Tutti vogliono lo Sputnik, ma non i russi
Come mai la distribuzione del vaccino in patria procede con tanta lentezza?
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Come mai la distribuzione del vaccino in patria procede con tanta lentezza?
Intanto qualche mistero continua a circondare l’arma più potente, oggi, in quella che è ancora la corsa post-sovietica all’influenza geopolitica. Un interrogativo su tutti: come mai, pur essendo stato annunciato in patria lo scorso agosto, e definitivamente omologato a Mosca già a dicembre, la distribuzione del vaccino in patria procede con tanta lentezza? Soltanto il 2,7 per cento dei russi è stato finora vaccinato (il doppio nella capitale). “Preferiscono curarsi con la vodka”, ha azzardato qualche sera fa un telegiornale italiano, e non si capiva se avessero o no anticipato il classico pesce d’aprile. Più verosimilmente, sostiene il sociologo Denis Volkov, i casi sono soltanto due: “o la campagna di sensibilizzazione non è stata realizzata con efficacia, oppure è stata un clamoroso fallimento”. Tertium non datur. E aggiunge, il sociologo, che essendo un “siero di Stato”, i russi, scottati da decenni di generali insuccessi, hanno scarsa fiducia nello Stato. Di cui è invece riconosciuta all’estero la qualità delle ricerche scientifiche, anche nel periodo comunista. L’ultimo sondaggio, di fine febbraio, segnalava del resto che il 62% della popolazione russa ritiene di “non essere pronta a farsi inoculare”, percentuale in crescita rispetto alle ricerche demografiche precedenti. Ancora: il 64% dei russi ritiene che il Coronavirus sia stato creato artificialmente come arma biologica. Il che non aiuta a credere nell’antidoto.
Infine, qualcuno ci mette in mezzo lo stesso Putin. Che, annunciata la scorsa estate la scoperta e l’efficacia del suo missile-siero (“primi al mondo”, assicurò, battuta anche la Cina), disse anche che una delle prime a vaccinarsi era stata una delle sue figlie. E lui? Lui si è fatta l’iniezione? Da quanto la magica pozione “Sputnik” scorre nelle sue vene guerriere? No, un attimo, non si è ancora vaccinato contro il Coronas, ha fatto sapere il suo cerchio magico: il presidente sta seguendo un protocollo che prevede sì delle vaccinazioni, ma prioritarie nel suo caso, cioè quelle contro l’influenza stagionale e una forma di pneumococco. E allora perché il popolo putiniano dovrebbe essere più zelante di Putin? Che intanto galoppa nelle praterie della guerra mondiale dei vaccini.
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