Si dirà che sono accostamenti da non fare, ma la tentazione è troppo forte. Ho letto gli articoli, qui apparsi, di
Andrea Ghiringhelli e
Saverio Snider. Non c’è da stare allegri, né per la cultura, né per la democrazia, né per la politica e forse neppure per l’avvenire di questo Paese. Ho anche seguito e letto dapprima dalla sua patria e poi da Davos gli interventi del neopresidente Javier Milei. È stato eletto in Argentina e applaudito a Davos. Non mi sembra possa essere giustificato solo dal fatto che il suo stesso biografo ufficiale lo chiama “El loco” (il pazzo).
Rileggiamo Andrea Ghiringhelli: “È fuor di dubbio che il liberismo sfrenato di questi anni ha generato conseguenze devastanti, tanto da far pensare ai cittadini impoveriti che la liberaldemocrazia sia diventata un’oligarchia di fatto che rappresenta tanto gli interessi dei poteri economici e finanziari e poco o nulla quelli della collettività, e quindi non sia più in grado di offrire un futuro migliore.” E ancora: “Una cattiva politica economica può portare alla sfiducia nei confronti della democrazia liberale e a un cattivo governo della cosa pubblica. Che la destra neoliberista abbia contribuito a cancellare la prospettiva di un futuro migliore e a generare il drammatico scontento sociale che ha aperto la strada alle destre autoritarie e illiberali in molti paesi mi pare dimostrato dai fatti.”
Rileggiamo Saverio Snider: “In ogni caso l’aria culturale che (inconsapevolmente per i più) si respirava quel giorno nell’aula parlamentare (ticinese) era proprio quella del più scontato e classico pensiero liberista. Insomma: facciamo contenti coloro che posseggono e gestiscono il capitale, lasciamoli liberi di fare e disfare tutto quel che vogliono, favoriamo l’assoluta libertà del mercato.” E ancora: “Una corsa al patatrac che fa malissimo in primis alla democrazia, e inquieta costatare che la maggioranza del nostro Parlamento ragiona ancora come se questa spada di Damocle non esistesse pure sulle nostre teste.”
Ebbene, Javier Milei dice esattamente il contrario. “I dirigenti del mondo occidentale hanno disgraziatamente abbandonato l’idea di libertà a profitto delle varie versioni che possiamo chiamare collettivismo, quelle idee che conducono inesorabilmente al socialismo e quindi alla povertà”. Tutti socialisti e statalisti, insomma. Lo stato non è la soluzione e neppure il problema, è il nemico da abbattere. “Voi siete degli eroi”, ha quindi gridato a Davos rivolto al pubblico di “businessmen”, persino loro stupiti, comunque affascinati, che l’hanno infatti applaudito.
Quelle cinque idee folli
Perché stupisce invece noi ticinesi Javier Milei? Non è che con le sue cinque idee, definite folli anche da vari economisti, sociologi e politici, arrivi solo poco dopo diversi nostri politici ticinesi, impantanatisi in un Preventivo? Quali sono queste cinque idee folli già fecondate in Ticino?
- Bisogna ritrovare la giustizia sociale, bisogna aiutare coloro che si trovano in situazione di povertà (aumentata in Ticino nonostante… il liberismo sfrenato di questi anni, il rimedio caro a Milei) tagliando o sopprimendo gli aiuti sociali.
Milei spiega che “coloro che percepiscono aiuti sono vittime del sistema, bisogna liberarle dal sistema (che, sottinteso, è statalista, collettivista, socialista, comunista). Dovremmo subito aggiungere che un primo piccolo paradosso sta nel fatto che coloro che l’hanno votato, l’hanno votato perché ritengono che gli aiuti attuali siano insufficienti per vivere. Un meccanismo psico-elettorale perverso che si ritrova anche da noi.
- Non si possono abbassare i prezzi con “l’aberrazione del controllo dei prezzi”. È quanto si è ripetuto e si ripete da noi quando, ad esempio, di fronte all’aumento dei prezzi, le associazioni degli inquilini o l’Acsi pretendono maggior chiarezza e controllo sulle pigioni, sui prezzi delle medicine, sul famoso “pricing power” (che è il potere di coloro che, siccome i prezzi aumentano, ne approfittano per governarli a loro vantaggio, ottenendone maggiori profitti; come avviene nel settore dell’energia, del commercio degli alimentari o non-alimentari, dell’abbigliamento o della moda e del lusso).
- Si deve lottare contro l’aumento dei prezzi sopprimendo il “peso” (la moneta argentina) e la Banca centrale, adottando lo stabile dollaro americano. Suona un poco simile a chi propone le criptovalute (in Gran Consiglio o a Lugano, capitale delle criptovalute) come “liberazione”, efficace manovrabilità fuori dai controlli ufficiali (della Finma o del Gafi, Gruppo d’azione contro il riciclaggio o della Banca nazionale), cripto attrazione universale-commerciale (anche comoda lavatrice del denaro sporco). Con una contraddizione da rilevare: se si vuole “stabilizzare” o dare un minimo di fiducia alla criptovaluta è giocoforza ancorarla al dollaro, moneta universale comandata dagli Usa (stablecoin): bella indipendenza!
- Rilanciare l’economia rompendo con i principali partner commerciali (dell’Argentina, e cioè i mefitici comunisti ora al potere in Brasile e quelli di Cina, comunque principali partner). Non è anche questo un poco analogo alla incallita avversione a tutto quanto sa di mefitica Europa o di accordo con l’Europa o anche con la vicina Italia (v. anche caso dei frontalieri)?
- Ridurre il debito tagliando drasticamente le spese pubbliche, con la motosega (inforcata simbolicamente più volte da El Loco nei suoi comizi). Sempre con lo Stato come nemico, anche perché preleva le imposte ai ricchi, penalizzando la sola speranza del Paese.
Scopo simile nel Ticino indebitato; metodo identico quando si procede con altrettanta mattanza (decretando obblighi imperativi di taglio e di pareggio prescindendo dalle circostanze “storiche”, come potrebbe essere una pandemia, o “congiunturali”, come già oggi reclama la Società degli impresari costruttori, che rimane a secco senza l’investimento pubblico). Con becera linearità di taglio a motosega, poiché denota l’assenza di qualsiasi idea di priorità o piano di sviluppo, forse solo con spirito antistatalista (o di vendetta nei confronti dei “fortunati del governo”). che pone ovviamente sotto la motosega anche la testa dei dipendenti statali, dai docenti a chi opera nel settore assistenziale o sanitario.
Mentre ormai da anni infiniti se c’è qualcosa da promuovere, ad ogni occasione grama, per risolvere ogni problema, è credere fermamente che la ricchezza scende dall’alto verso il basso e sono i ricchi che si accampano nel generoso Ticino con i loro soldi (i dollari per El loco) a tirarci fuori. E non il contrario (come pretende la realtà descritta da quei due, Ghiringhelli e Snider, con i loro articoli… da intellettuali).
Nell’immagine: “El loco” e il Gran consiglio. Occheiii!