Si accumulano le nubi sulla realizzazione del progetto PSE. Proprio oggi,
un portale informativo cantonale ha dato notizia delle difficoltà incontrate, da parte della appaltatrice principale HRS, nel trovare un responsabile della direzione lavori, dopo che quello scelto pochi mesi fa sarebbe stato congedato a pochi mesi dall’inizio della sua attività; colpevole, così sembra, di aver segnalato, sulla base dell’analisi dei progetti, la lievitazione di alcuni costi. Vedremo.
Ma, a preoccupare, è anche la notizia che un dirigente e un impiegato dell’impresa edile GTL SA, una delle ditte più importanti attive nel progetto PSE, sono stati condannati per aver truffato la Cassa cantonale di disoccupazione, ottenendo indebitamente quasi 300’000 franchi supplementari di indennità per lavoro ridotto durante la pandemia. Questa notizia non può che suscitare preoccupazione pensando a quali fragilità hanno avuto ed hanno tutte le collaborazioni all’insegna del cosiddetto partenariato pubblico-privato. In occasione del referendum sul PSE, proposto dall’MPS, le autorità e tutti i partiti che sostenevano il progetto avevano dato ampie garanzie sul rispetto delle regole e sulla “dirittura morale” di tutte le imprese che avrebbero partecipato alla realizzazione del progetto.
A garanzia di questo orientamento erano state evocate le condizioni contenute nell’Accordo generale di Partenariato Pubblico Privato, il documento fondamentale che regge tutta l’operazione PSE. A pagina 6 si trova infatti il capitolo “Dovere di esemplarità”. Vi si può leggere: «CLU [Città di Lugano] ha un dovere di esemplarità al quale sono sottoposte anche tutte le ulteriori parti del presente accordo. Anche i Partner Privati [HRS, Credito Svizzero, Stadio Immobiliare SA] s’impegnano di conseguenza a contribuire ad ottemperare a questo dovere di esemplarità, tanto con la concezione e la realizzazione del PSE, che con il loro comportamento generale negli ambiti della responsabilità sociale, della responsabilità ambientale, della legislazione applicabile al lavoro distaccato o dei principi del diritto sulle commesse pubbliche». Poco oltre, l’accordo completa la questione dell’esemplarità recitando che «le Parti si impegnano parimenti ad adottare le misure necessarie per evitare ogni ulteriore comportamento suscettibile di nuocere alla loro rispettiva reputazione. Le Parti si impegnano a far rispettare questi obblighi e queste regole generali di comportamento anche ai loro ausiliari, subappaltatori, submandatari e ad eventuali terzi a cui si affidano l’esecuzione del contratto nella misura ammessa dall’Accordo» (p. 7).
Citazioni piuttosto comprensibili e vincolanti. I fautori del PSE considerano fondamentale il rispetto della reputazione e degli obblighi che ne derivano. Questo principio si applica a tutti i soggetti implicati nel PSE. E in questo senso si può chiedere alle “Parti”, in primo luogo al Municipio di Lugano, come intende reagire al fatto che una ditta subappaltatrice che ha rubato centinaia di migliaia di franchi allo Stato, sia attiva su un cantiere pagato in ultima istanza con soldi pubblici (leasing). Quale segnale chiaro, in linea con le premesse fatte durante la campagna referendaria, intendono dare i partiti che compongono l’esecutivo luganese per rispondere al “dovere di esemplarità”?
Un segnale forte è necessario, per una questione di responsabilità e di coerenza politiche. Ma lo è ancor di più perché oggi siamo solo all’inizio dei lavori. Più progredirà il cantiere, più i rischi di derive (dumping, mancato rispetto delle condizioni di lavoro, intervento di ditte poco trasparenti) aumenteranno, parallelamente al numero d’imprese e di lavoratori implicati. Se non di danno segnali forti, deterrenti fin da subito, come si potrà sperare di fare rispettare i vincoli citati più sopra quando sul cantiere saranno presenti decine e decine d’imprese, accompagnate da diverse centinaia di operai?
Ora, la GTL SA non è un’impresa edile qualsiasi. Fra le più grosse del Cantone (circa 200 operai), determinante in particolar modo nel Luganese, è conosciuta nell’ambiente sindacale come un soggetto che non esita a spaccare i prezzi pur di far fuori la concorrenza e che esercita un tasso di sfruttamento sulla forza lavoro fra i più brutali: lavoro sotto la pioggia, ritmi elevati, pressione sul personale in malattia e in infortunio per riprendere al più presto il lavoro, licenziamenti nel caso in cui queste forme di assenteismo giustificato superino un lasso di tempo troppo lungo, “politica di dissuasione” nei confronti delle proprie maestranze affinché non partecipino alle mobilitazioni sindacali (negli ultimi dieci anni nessun operaio ha preso parte agli scioperi nel settore dell’edilizia).
Ma la GTL SA è anche in prima linea nella realizzazione dell’Arena sportiva e del Palazzetto dello Sport, tasselli fondamentali del progetto Polo Sportivo e degli Eventi (PSE). E non poteva essere altrimenti. La GTL SA è da decenni uno degli sponsor storici dell’FC Lugano. Ed è pure una delle ditte di riferimento dell’architetto ed ex proprietario del club calcistico luganese, Angelo Renzetti. GTL SA, Renzetti e HRS/Credito Svizzero avevano saldato la loro alleanza strategica per conquistare il PSE, realizzando in comune (ognuno secondo le proprie “competenze”) l’enorme complesso immobiliare (due palazzi e 153 appartamenti) spuntato in via Brentani a Lugano e recentemente inaugurato. Appare evidente che la GTL SA è un elemento cardine di quell’intricato sistema di interessi che gravita attorno al PSE. Diventa perciò interessante capire quale sarà la posizione del Municipio di Lugano e dei partiti che lo compongono, i quali, da destra a sinistra, hanno sostenuto acriticamente il PSE.
È ora che il Municipio intervenga, sempre che non abbia dato in subappalto al gruppo HRS/Credit Suisse (ora UBS) anche il proprio mandato politico.
Matteo Poretti è coordinatore MPS del Luganese