Ritardi, lobby, elezioni, così l’Europa si è arresa alla chimica nei campi
Affondata la normativa comunitaria sui fitofarmaci
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Affondata la normativa comunitaria sui fitofarmaci
• – Redazione
Da un’emissione televisiva spunti utili di riflessione sull’attuale congiuntura economica e sul fatto che anche con l’inflazione c’è sempre chi ci guadagna
• – Silvano Toppi
Messa in rete di casi e pazienti, creazione della figura del “manager sanitario”, collaborazione nuova fra strutture sanitarie pubbliche e private con una cassa malati: esempi di un tentativo di cambiare paradigma al sistema sanitario nazionale
• – Boas Erez
Le elezioni in El Salvador confermano la leadership del discusso e discutibile presidente Najib Bukele, artefice di un progetto autoritario visto con favore da altri paesi dell’America latina e di una politica economica votata alla criptovaluta, che ha portato anche ad un accordo ufficiale con la città di Lugano
• – Gianni Beretta
L'esperienza de "La Straordinaria" e la Carta della Gerra, presentate questa mattina a Lugano, non sono solo un progetto concreto per dare alla città e al cantone una vita culturale più ricca, ma anche l'indicazione di una nuova e quanto mai necessaria strada nell'azione politica
• – Mario Conforti
Sarebbe da ricordare che nella storia del Novecento le svolte autoritarie sono sempre state precedute da politiche austeritarie, nel nome dell’abbattimento del debito pubblico attraverso la riduzione della spesa dello Stato e la riduzione dei salari, ed oggi ci siamo dentro in pieno, con un aumento di divario fra ricchi e poveri
• – Spartaco Greppi e Christian Marazzi
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• – Franco Cavani
Anche con la riforma in votazione la ricchezza rimane distribuita in modo ingiusto e molti ne soffrono: bambini, pensionati e non. Ma non è un buon motivo per dire no a un primo passo
• – Carlo Lepori
Dopo la presa di posizione del Governo cantonale sulla riduzione del canone radiotelevisivo, si scatena la solita polemica e si capisce sempre meno se dentro tutto questo tramestìo si trovi anche una parvenza di prospettiva politica
• – Enrico Lombardi
La scrittura furiosa e dissonante di un grande autore del Novecento italiano, ad un secolo dalla nascita
• – Paolo Di Stefano
Affondata la normativa comunitaria sui fitofarmaci
Il rinnovo per altri dieci anni in Europa del controverso erbicida glifosato, classificato come “probabile cancerogeno”. Il voto contrario da parte dell’europarlamento — a stragrande maggioranza — del regolamento Ue che dimezzava i pesticidi in agricoltura. La decisione francese della scorsa settimana, infine, di “mettere in pausa” il piano nazionale di riduzione della chimica nei campi.
La lotta ai fitofarmaci era già finita stritolata tra le ruote dei trattori ben prima di ieri, quando la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della bozza di regolamento “Farm to fork”: dal campo alla forchetta. «Von der Leyen ha bloccato una strada che era già senza sbocco», commenta Andrea Segrè, economista e agronomo, professore di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile all’ateneo di Bologna.
Il regolamento europeo accartocciato da Von der Leyen prevedeva di dimezzare l’uso dei pesticidi nei campi europei entro il 2030. Senza quei prodotti chimici però le rese agricole calano dell’8% per i cereali, dell’11% per i semi da olio e del 10% per gli ortaggi. Ecco perché la bozza, nata nei corridoi di Bruxelles nel 2020 su iniziativa dei Verdi, era finita subito nel mirino delle lobby dei grandi produttori agricoli europei, spalleggiati dalle destre. Il voto del 22 novembre scorso all’Europarlamento si era tradotto in una disfatta: 299 no, 207 sì e 121 astenuti. Il testo iniziale era stato talmente stravolto da centinaia di emendamenti che perfino i sostenitori della bozza in aula avevano finito per votare contro.
Pochi giorni dopo, il 28 novembre, la Commissione Europea si era spaccata sull’erbicida glifosato. Il fitofarmaco più usato al mondo è accusato — ma senza prove stringenti — di provocare mutazioni del Dna ed è collocato dunque dalla Iarc (l’agenzia dell’Oms che si occupa di ricerca sui tumori) nella tabella dei probabili cancerogeni. Incapace di prendere una decisione a maggioranza, la Commissione aveva di fatto rinnovato l’autorizzazione a usare il glifosato nei paesi europei per altri dieci anni. Le elezioni europee che si avvicinano e la marcia dei trattori hanno infine convinto Parigi nei giorni scorsi a “mettere in pausa” il progetto Ecophyto, che riprendeva il principio di “Farm to fork” e chiedeva agli agricoltori di dimezzare l’uso dei pesticidi. L’annuncio di Von Der Leyen, ieri, è stato dunque l’ultimo chiodo sulla bara della lotta dell’Europa alla chimica nei campi.
«La colpa non va data agli agricoltori», ragiona Segrè. «Hanno margini di guadagno talmente ridotti che non li si può biasimare. Vogliono salvare il raccolto, e il raccolto oggi si salva con i pesticidi. Spetterebbe alla politica capire che non è l’unica via. Esistono la lotta biologica, i bioagrofarmaci, gli insetti utili e le nuove tecnologie di evoluzione assistita. Sono tecniche efficaci e compatibili con l’ambiente che richiedono però tanta ricerca. Molti altri paesi investono su questi temi con profitto. L’Italia no. Ed è questo l’errore che ci ha portato all’impasse di oggi».
Noi consumatori continuiamo così a ritrovarci residui chimici nei piatti. L’Efsa — l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare di Parma — dipinge una situazione nemmeno troppo allarmante. Secondo il suo ultimo rapporto sui pesticidi del 2021 solo il 2% dei campioni prelevati dall’agricoltura e dall’allevamento europei supera i livelli massimi concessi dalla legge per le singole sostanze chimiche. Ma se si ribalta il punto di vista e si va a cercare nei nostri organismi — come ha fatto l’anno scorso il consorzio Human Biomonitoring for Europe analizzando i campioni di urina — l’84% delle persone ha in corpo almeno due tipi di pesticidi, il valore medio è di 3 pesticidi a individuo, con picchi di 13. Tutti e 13 rispettano i limiti di legge, certo, ma il loro effetto cumulato e combinato è ignoto. Nessuno ha mai spiegato se e quanto faccia male.
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