Dal nostro corrispondente da Mosca
Più passano le ore, più le perplessità sulle cause della morte di Alexey Navalny aumentano: purtroppo questo non significa che nella Russia odierna prossimamente verranno fatti dei passi avanti per conoscere la verità. Anzi. Già oggi tutti i mass-media della Federazione, compresi quelli che una volta si definivano “liberali”, come il quotidiano moscovita “Kommersant”, hanno fatto scomparire dalle top-news qualsiasi notizia sulla morte di Navalny.
Eppure ci sarebbero tanti elementi, in questo caso, da indagare per il giornalismo d’inchiesta. Come sappiamo dalle fonti di opposizione (che in Russia si possono consultare solo grazie a dei sofisticati e costosi VPN), alla madre di Navalny i rappresentanti della colonia di Kharp, nell’Area autonoma di Yamalo-Nenets, dove era detenuto “il contestatore più temuto da Putin”, hanno dichiarato che il decesso è dovuto alla “sindrome da morte improvvisa”. Tuttavia, ha dichiarato l’attuale portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, all’avvocato del politico Leonid Solovyev era stato detto dalle stesse autorità che la causa della morte non era stata ancora determinata. Un funzionario dell’amministrazione carceraria ha dichiarato che “sono stati effettuati ripetuti esami istologici”, i cui risultati saranno noti la prossima settimana. “Ovviamente, stanno mentendo e stanno facendo di tutto per evitare di consegnare il corpo”, ha invece denunciato la portavoce dell’oppositore deceduto.
Un detenuto che sconta la sua pena nella stessa colonia ha inoltre raccontato a “Novaya Gazeta”, giornale chiuso dal Cremlino e costretto a pubblicare all’estero, che “un’incomprensibile agitazione era iniziata nel corridoi del carcere già la sera del 15 febbraio”, poche ore prima che venisse annunciata ufficialmente la morte di Navalny. Secondo questa ricostruzione “la verifica serale dalle 20:00 alle 20:30 è stata notevolmente accelerata”. Poi tutti sono stati chiusi nelle caserme e la sicurezza è stata rafforzata. “Si è saputo che alcune auto sono entrate nel territorio della colonia nella tarda serata e nella notte per tre volte, ma che tipo di auto, non s’era potuto vedere dalla finestra”, ha aggiunto l’interlocutore di “Novaya Gazeta”. La stessa fonte ha aggiunto che la morte di Alexey Navalny nella colonia è stata resa nota intorno alle 10 del mattino (08:00 ora di Mosca). “Credo che Navalny sia morto molto prima dell’ora annunciata. Molto probabilmente, già ieri sera” ha concluso il detenuto.
La sensazione è che – come nel caso di Evgeny Prigozhin, capo e fondatore della Wagner – sia in atto da parte delle autorità non tanto un tentativo di insabbiamento del caso ma semplicemente una diluizione dei tempi di qualsiasi inchiesta o accertamento, in modo tale da far spegnere nell’oblio il caso.
Che si vada in questa direzione è confermato dal fatto che secondo Kira Yarmysh, la quale fu portavoce dell’oppositore, il corpo di Navalny “non sarà consegnato ai suoi parenti fino al completamento degli esami”. Yarmysh ha fatto notare che un’ora prima gli avvocati erano stati informati che “il controllo della salma si era concluso e non era stato riscontrato alcun reato. E così abbiamo capito chiaramente che l’amministrazione carceraria sta mentendo. Non c’è dubbio che l’omicidio sia stato pianificato”.
In questo momento il fastidio maggiore per le autorità è rappresentato dai genitori dell’oppositore russo che vorrebbero vederci chiaro nella vicenda e poter riportare a casa il corpo del loro ragazzo. Tuttavia non è detto che effettivamente potranno accedere a questo loro diritto. Il più grande timore al Cremlino non è tanto che così facendo si potrebbero accertare definitivamente le cause del decesso, ma piuttosto che i funerali possano trasformarsi in una manifestazione politica e, in seguito, che il luogo di sepoltura diventi meta di pellegrinaggio.
Oggi l’opposizione russa non può giocare un ruolo significativo in questa tragica vicenda, ma può fare testimonianza. I pochi i rappresentati del movimento di Navalny che ancora si trovano a piede libero in patria, conservano un’audience che di fatto coincide con chi è già avverso al regime di Putin.
Ieri in molte città della Russia si sono tenuti presidi in ricordo di Navalny e si sono formate lunghe file presso i monumenti per le vittime delle repressioni durante il periodo sovietico, per lasciare un fiore in sua memoria. Durante queste manifestazioni sono state fermate 300 persone (40 trasformate in arresto). Si tratta di numeri assai più ridotti di quelli che si erano registrati durante le grandi manifestazioni contro il regime dell’inverno 2021, e anche di quelle tenutesi all’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Oggi molti contestatori vivono in esilio all’estero; paura e demoralizzazione allignano tra chi è rimasto in Russia. La loro “schiena dritta” in questi giorni difficili forse non servirà ad avere verità e giustizia per Navalny, ma terrà accesa la fiammella della speranza in una delle stagioni più buie della storia russa.
Nell’immagine: Mosca, arresti alle manifestazioni per la morte di Navalny