuzione delle risorse puntando all’equità, Sì alla giustizia sociale, SI alla possibilità che ogni essere umano abbia possa risollevarsi dopo un momento di vulnerabilità,
Vorremmo potere immaginare un futuro dove l’autodeterminazione e la dignità siano valori condivisi da tutti.
Lavoratori degli ambiti sociali: educatori, operatori, assistenti sociali, assistenti culturali, aiuto-educatori, operatori socio-sanitari, maestri, insegnanti unitevi e progettiamo un futuro che possa risultare veramente migliore.