Dove ti consumo l’”asporto”, o la tolleranza dell’illegalità (ma non per tutti)
Violazioni dei protocolli sanitari tollerate dalla polizia? Il caso di Lugano
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Violazioni dei protocolli sanitari tollerate dalla polizia? Il caso di Lugano
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Violazioni dei protocolli sanitari tollerate dalla polizia? Il caso di Lugano
“Verhaltensstörer”: è in questo modo che in diritto amministrativo si qualificano coloro che, pur agendo nel solco della legalità, provocano indirettamente con il loro agire conseguenze contrarie alla legge. Caso scolastico è quello dell’edicola, collocata su una rotonda, che espone giornali pornografici in bella vista, con l’effetto di provocare incidenti a catena, generati da automobilisti distratti dall’offerta dell’edicolante. In situazioni come queste, e a determinate condizioni, è possibile limitare-vietare i comportamenti (ripeto: legali) che provocano tali nefasti effetti. Perché ne parlo? Per segnalare una situazione e per lamentarmi di un’omissione, a margine dell’emergenza di cui siamo vittime sempre più infastidite.
Nel centro della città-faro del Cantone, aspirante Monte-Carlo prealpina per riccastri un po’ coatti e in perenne angoscia da movida repressa, vi sono millemila bar e ristoranti che offrono – legalmente, appunto – bevande e/o cibi da asporto, che generano puntuali e festosi assembramenti in fase di consumo delle vettovaglie “asportate”, e questo in patente violazione dei protocolli. Basta girare un po’ per il “centro storico” per rendersene conto. Sarà così anche altrove, non so ma sospetto.
Vedremo che cosa accadrà con l’arrivo in massa dei turisti confederati, agognato e temuto allo stesso tempo. I rappresentanti di categoria avevano invano chiesto di autorizzare spazi per il consumo dell’”asporto”, modalità che è all’evidenza preoccupante dal punto di vista della dinamica dei contagi: gente in piedi, senza mascherina, più o meno alticcia, e senza controllo possibile delle distanze. A seguito del fallimento dell’iniziativa si è reiterata la domanda di apertura delle terrazze, magari solo per il Ticino, cioè la “capitale svizzera per Pasqua” (come dice giustamente un gratuito di oggi); non sfugge l’assurdità della richiesta, veicolata dal nostro “Governo” con sprezzo di qualsiasi logica, e che è stata liquidata con la scarsa attenzione che meritava.
Questo per la segnalazione. L’omissione di cui un po’ mi lagno è riferita alla flagrante assenza, sui luoghi della movida, della polizia comunale che, almeno ritengo, ha ancora il compito di far rispettare la legge; e non solo nei parcheggi, ma anche altrove, dove rischia purtroppo di dover mostrare un po’ i muscoli, o (metaforicamente) altre parti del corpo, o di dover interpellare qualche amico o qualche maggiorente locale. A meno che gli agenti e i loro capi ritengano, bontà loro, inutili i protocolli sanitari decisi a Berna; ma allora ce lo si dica, e finiamola lì con le commediole del “non abbassare la guardia”. Qualcuno dirà, forse non a torto, che non si può pretendere troppo, che il livello della polizia è a misura di quello del resto, insomma caricatura qui e caricatura là, musica militare vs musica sinfonica.
Mi urta poi particolarmente il doppio registro che viene applicato, con alcuni soliti noti che hanno via libera, ed altri cui ogni veniale infrazione viene puntualmente e impietosamente sanzionata. So bene che “nessuno ha diritto alla parità di trattamento nell’illegalità” (altro principio del diritto amministrativo), ma mi parrebbe stretto minimo sindacale che ci si preoccupasse di più di fare in modo che tutti agissero nella legalità, e questo indipendentemente che la si approvi o meno, o da chi sia il destinatario della sanzione da irrogare. Chiedo troppo, immagino.
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