La svolta di Berna contro Putin e la ‘nuova’ neutralità svizzera
Dopo le incertezze iniziali il Consiglio federale prende una decisione storica seguendo l’Europa nelle sanzioni anti-Cremlino
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Dopo le incertezze iniziali il Consiglio federale prende una decisione storica seguendo l’Europa nelle sanzioni anti-Cremlino
• – Daniele Piazza
Dagli slogan contro la guerra da interpretare, alle sanzioni anti Putin, al rischio boomerang per l’Occidente
• – Silvano Toppi
Gli sviluppi della guerra in Ucraina, la resistenza popolare, una trattativa da 'mission impossible', e la necessaria fermezza delle democrazie
• – Aldo Sofia
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
A cento anni dalla nascita del grande scrittore
• – Redazione
La decisione di allinearsi alle sanzioni Ue interpreta con coraggio la neutralità e mette in fuorigioco estrema destra ed estrema sinistra
• – Redazione
Ascolta il podcast sulla storia dell'autogestione
• – Olmo Cerri
La resistenza degli ucraini, le proteste contro la guerra nelle città russe, e la Russia che ricorda di essere potenza nucleare
• – Aldo Sofia
Dopo la manifestazione pacifista di Bellinzona: non per giustificare, ma per spiegare
• – Redazione
Il mondo musicale e artistico di Lucio Dalla, a dieci anni dalla scomparsa
• – Gianluca Verga
Dopo le incertezze iniziali il Consiglio federale prende una decisione storica seguendo l’Europa nelle sanzioni anti-Cremlino
“Fare il gioco di un aggressore non è neutrale”. La dichiarazione di Ignazio Cassis segna la spettacolare virata del presidente della Confederazione e del Consiglio federale che si allineano senza alcuna eccezione alle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia e contro Vladimir Putin che ha scatenato la guerra d’aggressione nell’Ucraina. Appena quattro giorni prima il dipartimento degli esteri diretto dallo stesso Cassis aveva giustificato, sempre in nome della neutralità, un dispositivo che si limitava ad evitare che la Svizzera diventasse una piattaforma per aggirare le sanzioni internazionali.
Cosa è successo nei quattro giorni che hanno preceduto la brusca sterzata del Consiglio federale? Un’imponente manifestazione a Berna dove ventimila persone hanno espresso la loro indignazione contro la guerra e un dittatore che mente spudoratamente farneticando un genocidio e una denazificazione dell’Ucraina, un paese talmente “nazista” d’aver eletto un presidente ebreo. Un paese che difende i nostri valori di libertà e democrazia opponendo una strenua resistenza all’aggressore guerrafondaio. In questo contesto una neutralità rigida, perentoria, incondizionata diventa un paravento, una vergogna come hanno scandito molti manifestanti. Alla pressione della società civile nelle piazze e nelle numerose lettere al Consiglio federale si sono aggiunti una commissione parlamentare e tutti i partiti che hanno chiesto, ad eccezione dell’UDC, di applicare integralmente le sanzioni dell’UE.
Le reticenze iniziali del Consiglio federale sono state aspramente criticate anche all’estero, dalla stampa e da rappresentati dell’UE e degli Stati Uniti. La posta in gioco era insomma la reputazione e l’isolamento della Svizzera. Sono così cadute le reticenze in Consiglio federale attribuite da diverse indiscrezioni proprio ai due dipartimenti titolari del dossier delle sanzioni. Vale a dire il ministero degli esteri di Ignazio Cassis e quello dell’economia di Guy Parmelin. Alla fine, ed è ciò che conta, anche la Svizzera blocca i conti di circa 400 personalità russe fra cui il presidente Putin, ministri, deputati ed oligarchi. Tutto bene quel che finisce bene anche se resta l’amaro in bocca per un Consiglio federale al traino, impastoiato da tensioni interne, cui manca l’intraprendenza e la risolutezza proprio nei momenti storici dell’umanità.
La candidata dell’area rossoverde al ballottaggio per gli Stati analizza il voto di ieri, determinata a battersi fino in fondo per vincere al secondo turno
Quarta ondata in Svizzera, a destra clamorose retromarce di politici no-vax